Cari studenti,
in questi giorni, scorrendo i programmi del documento del consiglio di classe, ho avvertito forse mai in modo così evidente la mole di lavoro che questo esame vi carica sulle spalle. Avete ragione, è un carico impossibile da portare, chi pensa di farcela da solo si illude e commette un errore di presunzione che poi rischia di pagare caro. 



Pensando a voi che dovete studiare letteralmente tutto mi permetto qualche timido consiglio, rammaricandomi di non aver capito prima quanto sia pesante il fardello di saperi che vi abbiamo dato da portare fino al traguardo dell’esame. 

Vi ho proprio in mente uno per uno e vi voglio accompagnare, ben sapendo che non posso sostituirmi a voi, neanche farvi largo tra le difficoltà, perché questa che state percorrendo è una strada tutta vostra, e per la conquista che ognuno di voi perseguirà, in modo e secondo i livelli che gli o le sono congeniali. 



È questo il primo suggerimento: non preoccupatevi di sapere tutto, di saper eseguire ogni compito, ciò che conta è che conosciate: il tempo che avete e che non basta per sapere tutto, è più che sufficiente per conoscere. Date qualità al vostro studio di questi giorni e vedrete che sarete protagonisti dell’esame. Ciò che è fatto proprio, ciò che interessa, ciò che appassiona rimane! 

Il secondo suggerimento è di non guardare a tutto quello che dovete studiare, all’immane quantità di informazioni che dovete sapere, preoccupatevi di procedere per sintesi. Sia questa la vostra direzione, ripercorrete quello che avete fatto e fissatelo in modo sintetico. La sintesi è un lavoro, implica del tempo e un approccio. Dovete evitare di scorrere meccanicamente il programma, di svolgerlo passo dopo passo, e dopo aver fatto una bella pausa di riflessione aggredite le parti di programma e trovate il filo rosso che le tiene legate. Capisco, non siete abituati a fare così, perché a scuola normalmente procediamo per analisi, ma è tempo, se non lo avete ancora fatto, di un approccio sintetico che faccia proprio ciò che si osserva, si scopre e si impara. 



Il terzo suggerimento è quello che mi ha indicato genialmente una studentessa, è il percorso della chiocciola che si ferma e rafforza ciò che ha già conquistato. Fatelo, è il giudizio, la capacità di rafforzare una scoperta perché se ne scopre il legame con la propria umanità. Sarete protagonisti dell’esame se giudicherete quello che state ripassando, se ne vedrete la freschezza, se ne coglierete i nessi vitali. È questo l’accadere della vostra criticità, il segno della vostra maturazione. 

Da ultimo siate attenti a curare il linguaggio con cui racconterete quello che avete studiato, quello che vi verrà chiesto. Esprimere in modo consono alla realtà ciò che avete imparato è un fattore qualificante della vostra preparazione; non siate approssimativi, le parole e le forme   linguistiche sono da una parte lo specchio del reale, dall’altra parte il ponte che lega chi interroga a chi è interrogato. Che si curi la forma è per un rapporto, è perché ognuno di voi possa comunicare al meglio ciò che ha appreso e per coinvolgere ogni insegnante nel proprio percorso di conoscenza. 

Termino con due suggerimenti pratici. Il primo riguarda la “tesina” che presenterete all’inizio del colloquio: partirete da quell’argomento che avete scelto e non dalle domande degli insegnanti, per questo dovrete dimostrare di valere! Date a questo momento l’importanza che ha, quello di verificare se sapete o non sapete affrontare una problematica con la vostra originalità. Siate il più possibile creativi, come lo dice Einstein, portatori di “intelligenza che si diverte”. 

Il secondo riguarda l’esame in ogni suo momento. Aggreditelo, certi di quello che portate, certi del lavoro che avete fatto e che vale di più di quello che pur non sapete. Avete paura? Normale! Ci mancherebbe altro, però non dalla paura ma dalla stima di voi stessi affrontate le prove di questi giorni e vedrete che ne uscirete non solo vincitori, ma più ricchi di quando avete iniziato questa avventura. 

Non è solo un ripasso quello che siete chiamati a fare, ma a riconquistare ciò che avete appreso, a farlo diventare cultura. Perdonatemi l’intrusione. Buon studio.

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