Quando si scrive un articolo sui problemi della scuola è sempre bene distinguere il momento dell’analisi dal momento della denuncia. Oggi siamo in questa seconda fase. 

Agosto è il mese peggiore per gli insegnanti, perché di solito sulle loro spalle si muovono cambiamenti peggiorativi, sollecitati dall’impossibilità di organizzare fattivamente una reazione collettiva.



Agosto è anche il mese delle immissioni in ruolo. E quest’anno, nel silenzio generale, si stanno verificando alcuni dei più gravi paradossi che in uno Stato di diritto sia possibile supporre. 

Sarò breve. I docenti abilitati in Filosofia e scienze umane (A036), dopo essersi sottoposti nello scorso decennio alle imbarazzanti Ssis, con selezione, tasse e obbligo di frequenza, dopo aver lavorato illegittimamente per più di tre anni consecutivi su cattedre vacanti (in alcuni casi anche per dieci anni), sono stati costretti loro malgrado a sostenere un concorso a cattedra finalizzato quasi esclusivamente a rimescolare le carte. 



Nel Lazio sono stati banditi, per i filosofi della classe di concorso A036, 8 posti con piano di immissione biennale, garantendo al tempo stesso che altri 8 posti sarebbero stati ricavati dalle Graduatorie ad esaurimento. Sedici posti in due anni, dunque, per una classe di concorso che va verso l’esubero. Se i conti non sono errati, negli ultimi dieci anni, in questa stessa graduatoria –senza la riforma Fornero (da non dimenticare) – non si è mai neanche lontanamente arrivati a immettere in ruolo questo numero di lavoratori. Ma il concorso è stato bandito lo stesso, contro ogni logica, e i docenti sono stati costretti a sostenere tutte le prove, per la verità piuttosto impegnative.



All’inizio dell’anno scolastico 2012/2013, per giunta, non avendo l’Usr Lazio inteso esporre, neanche in via provvisoria, i risultati del concorso (sia detto incidentalmente: essendosi gli orali della A036 conclusi a metà luglio, è oggettivamente incredibile che non sia stata definita una graduatoria di sole di sole 22 persone – i pochi ammessi all’esame orale), si è comunque proceduto nelle immissioni in ruolo (nell’ordine di due unità) a favore dei lavoratori inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento. 

Oggi i nodi sono venuti al pettine. Il ministero pochi giorni fa ha disposto per il Lazio l’immissione in ruolo nella classe di concorso dei filosofi-A036 soltanto per la copertura di due posti. Attenzione. Due posti, dopo averne messi a bando otto. Che significa? Bando alla mano, i vincitori di concorso restano tali per gli anni scolastici a.s. 2012/2013 e 2013/2014. Quindi, a rigore, dal prossimo primo settembre potrebbero decadere, soprattutto se si darà seguito alla folle idea di bandire un nuovo concorso. 

Semplificando per i non addetti ai lavori: lo Stato produce una proiezione strettissima di 8 posti regionali in 2 anni per reclutare i nuovi insegnanti di filosofia e scienze umane. Su 1200 candidati circa ne ammette solo 22 alle prove orali. Individua gli 8 vincitori, e poi? Assegna soltanto 2 posti. E agli altri 6 vincitori senza cattedra non resta che l’ennesimo ricorso al giudice del lavoro.

Che conclusioni trarre? Il sospetto più forte è che nel Miur – al di là dei soliti dirigenti inamovibili, probabilmente privi di competenze specifiche – circolino persone eccessivamente legate alla fase politica contingente, che si auto-percepiscono di passaggio, che poco capiscono e poco capiranno, nel tempo a loro disposizione, del complesso mondo della scuola italiana. Non è un caso isolato. Ci sono molte A036 nella scuola italiana e altrettante A036 nei diversi contesti di vita del nostro Paese.

Sarebbe ora, lo suggeriamo sommessamente agli assopiti, morbidissimi sindacati, che qualcuno si assumesse qualche responsabilità in più.

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