Promossa dagli studenti la riforma del governo “La Buona Scuola”. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto dal sito specializzato Skuola.net su un campione di circa 2.000 studenti di scuole secondarie e universitari. Oltre il 70 per cento si dichiara interessato ad approfondire le novità previste dal Governo, quindi due su tre hanno espresso un parere positivo. I provvedimenti che hanno riscosso più successo sono l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria, valutata positiva da uno studente su quattro. Uno su cinque è favorevole sulla valutazione dei professori. Parità del 10 per cento sulle altre novità: l’eliminazione delle supplenze, i corsi di aggiornamento obbligatori per i professori e il potenziamento della tecnologia a scuola. Gli studenti, 4 su 5 degli intervistati, hanno dichiarato che parteciperanno alle consultazioni online per esprimere il loro parere sui provvedimenti proposti. Il 30 per cento dei votanti si dichiarano pronti a votare appena saranno aperte le urne virtuali.
Il piano scuola presentato dal governo “rischia di creare distorsioni abnormi a danno degli insegnanti e degli studenti”. Lo fa sapere il Codacons, aggiungendo che la riforma “potrebbe contenere delle novità incostituzionali, e come tali impugnabili”. L’associazione punta soprattutto il dito contro “la possibilità per i presidi di scegliersi gli insegnanti che ritengono più adatti, introdotta dalla riforma della scuola”. In questo modo, ha spiegato il presidente Carlo Rienzi, “un preside potrebbe scegliere un docente sulla base dell’aspetto fisico o delle idee politiche o altri parametri come il grado di parentela che nulla hanno a che vedere con l’insegnamento e l’istruzione”. Il provvedimento, aggiunge il Codacons, appare dunque in contraddizione con l’art. 97 della Costituzione, secondo cui “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”.
“Giù le mani dagli scatti di anzianità e no secco al potenziamento dei poteri dei presidi”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta il messaggio del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dopo il lancio del patto formativo. Tre i motivi per i quali gli insegnanti non ci stanno. No al meccanismo degli scatti assegnati in base al merito, ma rivendicano il diritto alla carriera legata all’anzianità di servizio. Non ci stanno, inoltre, al potere conferito al preside in base al quale potrà scegliere gli insegnanti più adatti alle loro scuole. Infine, conclude Di Meglio – “è assurdo chiedere agli studenti quali materie vogliono studiare: i programmi devono essere redatti a livello nazionale e non in base alle preferenze degli alunni ma ai curricula che servono per rendere competitivi gli studenti italiani”.
Saranno 150 mila i docenti assunti a settembre 2015 e verranno chiuse le graduatorie ad esaurimento. È questo il primo dei dodici punti del piano scuola annunciato dal governo. Due: Dal 2016 si entra solo per concorso: da questo momento in poi si diventerà docenti di ruolo solo per concorso, come prevede la Costituzione. Bandite le liste d’attesa che durano decenni. Tre, basta supplenze: al fine di garantire agli studenti la continuità didattica di cui hanno diritto, eliminando le supplenze, grazie al piano di assunzione. Quattro, La scuola fa carriera: qualità, valutazione e merito: in base al quarto punto, ogni tre anni due professori su 3 troveranno in busta paga 60 euro netti al mese in più. Un premio di qualità per il lavoro svolto dagli insegnanti, sulla base di un rapporto di autovalutazione che sarà pubblicato in ogni scuola dal 2015. Quinto punto, La scuola si aggiorna: formazione e innovazione: è prevista una formazione continua obbligatoria. Sesto punto, scuola di vetro: dati e profili online: saranno online dal 2015 i dati riguardanti ogni scuola dal budget ai progetti finanziari, più un registro nazionale dei docenti che servirà ad aiutare i presidi a migliorare il proprio team e l’offerta formativa. Punto Sette, sblocca scuola: presidi, docenti, amministrativi e studenti insieme per individuare le 100 procedure burocratiche più onerosi per la scuola, in modo da abolirle tutte. Ottavo punto, la scuola digitale: banda larga e wi-fi in tutte le scuole. Punto nono, cultura in corpore sano: musica e sport nella scuola primaria, e storia dell’arte nelle secondarie. Punto decimo, le nuove alfabetizzazioni: a partire dai sei anni è previsto il rafforzamento del piano formativo per le lingue straniere. Informatica: coding e pensiero computazionale nella scuola primaria e piano “Digital Makers” in quella secondaria, dove è previsto anche lo studio dei principi dell’economia. Punto undicesimo, fondata sul lavoro: negli ultimi tre anni di studio è prevista un’alternanza scuola-lavoro per gli istituti tecnici e professionali per un totale di 200 ore l’anno. Punto dodicesimo, la scuola per tutti, tutti per la scuola: determinare il MOF, il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, e renderlo trasparente per gli obiettivi di miglioramento delle scuole. Attirare risorse private (singoli cittadini, fondazioni, imprese) per mezzo di incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche.
Dopo aver lanciato i “mille giorni” per le riforme e il nuovo sito internet per seguire l’attività parlamentare, Matteo Renzi ha illustrato anche il nuovo piano scuola. Il premier ha spiegato che non si tratterà di una semplice riforma della scuola, ma che verrà presentato un “nuovo patto educativo” i cui dettagli saranno svelati “ufficialmente domani alle 10 sul sito passodopopasso.italia.it”. Agli insegnanti verrà proposto “di superare il meccanismo atroce del precariato permanente e della supplentite”, ma verrà chiesto loro anche “di accettare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non semplicemente sull’anzianità: sarebbe, sarà, una svolta enorme”, scrive il capo del governo. Nel mondo della scuola arriveranno “più soldi”, ma facendo comunque “tanta spending review: perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi sono inaccettabili soprattutto nei settori chiave”. Inoltre nella legge di stabilità “ci saranno le prime risorse e da gennaio gli atti normativi conseguenti. Nel frattempo – ha detto Renzi – continueremo a investire sull’edilizia scolastica, sbloccando il patto a quei comuni che hanno progetti seri, cantierabili, come è accaduto dopo la mia lettera di inizio mandato”.