Questa volta Renzi non ha fatto mancare le sorprese. Stando alle slide presentate dal presidente del Consiglio durante l’usuale conferenza stampa successiva al Cdm, la Buona Scuola riserva davvero interessanti novità, sia nel merito che nell’impianto di fondo. Finalmente — verrebbe da dire — un “tradimento” delle aspettative, ormai consolidate da un’infinito stillicidio di anticipazioni a mezzo stampa.
La prima, più importante notizia è che le novità principali vengono incardinate sull’autonomia scolastica, affidando al dirigente scolastico — e questa è una bella novità — la chiamata dei docenti, che selezionerà da un apposito Albo dei curricula vitae degli insegnanti. In effetti, questo è un passaggio di vero rafforzamento dell’autonomia scolastica, perché sembra configurare la “chiamata diretta”, prevista dalla legge Aprea fin dal 2008 ma sempre osteggiata dal centralismo scolastico.
La seconda notizia è la conferma degli scatti di anzianità, a cui verrà affiancato un compenso integrativo legato a merito e risultati, per il quale il Governo ha annunciato lo stanziamento di 200 milioni di risorse aggiuntive.
La terza notizia è che la valutazione per il riconoscimento del merito verrà affidata al dirigente scolastico e non alla contrattazione con i sindacati, che non hanno già fatto mancare il loro disappunto.
La quarta notizia è la previsione delle detrazioni per le spese di frequenza delle scuole paritarie (seppure limitate a quelle dell’infanzia e del primo ciclo). Inoltre, si riconosce a tutte le scuole la possibilità di essere destinatarie del 5 per mille e si prevede un credito di imposta del 65 per cento per chi farà donazioni alle scuole.
La quinta notizia è la conferma del rafforzamento del rapporto scuola-lavoro, con un obbligo di alternanza tra studio e lavoro per almeno 400 ore nell’ultimo triennio degli istituti tecnici e professionali e 200 ore per i licei.
Il Governo ha adottato lo strumento del disegno di legge, che sarà affidato al Parlamento a cui è stato subito rivolto l’invito di un rapido esame e conseguente approvazione.
Le ultime notizie disponibili riguardano le immissioni in ruolo, anche se non è ancora molto chiara la loro dinamica. Le slide del premier indicano che saranno stabilizzati 100mila precari e che dopo questa stabilizzazione ci saranno solo concorsi. Inoltre, viene confermata l’introduzione dell’organico funzionale con cui si eviteranno le “classi pollaio”, le supplenze e si rafforzeranno gli insegnamenti di musica, arte, lingua e scienze motorie.
Sulla base delle anticipazioni, sembrerebbe così che le prime 100mila assunzioni siano rivolte esclusivamente agli insegnanti precari iscritti nelle graduatorie a esaurimento, che confluiranno in albi territoriali dai quali i dirigenti potranno attingere per coprire i posti scoperti delle loro istituzioni scolastiche.
A regime, gli insegnanti dovrebbero essere assunti con concorso, ma non potranno più scegliere la scuola di destinazione, esprimendo la loro scelta plurima. Al contrario, dovrebbero essere i dirigenti ad operare la scelta, superando così lo strumento delle graduatorie scalabili con punteggi acquisiti automaticamente per gli incarichi svolti.
Le dichiarazioni del premier indicano che le 100mila immissioni in ruolo saranno effettuate alla fine di un percorso, lasciando prefigurare che per il prossimo anno scolastico 2015/2016 ci si potrà limitare solo alla sostituzione dei circa 45mila pensionati.
In estrema sintesi, sebbene rimangano molti punti da chiarire con la consueta, attenta lettura del testo del ddl, le novità del rafforzamento dell’autonomia scolastica, della chiamata diretta degli insegnanti e della valutazione degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici, sono novità importanti che possono rappresentare le interessanti novità di un intervento che non lascia ancora sereni coloro che hanno a cuore la scuola, perché sanno che il diavolo si nasconde sempre nei dettagli. Per la scuola, ancora di più.