A San Pietro in Casale, comune italiano di 12mila abitanti in provincia di Bologna, collocato nella “bassa emiliana a metà strada fra il capoluogo e Ferrara, c’è una “scuoletta” che sta spopolando. Una scuola cosiddetta “paterna”, cioè a gestione privata e non paritaria, priva di ogni sussidio pubblico. Eppure graditissima alle famiglie, al punto che non è possibile accontentare tutte le richieste di iscrizione. Abbiamo cercato di capire quali sono le ragioni del suo successo intervistando Alessandra Barattini, gestore e direttrice della scuola.
Alessandra, innanzitutto perché una scuola dedicata a Mariele Ventre?
Mariele Ventre è una perla preziosa della storia bolognese. Come tanti ricorderanno, è stata la storica direttrice del Piccolo coro dell’Antoniano di Bologna, che, dal 1963 fino al 1995, anno in cui è scomparsa prematuramente all’età di 56 anni, ha insegnato a cantare ai bambini del coro dello Zecchino d’oro. Una persona umile e straordinaria, tanto che nel 2013 è stata presentata la richiesta di apertura del processo di accertamento delle virtù di Mariele, che è il primo passo verso il processo di beatificazione.
Puoi dirci qualcosa di più per capire cosa c’entra la questione educativa?
Mariele, come diceva anche sua sorella, è molto più di quello che appariva in tv. La televisione stessa le è servita per entrare nelle case degli italiani, per portarci il suo metodo, che era una specie di missione educativa, perché insieme al canto insegnava ai bambini a stare insieme, ad amare gli altri, a non voler prevaricare, a capirsi… Il suo compito non era solo quello di dirigere, ma sceglieva accuratamente ogni testo delle canzoni da proporre, perché doveva servire ad educare i piccoli.
Quindi aveva una grande passione educativa…
Certamente! Era una donna infaticabile ed appassionata, si faceva carico di tutti, era severa ed esigente, perché studiava ogni bambino, voleva capirlo a fondo, scoprirne le potenzialità; una volta, poi, che aveva capito, pretendeva che le mettesse a frutto, che raggiungesse quei risultati. Amava insegnare ai bimbi il valore del sacrificio e del fare bene le cose per sé, senza il miraggio del successo.
Forse, quello del successo era di più un desiderio dei genitori…
Sì, nei bambini è indotto; infatti osava spesso rimproverare i genitori troppo ambiziosi, che si lamentavano perché i propri figli non erano stati abbastanza inquadrati durante la trasmissione, indicando anche a loro il senso di quel servizio.
Veniamo alla scuola. Come nasce e perché?
La scuola primaria paterna “Mariele Ventre” è nata 5 anni fa con una classe di 13 bambini e ha raggiunto quest’anno il ciclo completo della primaria accogliendo 86 bambini. Il 16 ottobre si sono chiuse le iscrizioni per il prossimo anno scolastico per esaurimento posti, ma stanno bussando alla porta impazienti le famiglie che vogliono iscrivere i propri figli nella prima classe del 2017/18!
A cosa è dovuto questo risultato positivo? Alla posizione comoda o a che altro?
La scuola si trova nel Comune bolognese di San Pietro in Casale, ma diversi bambini che la frequentano abitano in un raggio di 30 chilometri. Come tutte le scuole paterne l’aspetto economico è completamente a carico delle famiglie che la scelgono (senza possibilità di sgravi fiscali). Inoltre non essendo paritaria i bambini sono sottoposti ad una prova d’esame tutti gli anni. Non si può certo pensare che mandare i propri figli alla “Mariele” sia da ritenersi una scelta di comodo.
Non c’è dubbio. Allora cosa cercano i genitori che prendono questa decisione per i loro figli?
Le risposte potrebbe essere diverse ponendo la domanda a tutte le famiglie coinvolte, ma ce n’è sicuramente una che le accomuna e le comprende tutte: un desiderio di felicità e di bene.
Però questo, in fondo, è il desiderio — talvolta inespresso — che tutti i genitori hanno verso i propri figli. Perché, allora, rivolgersi proprio a voi?
Probabilmente perché questo desiderio è il motore che ha mosso le tre famiglie che hanno dato origine alla scuola, e questo si comunica ancora oggi nell’esperienza della scuola. Le famiglie che ci incontrano, magari inaspettatamente, diventano più consapevoli del loro bisogno e del bisogno di felicità e di bene dei loro figli e per i loro figli.
Qual è il vostro metodo educativo?
Innanzitutto si è voluto dare continuità al bene e alla condivisione educativa che le tre famiglie iniziali avevano visto e vissuto alla scuola dell’infanzia. L’idea, non originale, ma da realizzare con grande impegno e determinazione, è stata fin da subito quella di mettere veramente al centro del progetto educativo della scuola il bambino con la sua unicità. Man mano che prendeva forma questo progetto si delineava sempre più chiaramente la mission: “Accogliere ogni bambino con lo sguardo rivolto alla sua unicità e farlo incontrare con la bellezza della conoscenza perché la sua persona si realizzi pienamente”.
Come avete dato concretezza tutto questo?
Partendo dall’adulto, dall’insegnante che deve essere colui che possiede quello “sguardo” capace di vedere non solo l’unicità, ma anche l’interezza di quel bambino, per cui si è pensato subito alla maestra unica. Inoltre un insegnante “appassionato” a ciò che insegna, perché solo così si genera “attrazione” (che è il contrario della “distrazione”). Infine un insegnante capace di educare perché capace di “piegarsi” sul bambino, pur restando lui l’adulto. Questi sono i “titoli” richiesti ai docenti della scuola di “Mariele”.
E quali sono i contenuti del vostro insegnamento?
Naturalmente i programmi ministeriali dettano le coordinate, ma tutto deve fare riferimento alla realtà. Per questo spesso si esce dalla classe per entrare nella vita… oppure è la vita che entra in classe.
Rispettare sempre la centralità del bambino: come si fa?
Tenendo conto di come impara, cioè partendo dalla sua curiosità e passando dall’esperienza. Ogni apprendimento alla scuola di Mariele cerca di fare i conti con il dato esperienziale. In prima, ad esempio, tutte le lettere sono apprese ed associate a delle attività legate alla storia dei bambini e del territorio in cui vive. Per fare un esempio la lettera T per i “primini” di quest’anno contiene l’entusiasmo di un viaggio in Treno e il gusto di fare e mangiare i Tortellini fatti insieme ad una nonna seguendo la nostra… Tradizione.
Insomma, da un piccolo seme della tradizione bolognese un grande albero…
Esatto. Lo zecchino d’oro che Mariele ha investito in educazione ha iniziato a fruttare cento volte tanto.