Bisogna dare atto al premier Renzi di aver affrontato, nello scorso fine settimana, il tema della Buona scuola con energia ed entusiasmo, ma un giudizio vero e proprio non sarà possibile darlo finché non sarà disponile la bozza del decreto di attuazione della riforma sul quale Renzi ha preferito non sbilanciarsi.

Dal decreto dovranno arrivare le risposte sui punti caldi della riforma: 



Riqualificazione del personale

Autonomia piena delle scuole statali

Valutazione delle scuole, dei docenti e inserimento del merito

Pluralismo dell’offerta formativa (che Renzi, nel suo discorso ha toccato parlando di scuole comunali)

Alternanza scuola e lavoro

Formazione professionale

Un altro tema che sembra essere caro a Renzi è quello dell’equità, della lotta alle discriminazioni, del “non mettere scuole di Catanzaro contro quelle di Varese” (la citazione è sua). Ma proprio in tema di equità, ci domandiamo se sia giusto che un milione di alunni italiani siano discriminati non avendo libertà di scelta in materia economica. Tutti cittadini italiani, che pagano le tasse, tutte famiglie che hanno diritto ad essere trattate alla pari… Tutti cittadini che devono poter scegliere l’offerta formativa più consona all’educazione che si vuole trasmettere ai figli senza che questo si tramuti in una doppia tassa. Su questo chiediamo a Renzi, così sensibile alle disuguaglianze, un sussulto di impegno. 



Sciolto questo nodo, confermiamo la nostra disponibilità a collaborare col premier, col ministro e con i tecnici per dare finalmente al Paese una Buona scuola.  Ma certamente un sostanziale cambiamento della scuola non può essere deliberato a colpi di decreto ma deve raccogliere un serio contributo dal dibattito parlamentare e dalla società civile. 

Leggi anche

SCUOLA/ "Ucitza", studiare: la lezione dell'ex Urss alla sinistra che voleva il 6 politico