Mesi fa, il sussidiario ospitò un dibattito sull’insegnamento della storia del Novecento nelle scuole. Non era un dibattito accademico, ma la punta dell’iceberg di una questione reale, su cui molti insegnanti continuano a lavorare. Fra questi, un gruppo di docenti di Diesse Lombardia, che ora propone Raccontami la storia. Apprendere (e insegnare) il Novecento, una serie di incontri dedicati alla storia del secolo scorso rivolti agli studenti dell’ultimo anno di tutte le scuole secondarie di secondo grado e dei corsi di formazione professionale.
L’intento del corso è duplice. In primo luogo, evidentemente, offrire a tutti, studenti e insegnanti, la possibilità di incontrare contenuti e temi che non facilmente si riescono ad affrontare nel corso del normale lavoro scolastico, a partire dalla consapevolezza che non è possibile affrontare non solo le sfide del presente, ma anche una serie di problematiche che emergono nello studio di altre discipline — si pensi all’economia, al diritto, alle scienze… — senza mettere a fuoco la cornice culturale complessiva all’interno del quale sono emerse e si sviluppano.
Ma, a un livello più profondo, il corso è il primo tentativo di un progetto (battezzato, appunto, “Raccontami la storia”) che ha un respiro più ambizioso.
L’idea che lo muove, infatti, è un tentativo di rimettere a tema la dimensione storica come aspetto fondamentale di tutto l’insegnamento. Uno dei limiti dell’attuale modalità di insegnamento di tutte le discipline, infatti, è che ciascuna viene presentata quasi sempre come se fosse nata come Atena già bell’e formata dalla testa di Zeus: i vari contenuti sono assunti e proposti senza che vi siano messe a tema le circostanze, i problemi, le dinamiche storiche e umane dalle quali sono emersi.
Allora il percorso “Raccontami la storia” muove da questo bisogno: da un lato risponde all’esigenza di restituire ai vari ambiti disciplinari — dalla letteratura alla matematica, dalla filosofia al diritto … — la loro dimensione storica e la loro ragionevolezza, dall’altro intende offrire un contributo perché le singole discipline concorrano in modo armonico a chiarire e a approfondire alcuni snodi fondamentali del nostro tempo. Non si tratta di fare la storia di questa o quella materia, bensì — lavoro assai più complesso e gratificante — di “situarla” dentro il tempo, la società e la cultura. Non la storia per la storia, ma la storia come dimensione dell’insegnamento, come humus dei contenuti delle singole discipline.
A partire da tre considerazioni:
1. La storia è una dimensione, non solo una disciplina.
Una scuola che voglia attrezzare i suoi allievi ad affrontare la realtà, considerata da una pluralità di punti di vista, non può ignorare che una delle sue dimensioni costitutive è la profondità del tempo. Le realtà politiche, economiche, culturali di cui facciamo esperienza oggi sono quelle che sono perché hanno uno spessore, un peso, un’inerzia e un accumulo di dati e fatti che le rendono tali; il nostro peculiare modo di guardare la vita e il suo valore assoluto o relativo o l’effettiva trasformabilità tecnico-scientifica della realtà scaturiscono da specifici eventi, contrapposizioni e resistenze culturali, dei quali siamo portatori; le parole che usiamo — soprattutto le più decisive per definire noi stessi o il vivere condiviso — e i concetti a esse sottesi trascinano con sé una ricchezza e una ambiguità semantica che è funzione diretta della loro evoluzione o involuzione.
2. La competenza storica è obiettivo di tutta la scuola.
Se l’esigenza individuata nel primo punto è vera, il problema non è risolvibile da un solo insegnante. Non si tratta di prendere a oggetto una particolare disciplina e dotarla di un apposito apparato storico né di far procedere semplicemente in parallelo l’insegnamento dei contenuti “storicamente connotati” nel medesimo periodo (operazione farraginosa in generale e tendenzialmente irrealizzabile per quanto riguarda il 900). La competenza storica, cioè la capacità degli allievi di fare domande sempre più pertinenti, approfondite e complesse in merito alla dimensione storica di ciò che studiano deve essere una delle principali finalità dell’insegnamento impartito nei diversi livelli di scuola. In questa prospettiva, il problema che si pone agli insegnanti è strutturare percorsi che diano linee di risposta, non solo secondo la scansione pur necessaria di contenuti, priorità e tempi di ogni singola disciplina, ma secondo alcune ben precise grandi tematiche storiche.
3. La storia è narrazione e testimonianza.
Il fascino e la difficoltà di raccontare la storia del 900 sono connessi alla sua prossimità temporale. Esso è davvero “il secolo di ieri”: il secolo di cui sono a disposizione una quantità e una varietà di fonti enormi e, da un certo punto di vista, inesplorate; il secolo i cui esiti non sono ancora compiuti e le cui linee prospettiche sono ancora schiacciate sulla cronaca; il secolo di cui sono vivi i testimoni, una gran parte dei quali è formata dagli stessi insegnanti, un’occasione unica per prendere coscienza del compito culturale e educativo legato alla trasmissione della memoria storica tra le generazioni.
Questa prossimità, questa dimensione narrativa e testimoniale dei fatti storici del 900, permette e, in un certo senso, impone un metodo di lavoro appropriato. È cioè possibile incrementare la competenza storica degli allievi non solo nella direzione della verifica delle fonti (autenticità dei fatti, riscontri, parzialità, ecc.), ma anche nella direzione della verifica o della riformulazione dell’ipotesi di lavoro di partenza, grazie alla presenza di testimoni e di esperienze vissute in prima persona.
Per questi motivi, accanto al corso vero e proprio, Diesse propone due seminari per gli insegnanti, non di storia ma di tutte le discipline, che si svolgeranno prima dell’inizio e dopo la conclusione del corso medesimo, rispettivamente l’11 febbraio e il 13 maggio, per condividere esperienze, esigenze, ipotesi di lavoro.
Con la speranza, o l’ambizione, che sia l’inizio di un percorso che possa aiutare gli insegnanti di qualsiasi materia a mettere a punto modalità di pensare e perciò di proporre le proprie discipline che aiutino gli studenti a riscoprire la dimensione storica, e perciò umana, e perciò interessante per sé di ciò che a scuola incontrano.