Dalle analisi multilivello presentate nel Rapporto Invalsi emerge che le femmine, a parità delle altre condizioni, presentano un aumento del punteggio in italiano e una diminuzione di quello in matematica rispetto ai ragazzi. Ma il vantaggio delle ragazze nella comprensione della lettura si annulla nella scuola secondaria di secondo grado, quando il risultato complessivo è al netto delle variabili personali e geografiche.
L’eccellenza in matematica, soprattutto a quindici anni, è dunque attualmente una questione maschile. Si può discutere di se e come ciò può essere mutato a favore di una maggiore rappresentatività delle ragazze. Il dato di partenza, però, è quello di una più elevata presenza di ragazzi tra i livelli di eccellenza. In realtà, non è solo al livello dell’eccellenza che si gioca la partita del vantaggio, ma è soprattutto qui che la differenza diventa particolarmente evidente.
I risultati del rapporto Invalsi 2013/2014 sono solo gli ultimi di una serie di edizioni: tali risultati confermano il vantaggio dei ragazzi soprattutto intorno ai quindici anni. Il punteggio medio per matematica raggiunto in II secondaria di II grado sulla scala fissata a 200 da Invalsi è pari a 203 punti per i ragazzi e 196 punti per le ragazze. La prevalenza maschile è minima negli istituti professionali, cresce negli istituti tecnici e risulta massima nei licei. Inoltre, lo spettro delle differenze di genere si allarga parallelamente al crescere dell’età.
Secondo il rapporto Invalsi, la differenza è più contenuta prima dei 12 anni (5-6 punti), mentre successivamente la forbice si allarga fino a raggiungere la punta massima tra le eccellenze nelle classi II di scuola secondaria di II grado ovvero intorno ai quindici anni. La differenza a questa età è confermata dall’indagine Ocse-Pisa 2012 e dalle quattro edizioni precedenti.
In generale, lo svantaggio femminile è rilevato trasversalmente a tutti i paesi coinvolti nell’indagine. Ci sono alcuni paesi Ocse che fanno eccezione (Svezia, Finlandia e Islanda) e dove le differenze non sono significative, tuttavia al momento nemmeno questi paesi sanno spiegare bene perché ciò accada. Nel contesto nazionale, le differenze raggiungono le punte massime tra le Regioni con le migliori prestazioni: in Lombardia, in Veneto e nella provincia di Bolzano il vantaggio supera i 10 punti. È minima e invertita (in assoluta controtendenza tra le Regioni italiane) in Calabria.
Come detto, quello del vantaggio maschile non è un dato nuovo per le indagini Invalsi e Ocse-Pisa e non è un dato nuovo per la letteratura di settore che si occupa di questo tema da ormai più di 40 anni. Come spiegare? Innanzitutto è necessario tenere a mente che per quanto costituiscano uno zoccolo duro difficile da mutare nel tempo, le differenze sono sempre comunque contenute. Le teorie che attualmente trovano più credito rimandano al permanere dello stereotipo di genere, che si farebbe sentire in modo più forte nel corso dell’adolescenza.
Lo stereotipo si traduce in un maggiore impatto negativo per le ragazze di fattori quali maggiore ansia per la matematica, minore autoconsapevolezza e fiducia nelle proprie capacità. Questo è un primo punto su cui occorrerebbe lavorare.
In secondo luogo si osserva come parte della differenza di genere è assorbita da indirizzi scolastici matematicamente più fragili scelti in misura maggiore delle ragazze, dalle rispettive famiglie e, non infrequentemente, anche su suggerimento degli insegnanti. È qui possibile lavorare su un doppio binario: da un lato, certamente, sull’orientamento delle ragazze verso percorsi di matematica più strutturati, e dall’altro sul rafforzamento dei contenuti matematici e sulla relativa trasmissione di questi in tutti gli indirizzi scolastici. Perché, è bene ricordarlo, la matematica è una competenza di base ed è anche una premessa per l’acquisizione di competenze scolastiche e professionali su basi durature.
(Brunella Fiore)