Skuola.net ha fatto in collaborazione con Radio 24 un sondaggio sull’orientamento per verificare la sua efficacia sui ragazzi e sulle ragazze di terza media e ne ha concluso che vi è ancora molto da fare, anche perché secondo il sondaggio il 38% degli studenti ha fatto sia attività di orientamento sia il questionario operativo, il 28% ha fatto almeno una delle due cose, mentre vi è ben il 35% di studenti che non si è visto proporre nessuna attività di orientamento. Il sondaggio di Skuola.net mostra poi che nel lavoro fatto, che è certamente positivo, sono però presenti delle incongruenze, come ad esempio lo scollamento nei rapporti con il mondo del lavoro. Nel complesso, è positivo il giudizio che viene dato dalla stragrande maggioranza degli studenti a riguardo delle informazioni fornite sui diversi indirizzi della scuola superiore. 



In conclusione, si tratta di un sondaggio che vuole suonare un campanello d’allarme sull’orientamento, su cui le scuole si stanno impegnando per poter dare a studenti e famiglie i fattori necessari per una scelta ponderata. 

In questo senso si tratta di un sondaggio significativo e da tenere in alta considerazione, ma che d’altra parte presenta non poche perplessità. Obbedisce infatti all’idea che orientare significhi dare tutte le informazioni. In questo senso Skuola.net mette, e giustamente, il dito nella piaga: semplicemente dice, e con tanta preoccupazione, che molti studenti non sono informati e tra quelli informati non pochi hanno ricevuto notizie limitate. Viene da chiedersi: è questo orientare? E’ fornire la fotografia del proprio indirizzo scolastico? E’ importante dare le informazioni, ma orientare non è questo; e dispiace che Skuola.net non si discosti da questa logica meramente informativa. 



Le informazioni sul mondo della scuola superiore e sul mondo del lavoro sono uno strumento dell’orientamento che è fatto seriamente in quelle scuole che in primo luogo hanno aiutato ragazzi e ragazze a prendere coscienza di quello che valgono, delle attitudini di cui sono in possesso e degli interessi che hanno maturato. Questo è il fulcro dell’orientamento e questo bisogna chiedere innanzitutto alle scuole, che cammino hanno fatto per far arrivare ogni studente e ogni studentessa a prendere in mano la ricchezza della propria umanità per vedere su quale strada essa possa “esplodere”, verso quale traiettoria futura possa slanciarsi; dando così, finalmente, un criterio di giudizio per affrontare le informazioni sulle scuole superiori e sulle aziende. Non fare questo significa limitarsi a ben poca cosa, ossia verificare se le informazioni sono state comunicate. 



Questa carenza non è secondaria, perché la confusione che molti ragazzi e ragazze hanno non è dovuta al fatto che mancano le informazioni, bensì al fatto che queste vengono date come su una tabula rasa. E’ quando uno studente e una studentessa non sanno chi sono che non sanno scegliere, che si paralizzano!

Quindi perché un sondaggio su un tema così importante sia realistico e veritiero bisogna capire che lavoro hanno fatto gli studenti e le studentesse su di sé e con quali criteri affrontano le informazioni che vengono loro date.

Un giovane deve essere aiutato ad avere stima di sé, a scoprire la propria ricchezza, a prendere coscienza delle proprie competenze e dei propri interessi. Armati di questa dote di consapevolezza studenti e studentesse potranno affrontare le informazioni senza la paura di soccombere, perché quando uno sa chi è si muove nella realtà con sicurezza e sa trovare la strada da percorrere. Così l’orientamento diventa un’avventura affascinante, perché con una base solida si possono tentar di sciogliere i nodi della realtà, anche se riuscirci resta sempre difficile.

Con l’orientamento verso la scuola superiore si ha il primo momento di personalizzazione dentro il percorso scolastico; insegnanti e genitori vi collaborano in modo decisivo, perché un ragazzo o una ragazza sanno guardarsi se sono a loro volta guardati per ciò che sono. Così, nell’orientamento si va a verificare il valore che hanno i legami educativi, se incidono nello sguardo che uno o una ha su se stesso e come vi incidono. 

C’è da augurarsi che le scuole si interroghino non solo sulla quantità di informazioni che vengono date ai loro studenti e alle loro studentesse, ma su quale lavoro stanno facendo per aiutarli a valutare le diverse proposte.