C’è in Italia un tabù di cui tutti sanno, ma di cui nessuno vorrebbe prendersi la responsabilità di parlare. Si tratta del concorso per dirigenti scolastici più volte annunciato, inserito in una legge di stato con tanto di scadenza per la sua emanazione (legge Carrozza n.104/2013 con scadenza al 31.12.2013), dichiarato imminente più volte dal ministro Giannini (le ultime indiscrezioni di un mese fa ne davano per certa l’imminente emanazione) ed oggi nuovamente sparito dalle comunicazioni ufficiali, fatto salvo la “voce” di un suo possibile rinvio a… dicembre 2016!



Intanto oramai sono circa mille le scuole senza preside titolare e, quindi, circa 2mila le scuole dirette “a scavalco” da dirigenti reggenti due scuole, spesso caratterizzate da tipologie di utenze, di curricoli, di tradizioni didattiche e da riferimenti territoriali molto diversificati tra loro, anche con numeri che in qualche caso superano i 2mila studenti. Una sorta, ormai, non più di presidi, ma di superadvisor (direbbero nei paesi anglosassoni), ma con tutte le incombenze (raddoppiate) di un “ordinario” dirigente scolastico. 



Si dirà che i nodi da sciogliere da parte del Miur siano diversi, che il regolamento dovrà essere a prova di ricorsi, che bisogna stimare con cura i posti da mettere a bando, che il sistema concorsuale dovrà funzionare al meglio. Ma tuttavia la situazione rimane drammatica.

In un recente incontro di dirigenti scolastici a Palermo, il sottosegretario all’Istruzione Davide Farone ha comunicato che il rinvio è dovuto principalmente al fatto che il Miur sta riscrivendo il regolamento relativo al nuovo bando con l’intento di superare il modello dei test preselettivi e la delega alla Scuola di Pubblica Amministrazione per il corso di formazione conseguente le prove concorsuali. La notizia non può che essere accolta con favore da chi è da sempre favorevole ad un reclutamento che valorizzi le esperienze professionali ed a modalità di formazione che focalizzino non solo aspetti gestionali, relazionali, amministrativi, ma anche formativi e pedagogici nel profilo del futuro dirigente. 



L’altra novità di probabile introduzione nel nuovo bando sarebbero i requisiti di accesso al concorso, probabilmente aperto anche a docenti con meno di 5 anni di servizio di ruolo, in recepimento di sentenze giurisdizionali europee ed italiane in tal senso che renderebbero fruibile l’accesso sostanzialmente a tutti coloro che siano semplicemente in possesso di laurea, di abilitazione all’insegnamento e di un periodo di servizio pregresso nella scuola statale sia pre-ruolo che di ruolo.

E notizia recente, ancora, che, poiché la legge Carrozza prevedeva l’emanazione del bando entro il 31.12.2013, per svincolare l’ormai superata scadenza, alcuni parlamentari del Partito democratico abbiano presentato un emendamento alla legge di stabilità in discussione proponendone una proroga a dicembre 2016 e che il concorso, che nel frattempo è stato recentemente già bollinato dal ministero dell’economia, possa ritornare nelle commissioni parlamentari per le definitive modifiche. Siamo, è il caso di dirlo, alle famose calende… italiane.

Intanto milioni di studenti e genitori attendono che la telenovela giunga alle ultime puntate sperando che le proprie scuole abbiano persone al loro vertice non solo persone competenti e preparate, ma soprattutto dedicate a tempo pieno.

Ma, forse, questo è un tempo in cui l’urgenza ce l’hanno — ci mancherebbe altro! — i salvataggi delle banche e dei risparmi degli italiani.

Come se la scuola, e con essa la formazione delle giovani generazioni, non dovesse essere sempre, e nei fatti, considerata come “risorsa” e vero “tesoro” di un Paese.