Caro direttore, 

Le inoltro la lettera che ho ricevuto da una mamma, preoccupata per la piega che la vicenda dell’omofobia ha preso nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Anche se il ministero, infatti, ha temporaneamente bloccato la questione gender (sì, “temporaneamente”, dato che è sufficiente che il prossimo ministro sia di “larghe vedute” per farla ripartire in pompa magna…), molte scuole statali procedono ugualmente, sostenute dagli enti locali nella loro “eroica” battaglia contro le discriminazioni e le diversità di genere. 



Diciamocelo: noi continueremo la nostra battaglia, ma siamo e saremo perdenti. A meno che – e temo che i tempi si stiano avvicinando – non intervenga un crollo dell’intero sistema sociale, sprofondato sotto il peso delle incredibili e fino a pochi anni fa impensabili assurdità che ci stanno obbligando ad accettare.



“Diverse scuole, da diversi anni ormai, aderendo ad appelli ripetuti della comunità europea promuovono progetti sull’omofobia realizzati con la collaborazione dell’Arcigay.

In teoria questi progetti si propongono di educare i nostri giovani all’accoglienza di tutti anche quando ci fossero delle “diversità” soprattutto in ambito sessuale.

Questi progetti sono articolati in sei incontri annuali per classe e trattano di temi inerenti alle varie forme di discriminazione possibili soprattutto legate all’omosessualità.

 Così in vari licei di Modena hanno luogo ogni anno assemblee nelle quali si ascoltano testimonianze di membri dell’Arcigay che raccontano i loro disagi e danno indicazioni su come comportarsi per non dare fastidio in alcun modo a persone con tendenze omosessuali.



Due anni fa, presso il cinema Raffaello, fu mostrato ai ragazzi del liceo Sigonio di Modena il film “Viola di mare”, a cui seguì poi un dibattito. 

Il film mostrava come era difficile per una donna della fine dell’800 sposare un’altra donna e come fosse umiliante per questa stessa donna essere costretta ad avere rapporti con un uomo per avere un figlio…

Come è noto, si è affacciato sul panorama scolastico italiano il documento redatto da un’apposita commissione sita a Colonia, e poi diffuso dall’Unione europea presso i ministeri di tutti gli stati membri, che propone progetti di educazione sessuale in tutti gli ordini di scuola a partire dalle materne.

Il documento, dal titolo “Standard europei per l’educazione sessuale nelle scuole” contiene istruzioni e tabellari molto dettagliati, sui contenuti di questi progetti e sui tempi da rispettare.

Praticamente gli insegnanti sono invitati a insegnare ai bambini a toccare il proprio corpo e poi quello degli altri per provare sensazioni di piacere e per prendere confidenza con la propria dimensione sessuale senza timori e falsi pudori.

(nel documento, cito per esempio la matrice applicativa 0-4 anni, da pag 38 a pg. 39: conoscenze: trasmettere Informazioni su: gioia e piacere nel toccare il proprio corpo, masturbazione infantile precoce (…); competenze: mettere i bambini in grado di esprimere i propri bisogni, desideri e limiti (ad esempio nel “gioco del dottore”).

In questo percorso è previsto anche che l’esplorazione avvenga tra persone dello stesso sesso perché ognuno possa essere aiutato a capire le proprie tendenze omo o etero sessuali.

All’interno di questo quadro generale già in diversi luoghi si sono attivate anche le scuole materne con progetti non curricolari aggiunti lungo il corso dell’anno all’insaputa dei genitori.

In questi progetti sono previste sfilate in cui i bimbi si possono vestire da donna e le bimbe da uomo oppure la narrazione di favole dove la principessa aspetta un’altra principessa…

Tutto questo può avvenire anche se a livello centrale il ministero ha temporaneamente bloccato il gender nelle scuole perché i Comuni ricevono finanziamenti attraverso la Regione, direttamente dall’Europa.

È quindi importante che i genitori veglino costantemente sui contenuti promossi dalle scuole sotto il titolo di “Lotta contro il bullismo o sull’identità di genere”.

Lettera firmata