La Buona Scuola ha raggiunto la meta. I precari (almeno quelli storici) non esistono più. Sono infatti 48.794 le proposte di assunzione inviate dal ministero dell’Istruzione ai docenti inseriti nelle graduatorie a esaurimento. I nominati potranno accettare il contratto a tempo indeterminato entro il prossimo 20 novembre.
Anche ad Agnese Landini, moglie del premier Matteo Renzi, è arrivata la mail del Miur. La signora, che insegna in un liceo di Pontassieve, ha accolto la notizia con grande soddisfazione. Anche per lei, come per altri 50mila colleghi, è finito il purgatorio. La prof è veramente simpatica, misurata nei modi, ma anche decisa nell’affermare di non essere una privilegiata. La graduatoria è la graduatoria, per cui sfumata a settembre l’assunzione nella fase B, è riuscita a entrare in quest’ultima maxi-infornata. Insegna da 9 anni, passando da una scuola all’altra, e ha dichiarato “Penso di poter dire che finisce il mio precariato, a me come a tantissime persone: c’è una graduatoria, senza possibilità di favoritismi”.
In fondo dev’essere davvero contenta e non solo per il posto fisso faticosamente sudato anno dopo anno. La signora Landini, a ben vedere, passa per essere la vera musa ispiratrice della riforma targata Renzi. Il premier infatti deve aver sentito parlare di scuola proprio dalla moglie. Avrà partecipato alle innumerevoli ansie che ogni anno a settembre definivano l’umore dei precari della scuola. “Quest’anno non ci sono abbastanza posti e mi toccherà avere due scuole”, oppure “lo spezzone di 12 ore del liceo lo devo unire con 6 ore al linguistico”, e così via. Lo scorso 8 settembre la precaria più nota d’Italia aveva partecipato al rito di assegnazione. 7 ore ad aspettare il proprio turno e infine, a sera, la chiamata: nomina nella classe A051, italiano e latino al Liceo Balducci di Pontassieve (Firenze).
Un successo, perché il servizio poteva essere svolto nella stessa scuola per due anni consecutivi. Un miraggio per tanti professori a tempo determinato che ogni anno lavoravano in scuole e anche in graduatorie differenti.
L’assunzione della moglie di Renzi è ovviamente finita su tutti i giornali e i commenti moralistici e scandalizzati dei lettori abbondano. Ma perché, poi? In fondo la prof di Pontassieve non ha fatto altro che vivere la propria esperienza di precaria, raccontando al marito la propria vita lavorativa, quand’era ancora presidente della provincia di Firenze, poi sindaco della città e infine segretario del Pd e — dulcis in fundo — primo ministro. Lei non ha fatto che essere se stessa, istruendo Matteo a vedere la scuola con la lente del precario. Che colpa ne ha la prof Landini, se il marito ha fatto una strabiliante carriera?
Certo non ha responsabilità la signora Renzi, se il marito, dotato di protagonismo fuori misura, è il vero ministro dell’Istruzione del suo governo; lui, che ha relegato in secondo piano Stefania Giannini, ha pensato che i veri problemi della scuola dipendessero esclusivamente dalle tematiche relative ai docenti inseriti nelle graduatorie. Eppure la signora, durante le cene a casa, mentre squillava una telefonata dopo l’altra, avrà cercato di far capire al marito che la scuola era anche altro.
Sicuro, il posto fisso è importante, le fatiche delle supplenze pesavano, ma c’è dell’altro. Infatti il Renzi sindaco, pronto a fare il balzo a Roma, nei teatri italiani parlava anche di merito, di effettiva autonomia, di parità scolastica, di stipendi da rivalutare, di educazione. Ma si sa come vanno le cose. In politica si fa — anche — ciò che gli altri permettono di fare. E a sinistra se parli di scuola pubblica, di lotta al precariato, di assunzioni ope legis, di diritto alla conoscenza stanno con te. Se invece predichi il verbo della responsabilità, dell’emergenza educativa, del finanziamento alle scuole paritarie che permette un vero risparmio di risorse, di libertà di educazione, di qualità della docenza, fai una politica sostenuta dalle “destre” e dalla chiesa, quella cattiva del cardinal Bertone. E così, il Renzi marito ha lasciato il posto al Renzi primo ministro, che ha pensato alla Buona Scuola, come una bella idea che poteva far felici tanti docenti-a-metà.
Intanto l’altro giorno è riuscito a strappare un bel sorriso alla moglie, che finalmente ha coronato il traguardo di essere docente di ruolo. Ma adesso chi parlerà a Matteo di scuola?