La formazione professionale è il soggetto più valutato del sistema educativo, tanto che in alcuni casi un corso di formazione risulta oggetto di oltre 12 diverse forme di controllo. Pertanto ciò che serve oggi non è un’ulteriore procedura che ci farebbe cadere davvero in un “delirio valutativo”, ma una ridefinizione generale del sistema sulla base dei principi di essenzialità, responsabilità e controllo, circolarità. Infatti, la valutazione non è un fine, ma uno strumento per il miglioramento sia delle attività formative sia del sistema di programmazione, gestione e controllo. Lo scopo finale del progetto Valef consiste nel fare dei centri di formazione professionale dei presidi territoriali di formazione e sviluppo delle risorse umane sulla base della metodologia dell’educazione al lavoro, in alleanza con il mondo delle imprese, delle professioni e del lavoro, con tre linee di intervento: la formazione iniziale sia ordinaria sia di inclusione sociale, la formazione continua ed i servizi attivi per il lavoro. 



Questi presidi, evoluzione del tradizionale centro di formazione professionale, non può essere limitata ai territori a maggiore intensità di sviluppo, ma serve soprattutto nel Meridione, dove non si può rispondere al dramma della disoccupazione con le formule del passato centrate sull’ampliamento della pubblica amministrazione (come purtroppo sta accadendo ancora oggi con il dispositivo “Garanzia Giovani”, che si avvia verso un insuccesso peraltro ampliamente previsto), ma offrendo ai cittadini ed alle imprese servizi formativi, orientativi e di accompagnamento al lavoro dotati di vocazione educativa e professionalità comprovate.



Il progetto sperimentale Valef (Valutazione e sviluppo della formazione) rappresenta la metodologia proposta dagli enti di formazione professionale e dalle loro associazioni per corrispondere al Regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione (DPR 80 del 28 marzo 2013) in materia di istruzione e formazione con il quale il nostro Paese risponde agli impegni assunti nel 2011 con l’Unione europea, in vista della programmazione dei fondi strutturali 2014/2020. Il progetto, che nel “Seminario Europa” appena concluso organizzato dal Ciofs-fp (la formazione professionale delle Salesiane) ha ottenuto un avallo di massima da diverse Regioni/Province autonome, dal Miur/Invalsi e dal ministero del Lavoro/Isfol, intende fornire alla Conferenza unificata una metodologia provata circa le modalità di valutazione del sistema di IeFP ai sensi dell’articolo 6 del previsto dal Capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226. 



Tale metodologia mira a dotare il sistema di un modello di valutazione centrato prioritariamente sull’autovalutazione, che significa valorizzare le capacità riflessive e migliorative dei centri di formazione professionale, in coerenza – anche a seguito di un’indispensabile opera di semplificazione – con i dispositivi già attivi di accreditamento, certificazione della qualità, monitoraggio e controllo.

Le differenze esistenti tra il sistema di IeFP e quello scolastico ha portato ad individuare quattro grandi variazioni tra il progetto Valef e quello proposto per le scuole (Vales):

1. Appropriatezza rispetto al modello pedagogico della Fp;

2. Necessità di costruire un servizio tecnico nazionale per il monitoraggio delle performance di sistema unendo i dati Miur, Mlps, Regioni ed Enti di formazione (mentre la scuola possiede una sua propria struttura nazionale in parte interna, in parte collegata al Miur);

3. Necessità di tenere conto del processo di accreditamento e della diffusione dei sistemi di certificazione di qualità Iso 9001.  

4. Ampliamento dello spazio di analisi degli apprendimenti/maturazioni includendo l’area professionale tramite la “prova esperta”.

I contenuti fondamentali della valutazione sono: gestione allievi (attrazione, tenuta, dispersione); efficacia formativa (superamento delle prove finali); efficacia sociale (tasso di inserimento lavorativo a seguito dei corsi); continuità formativa (prosecuzione al IV anno e Ifts, passaggio alla scuola, frequenza di attività di formazione continua); rete social (aziende convenzionate, partner in coprogettazione, con ex allievi assunti). Come si vede, si è proceduto ad una selezione dei veri fattori di qualità, evitando di disperdere la valutazione su una miriade di indicatori, molti dei quali sono risultati scarsamente indicativi del valore dell’attività formativa. 

Circa le prove standardizzate Invalsi, si è deciso di evitare che quelle somministrate agli allievi della IeFp siano una derivazione, solo un po’ annacquata, delle prove dei licei. Gli enti hanno offerto la loro collaborazione  per elaborare prove equivalenti per conoscenze ed abilità, ma centrate sulla realtà concreta (vita quotidiana, lavoro): se gli allievi ne riconoscono il senso e l’utilità, la loro intelligenza ne viene maggiormente stimolata. Il protocollo di lavoro Invalsi richiede 7 passaggi; quindi le prime prove saranno pronte fra due anni.

Accanto a questo, si è deciso di considerare i risultati delle prove professionali (chiamate “prove esperte”) che prevedono anche l’inclusione di competenze linguistiche (italiano, inglese ed eventuali altre lingue straniere), scientifico-matematiche, di diritto, informatiche e di cittadinanza.

Il progetto, totalmente autofinanziato dagli enti, di durata triennale e riferito a circa 30 Cfp distribuiti in tutta Italia, avrà inizio ad ottobre con la formalizzazione degli accordi tra Regioni/Province autonome e ministeri.