Il microcosmo della scuola italiana è complicato e, in misura ben maggiore, lo è il mondo della legislazione scolastica. In questi ultimi mesi, che hanno visto innumerevoli anticipazioni di mutamenti legislativi non ancora ufficializzati – che finora hanno ottenuto solo il risultato di generare confusione e disorientamento –, ancor di più è risultato evidente che si può spesso confondere il fine con il mezzo, mentre scopo della scuola è la crescita umana e culturale delle giovani generazioni, che vede il suo punto nevralgico nel rapporto vero e significativo tra docente e discente. 



Nei dibattiti di questi mesi estivi (spesso fondati solo su anticipazioni, se non vere e proprie “veline”), questo aspetto è stato sottaciuto e accantonato per altre “priorità”. Siamo ben consapevoli che tale rapporto educativo si situa in un preciso contesto legislativo ed organizzativo e riteniamo sia necessario che tutti gli attori del sistema abbiano l’umiltà di piegarsi a tale scopo.



Se lo scopo che anima l’insegnante è l’educazione e la formazione degli alunni, occorre dare corpo e legittimazione a percorsi di insegnamento significativi tramite la realizzazione di una piena autonomia delle scuole. La professione docente è infatti costituita anzitutto da una passione per il proprio lavoro e dalla capacità di giudizio su ciò che si insegna e sulle circostanze in cui il dialogo educativo avviene. Perciò è necessario un confronto serrato tra quanti vivono quotidianamente la scuola e coloro che, per responsabilità politica e istituzionale, sono chiamati a intervenire sul sistema educativo. 



Il terreno di gioco, oltre che dall’annosa questione irrisolta della piena autonomia scolastica, è costituito da alcuni fattori essenziali: 

Il rinnovamento continuo e condiviso delle ragioni culturali del sistema scuola; 

La libertà per scuole e docenti di poter personalizzare la propria proposta didattica; 

Il riconoscimento e la valorizzazione della professionalità dell’insegnante attraverso un rinnovato profilo giuridico che preveda, tra l’altro, un adeguato sistema di progressione della carriera; 

Una semplificazione normativa che elimini una volta per tutte le innumerevoli, e talvolta confuse, norme e disposizioni che affliggono il mondo della scuola;

Il ripensamento e l’attualizzazione delle basi collegiali e organizzative;

I rapporti con le realtà del contesto locale che possono collaborare alle finalità del sistema educativo.

È decisivo anche considerare come il sistema scolastico italiano sia realmente vivo in tante sue espressioni offerte dalla libera aggregazione tra docenti e dirigenti scolastici capaci di costruire la realtà ordinaria della scuola. A solo titolo di esempio, possiamo indicare alcuni dati, già consegnati al Miur, relativi alla formazione offerta dalla nostra associazione attraverso l’esperienza de Le Botteghe dell’Insegnare:

Formazione di formatori: Diesse ha erogato in quest’ultimo periodo 50 ore di alta formazione a 24 formatori provenienti da 9 regioni italiane.

Ricaduta sul territorio nazionale: tra il 19 agosto 2013 e il 7 maggio 2014, i formatori di Diesse hanno dato vita a loro volta a 93 eventi formativi in presenza o in web-conference, in molte occasioni anche con la collaborazione di alte personalità del mondo accademico italiano e internazionale. Sono state registrate 3.242 presenze da quasi tutte le regioni del paese, con costi totalmente a carico dei singoli partecipanti. 

Non vogliamo farci pubblicità (sappiamo che esistono tante altre realtà associative che percorrono sentieri analoghi), ma proponiamo che si torni a guardare all’associazionismo professionale della scuola come ad un esempio di libera iniziativa di soggetti vivi che nella società civile ridestano il desiderio di tanti ad essere protagonisti: dunque una risorsa sulla quale vale la pena investire. 

Ciò che ci interessa è un dialogo costruttivo che, riconoscendo e valorizzando le esperienze in atto, ponga al centro il bene di chi quotidianamente vive e lavora nella scuola italiana.