Tornano in aula ma con riserva i duecento studenti aspiranti medici, che sono stati bocciati al test di accesso del 9 aprile scorso e poi ripescati dal Tar. Così, in questi giorni, sono partiti i corsi di recupero per questi studenti, che si sono immatricolati dopo aver vinto il ricorso. Ma si tratta di un’ammissione ancora non certa, dal momento che il Consiglio di Stato potrebbe ribaltare la sentenza del Tar. Intanto “per saperlo ci vorranno mesi”, come spiega il presidente della Scuola di Medicina Luigi Bolondi. Al termine di queste lezioni full immersion è prevista una prova d’esame, prima del secondo ciclo di corsi. È giusto che chi è entrato con il ricorso debba avere la stessa formazione di chi è stato ammesso dopo il test, sottolinea Pietro Lombardi di StudentOffic, che rappresenta gli studenti nel Consiglio della Scuola di Medicina. «Il numero chiuso a Medicina – spiega – è essenziale, gli studenti lo riconoscono, viste anche le conseguenze che ora si devono affrontare». Adesso – sistemata la questione delle lezioni – si dovrà puntare su come gestire le ore di laboratorio. «La situazione è più complessa – chiarisce –, per ora l’idea è quella di creare delle figure, tipo tutor, che possano supportare i professori che hanno già un aggravio di lavoro con le lezioni di recupero». Proprio a fine ottobre, il concorso nazionale, era stato al centro di diverse polemiche dopo un errore del consorzio Cineca che aveva invertito due quesiti. Da qui la possibilità di rifare il concorso, poi annullata dalla decisione del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, di non fare ripetere le prove per tutelare gli studenti. (Serena Marotta) 



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