Presidente Renzi, non so cosa ci sarà scritto nei decreti de “La Buona Scuola” che sono annunciati per venerdì, so cosa vorrei leggere riguardo alla scuola primaria, in cui insegno da 40 anni.
Sono stati 40 anni molto vari per alcuni aspetti: ore di scuola, insegnanti per classe, materie insegnate, organizzazione scolastica… ho provato di tutto e nessuna innovazione mi ha mai impedito di svolgere la mia professione, che è insegnare. Anzi, in alcune occasioni i cambiamenti mi hanno interrogato, facendomi riflettere sull’opportunità di modificare strumenti e attività da anni consolidati. Ci sono stati momenti di grande fatica, a volte di delusione, ma non mi sono mai rassegnata ad adempiere formalmente a richieste burocratiche. Ho sempre vigilato affinché tutto ciò che accadeva portasse il meno danno possibile ai miei alunni e quindi a me stessa. Mi sento un po’ come in trincea, in prima linea: forse la visuale è limitata, ma non perdo di vista l’orizzonte.
Cosa vorrei? Innanzitutto vorrei non avere più davanti lo sguardo incerto di un “seienne” che mi chiede timidamente “ma tu vieni anche domani?”; eh sì, perché i bambini non si “abituano” al fatto che durante la settimana si alternano in classe 7, 8 (a volte anche 9) insegnanti che “devono garantire la copertura delle 40 ore” (ho virgolettato perché questa è la traduzione burocratica dell’incipit del capitolo dedicato a La scuola del primo ciclo: “Il primo ciclo d’istruzione… Ricopre un arco di tempo fondamentale per l’apprendimento e lo sviluppo dell’identità degli alunni, nel quale si pongono le basi e si acquisiscono gradualmente le competenze indispensabili per continuare ad apprendere a scuola e lungo l’intero arco della vita.”)
Ad oggi siamo arrivati ad una tale frammentazione dell’insegnamento che certamente non si pone alcuna solida base!
Quindi vorrei tanto che i miei alunni potessero acquisire gli strumenti culturali di base da un solo maestro, affiancato da altri insegnanti esperti più di lui in materie specifiche (inglese, motoria, strumento musicale, arte…) e quindi più capaci di appassionare i bambini in queste attività.
Si sa, il tempo scuola di 40 ore (uno dei più lunghi nel mondo!) è utile alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano ma non è particolarmente utile per migliorare l’ apprendimento. Anzi:“…oggi l’apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono” (Indicazioni nazionali per il primo ciclo).
I miei alunni sono a scuola 8 ore per 5 giorni alla settimana: quando possono vivere altre esperienze — e soprattutto, quando possono giocare?
Vorrei che i miei alunni fossero obbligati a frequentare la scuola per 4 ore mattutine tutti i giorni (ampiamente sufficienti per l’alfabetizzazione di base richiesta) ma potessero scegliere di restare a scuola per altre ore, per altre attività, nel pomeriggio.
E con questo ho già espresso due desideri riguardo alla la scuola in cui mi piacerebbe lavorare in questi ultimi anni da maestra; come nelle più belle favole me ne spetta un terzo.
Forse sono particolarmente sfortunata, ma sto incontrando sempre più docenti che non hanno idea di cosa insegnare e come farlo. Durante la scuola primaria, l’esperienza spontanea della conoscenza del reale che il bambino porta con sé, deve essere guidata per diventare consapevole; le materie sono affrontate in ambito interdisciplinare. Questo richiede una profonda conoscenza dei contenuti per poterne intrecciare i nessi.
Oggi tutti devono conseguire una laurea per insegnare, ma la frequenza universitaria non garantisce proprio nulla, anzi… Università di fama, corso di specializzazione per il sostegno nella scuola primaria: sono istituiti i laboratori per la didattica della matematica ma non sono programmate lezioni di matematica! Gli studenti/docenti si esercitano (laboratorio) su come insegnare… cosa? Nessuno verifica che ci siano le competenze della materia!
E, una volta entrati in classe, non c’è alcuna ulteriore verifica: la competenza dell’insegnante è per sempre sancita dalla illincenziabilità!
Vorrei che tutti noi insegnanti potessimo avere una formazione adeguata e valutabile (nel senso etimologico di “dare valore”).
Caro presidente, non so davvero cosa comporti esaudire i miei tre desideri in termini di: soldi, posti di lavoro, revisione dei percorsi universitari, consenso popolare… sono in trincea con i miei alunni, e spero.