Dopo il tema, primo scoglio della Maturità 2014, è andata in scena oggi la seconda prova scritta. Per il secondo anno consecutivo al liceo classico è uscito greco e l’autore scelto dal Ministero dell’Istruzione è Luciano di Samosata, uno dei possibili nomi circolati alla vigilia (mentre l’anno scorso fu proposto Aristotele). Il brano scelto dal pool di esperti del Miur è “L’ignoranza acceca gli uomini”, tratto dall’opera Calumnia non temere credendum. Mentre i maturandi sono alla prese con la traduzione, abbiamo chiesto un parere a Gabriele Busnelli, neolaureato in Lettere classiche all’Università Statale di Milano, secondo cui Luciano è un autore con il quale gli studenti hanno confidenza: “Di solito si traduce molto, anche se in fondo al programma. È vero, non si studia moltissimo: ha scritto molto e non si affronta dettagliatamente tutta la sua produzione, ma lo si trova facilmente”. Entrando dunque nel merito del testo, Busnelli spiega che si tratta di una versione abbastanza facile, “però in linea con quella degli anni scorsi; quella di Aristotele dell’anno passato presentava più o meno lo stesso grado di difficoltà”. Una versione dunque non proibitiva per i ragazzi, che quando hanno messo gli occhi sul foglio non si sono certo sentiti perduti: “La cosa sicuramente buona per i maturandi è che la prima frase del testo è davvero semplice. Quindi l’impatto con la traduzione è stato sicuramente positivo ed è una spinta che psicologicamente aiuta nel lavoro da affrontare” conclude Busnelli.



Lo stralcio proposto dal Ministero ai Licei Classici, dell’autore Luciano di Samosata, è tratto dalla sua opera “Calumniae non temere credendum”, tradotto “Del non credere facilmente alla calunnia”: nello scritto l’autore si concentra in modo particolare sul tema della calunnia altrui, e sul fatto che non bisogna affidarsi stupidamente a tutti i commenti e i giudizi che si sentono in giro a proposito delle persone, specialmente quelle che si conoscono intimamente. In particolare, Luciano avverte che molto spesso le calunnie sono in grado di far scontrare un figlio con il proprio genitore, ma anche l’amante con il proprio compagno. Le calunnie sono pericolose, è questo il succo del testo, scritto come consueto nel suo stile ricco e frizzante, e non bisogna affidarcisi con facilità e in modo superficiale: a pari passo con esse vanno infatti, come ci dice lo stesso autore, l’ignoranza e il sospetto. Luciano descrive la calunnia come una bella donna che cammina in cima, come capitano, di una sfilata che comprende anche il livore, un uomo pallido e brutto, la penitenza, donna che veste un abito nero e strappato, e per ultima, la verità che cammina nelle retrovie, timida e vergognosa, guardandosi in giro.



La seconda prova del liceo classico dell’esame di stato 2014 prevedeva quest’anno la traduzione dal greco. Si tratta di un passo di Luciano di Samosata (120-192 circa a.C.), scrittore e retore di origine siriana, tratto dal “De calumniae non temere credendum” (così il titolo in latino, numero 15 nel corpus dell’autore, secondo la consuetudine invalsa), di cui costituisce il prologo. Il titolo del brano proposto è “L’ignoranza acceca gli uomini”.  Pare che dal punto di vista linguistico e grammaticale il brano non presentasse particolari difficoltà: lessico piano, sintassi scorrevole. Ilsussidiario.net propone la traduzione e il commento di Gabriele Busnelli, laureato in Lettere classiche nell’Università Statale di Milano.



L’ignoranza è qualcosa di terribile e causa di molti mali per gli uomini; essa versa come una sorta di tenebra sulle azioni, oscura la verità e copre d’ombra la vita di ciascuno. Tutti, dunque, assomigliamo a erranti nell’oscurità, o piuttosto ci accade lo stesso che ai ciechi: in qualcosa inciampiamo a caso, qualcos’altro lo oltrepassiamo inopportunamente, e non vediamo ciò che ci è vicino e davanti ai piedi, mentre abbiamo paura di ciò che è lontanissimo in avanti come se dovesse darci fastidio; e in generale, in ciascuna delle azioni, non smettiamo di esser sempre lì lì per cadere. Appunto questo ha fornito agli autori tragici già un enorme numero di spunti per le opere, i Labdacidi, i Pelopidi e altre vicende simili a queste. Si può trovare che la maggior parte dei mali che vanno sulla scena è diretta – come da una sorta di demone tragico – dall’ignoranza. Lo dico considerando anche altri aspetti, soprattutto le calunnie non vere contro gli intimi e le persone care; a causa di esse vi furono già famiglie rovinate, città perirono da cima a fondo, padri impazzirono contro figli e fratelli contro fratelli e figli contro genitori e amanti contro amati. Per aver dato retta alle false accuse furono anche rotte molte amicizie e furono infranti giuramenti. (Traduzione di Gabriele Busnelli)

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