Il rinnovo dei contratti nazionali del personale delle scuole non statali è in corso di discussione, ma le tre principali organizzazioni sono andate in ordine sparso, dopo che è tramontata l’ipotesi di contratto unitario. Aninsei (Associazione nazionale istituti non statali di educazione e di istruzione) ha firmato a luglio, mentre per Agidae (Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica) sono in corso le trattative. L’ultimo incontro si è tenuto il 16 settembre e il prossimo avrà luogo il 7 ottobre. La Fism (Federazione italiana scuole materne) ha anch’essa avviato la trattativa e un incontro decisivo si è tenuto mercoledì 30 settembre. 



L’aggiornamento della parte cosiddetta normativa è a buon punto ed entro fine ottobre, secondo il segretario Antonio Trani, capo delegazione, si potrebbe raggiungere l’accordo, tanto che anche il consiglio nazionale della compagine delle scuole dell’infanzia potrebbe essere chiamato a ratificare l’accordo prima di dicembre. 



Il contratto 2015-18 di Aninsei, la più piccola delle organizzazioni, sottoscritto a luglio, sembra che per certe materie faccia da apripista ai contratti in via di discussione. Secondo Flc-Cgil l’aumento retributivo medio è del 6,67% e sul piano normativo, oltre ad altri aggiornamenti in materia lavoristica, come il recepimento del testo unico sulla rappresentanza, per cui saranno introdotte le Rsu, è stata recepita anche la possibilità di mantenere i contratti a progetto, come previsto dal comma a dell’articolo 2 del Jobs Act. In pratica se il Ccnl prevede la stipula di Co.co.pro, non ha valore quanto stabilito dall’articolo 1 del Jobs Act (Dlgs 81/15) che estende a tutte la categorie di lavoratori il contratto a tempo indeterminato. 



Questa norma è fortemente voluta dai rappresentanti degli enti gestori in quanto, come afferma padre Francesco Ciccimarra, presidente Agidae, in questo modo si rispetta la scuola dell’autonomia. Infatti per la differenziazione del piano dell’offerta formativa spesso le scuole si avvalgono di esperti esterni, e di insegnamenti specialistici e non curricolari, come canto, attività audiovisive, inglese madrelingua, che  non possono essere assunti con i contratti tipo del Jobs Act, ma hanno bisogno della flessibilità dei contratti a progetto. Una scuola, sempre secondo Ciccimarra, non è una fabbrica, ma necessita, per il completamento della sua missione formativa, di una flessibilità maggiore. 

Un altro problema aperto è il piano salariale, che ovviamente prende molto spazio nelle riunioni di queste settimane. Se Aninsei si pone a un livello inferiore, Agidae ha stipendi più consistenti, mentre la Fism si colloca nel mezzo. A questo punto sono in corso assidui contatti le commissioni che stanno discutendo il contratto e si cerca un criterio di maggiore uniformità. Agidae ha scelto la linea di non toccare al ribasso i livelli salariali del personale in servizio presso le scuole da anni, mentre verranno rivisti gli stipendi dei nuovi assunti, così da avvicinarsi ai contratti Fism. 

Ciccimarra, ma anche i responsabili della Fism, Luigi Morgano e Antonio Trani, ovviamente non si sbilanciano su una materia che è in corso di discussione, ma da più parti si fa notare che la crisi economica, che ha ridotto la disponibilità delle famiglie, e la crisi della finanza pubblica hanno seriamente messo in crisi gli enti gestori, per cui conducono una politica salariale molto cauta, in quanto “la difesa delle scuole e dei loro bilanci in fondo — secondo il presidente  Agidae —coincide anche con la difesa del posto di lavoro dei dipendenti”. Infatti in questi ultimi anni sono troppe le scuole che hanno chiuso i battenti, sia per fattori economici, sia per il calo demografico. 

Anche sul piano sindacale le questioni non sono del tutto appianate e tra le varie organizzazioni sono in corso contatti per andare alle trattative con un’unica proposta, visto che il rappresentanti dei gestori non possono arrivare alla firma con discordanze evidenti della controparte. Ecco il motivo per cui c’è stato un impasse al contratto Agidae e dal 16 settembre la riunione è stata aggiornata al prossimo 7 ottobre. La partita in corso comunque è molto delicata perché riguarda, secondo dati della Cisl scuola, oltre 160mila lavoratori, una bella fetta del comparto scuola, che spesso dall’opinione pubblica e dalla stampa sono considerati lavoratori  di serie B del settore istruzione.