Suona la campanella dell’inizio della scuola, che in questi giorni indica l’inizio dell’anno scolastico, e con assoluta puntualità si ripercorrono situazioni e problemi al punto tale che, ormai abituati ad essere colpiti solo dalle notizie “scoop”, passano quasi inosservate dai lettori.

Mancano insegnanti, trasferimenti di altri causano interruzione di continuità didattica, mancano insegnati di sostegno, supplenze occasionali per tamponare l’ordinario del momento, ritardi nelle nomine dei supplenti (sono circa 100mila in totale), difficoltà nel costruire l’orario scolastico, ritardi nelle rettifiche delle assegnazioni, e via dicendo; ordinari problemi di un ordinario inizio d’anno che colpiscono solo quei genitori e quegli studenti che sono toccati dal problema in prima persona.



Ordinari problemi che si ripetono da anni. Chi ne avesse voglia vada a cercare sulla rete i titoli dei quotidiani degli ultimi dieci anni e vedrà quasi ripetersi in fotocopia i commenti sulla situazione di un inizio d’anno scolastico caotico e con poche certezze di continuità per gli studenti.

Era il lontano 2001 quando l’allora ministro Moratti aveva emanato un decreto che prevedeva la nomina dei nuovi dirigenti scolastici entro il 31 luglio e la nomina dei supplenti annuali e delle assunzioni a tempo indeterminato entro il 31 agosto nel tentativo di ottenere l’avvio regolare dell’anno scolastico. Il provvedimento diede qualche effetto positivo che si è via ridotto negli anni, come dimostrano le notizie di questi giorni.



È pur vero che nelle scorse settimane abbiamo assistito a qualche provvedimento migliorativo, come la Nota n. 1834S del Miur che ha autorizzato 620 nuove nomine di dirigenti scolastici suddivisi nelle diverse regioni italiane, ma va ricordato che ben altri 607 istituti sparsi nelle diverse regioni non hanno dirigente scolastico e lavorano in situazione di “reggenza”, cui si aggiungono altri 475 istituti considerati sottodimensionati, secondo gli ultimi parametri, che avvieranno l’anno senza dirigenza scolastica.

Un insieme che evidenzia una difficile situazione: ben il 13% delle scuole sarà senza preside!



Così come una boccata di ossigeno è stata l’assunzione in ruolo di 28.781 docenti di cui 15.439 per una cattedra comune, ma va ricordato che questo intervento va a coprire solo il 58% dei posti ordinari.

In questa situazione si capisce come abbia facile successo l’affermazione del presidente del Consiglio quando annuncia che entro il prossimo anno 149mila precari saranno immessi in ruolo, anche se tutti si chiedono: ci riuscirà? dove troverà le risorse? servirà veramente a chiudere definitivamente una “stagione precaria” o subito dopo si avvierà la sua ricostituzione?

Ritardi dell’amministrazione? Disorganizzazione? Un moloch troppo grande da gestire? Forse tutte e tre le cose messe insieme.

Mi pongo una domanda che da anni mi arrovella: ma è proprio impossibile in questo Paese avviare una stagione di vera autonomia dove, con fiducia, si affida la piena responsabilità della gestione al dirigente scolastico, dandogli piena autonomia finanziaria ed organizzativa e chiedendogli conto dei risultati?

In Inghilterra Blair ha coraggiosamente avviato con le Academies una nuova stagione nella gestione autonoma delle scuole che Cameron, pur di parte politica diversa, ha continuato e sviluppato con i positivi risultati che conosciamo. Perché non ci proviamo anche noi?