La “Buona Scuola” è finalmente realtà. Matteo Renzi ha illustrato ieri sera in conferenza stampa, accompagnato da Graziano Delrio e Stefania Giannini, la riforma della scuola approvata dal Consiglio dei Ministri che potrebbe approdare in Parlamento già da lunedì prossimo. Il premier non parla di semplice riforma, ma di una “rivoluzione strepitosa” che oltre a prevedere le oltre 100 mila assunzioni di precari metterà in campo nuovi concorsi attraverso i quali assumere immediatamente i vincitori. Quella immaginata dal governo è una scuola con maggiori autonomie, dove i singoli presidi potranno scegliere da un apposito albo gli insegnanti da chiamare direttamente (e lo stesso operato dei presidi potrà essere valutato). Un’altra novità è la cosiddetta “carta del prof”, attraverso la quale ogni docente avrà a disposizione una cifra pari a 500 euro all’anno destinata all’aggiornamento professionale (acquisto di libri, strumenti digitali, mostre, concerti, ecc). Parlando del “merito”, Renzi ha voluto spiegare il motivo per cui sono stati mantenuti gli scatti di anzianità: se aboliti, ha detto il capo del governo, la scuola sarebbe stato l’unico settore del pubblico impiego a non avere diritto agli scatti. Nello stesso tempo però sono aggiunti altri soldi proprio per il “merito”, con i presidi delle varie scuole che saranno incaricati di decidere autonomamente le modalità di assegnazione, con una trasparenza totale. Per il bonus da assegnare a chi si impegna di più vengono stanziati 200 milioni all’anno. Ecco di seguito la riforma in dieci punti: il primo riguarda l’autonomia dei vari istituti, che potranno organizzarsi ognuno nel modo che ritiene più opportuno. Il secondo, sul quale Renzi ha puntato molto, sono le 100 mila assunzioni. Un punto che naturalmente era il più atteso da parte della grande platea dei precari. Renzi lo ha confermato, aggiungendo che si assumeranno 100 mila insegnanti presi dalle graduatorie. Esaurite queste ultime, nella scuola si potrà entrare solamente per mezzo di un concorso. Per il momento restano esclusi dalle assunzioni i 23000 precari delle “scuole primarie”. Il terzo punto riguarda i supplenti, che saranno aboliti con la possibilità per il preside di ogni scuola di scegliere gli insegnanti. I supplenti spariranno quando la riforma sarà andata a regime, dopo un primo anno che sarà di transizione. Anche sul quarto punto, quello delle cosiddette “classi pollaio”, Renzi è stato molto esplicito, spiegando che con la riforma si avrà un organico funzionale che permetterà di superare questo fenomeno. Il quinto punto illustrato riguarda il “merito”, e gli scatti di anzianità, che saranno confermati anche dalla riforma. Nei giorni scorsi c’erano state delle polemiche rispetto a questo argomento, poi superate. L’assegnazione dei soldi in base al “merito” sarà decisa dai singoli presidi, e lo stanziamento destinato a questo settore sarà di 200 milioni di euro a partire dal prossimo anno.



Il sesto punto è quello relativo alla “Carta del prof” del valore di 500 euro per ciascun professore, con i quali si potranno fare acquisti di tipo culturale per aggiornamento, come libri, biglietti di concerti e di spettacoli teatrali. Il settimo punto riguarda la maggiore attenzione a materie come musica ed arte che tornano a far parte delle materie di insegnamento, così come la lingua inglese e l’educazione motoria. La lingua inglese sarà insegnata fino dalle scuole primarie e si dovrà fare molta attenzione alla professionalità degli insegnanti. L’ottavo punto riguarda la trasparenza totale, con i “curricula” dei professori e i bilanci degli istituti che dovranno essere pubblicati online. Il nono punto è relativo agli sgravi che saranno concessi per la frequenza delle “scuole paritarie”. Le famiglie che sosterranno le spese per l’iscrizione dei propri figli a materne, elementari e medie paritarie potranno detrarre queste spese. Il decimo punto riguarda la destinazione del 5 per mille e gli “school bonus”. Con la riforma, si incentivano le famiglie italiane a dare un contributo fattivo per il miglioramento della scuola, con la possibilità di devolvere ai vari istituti il 5 per mille. Inoltre con lo “school bonus” si potranno effettuare delle donazioni, il cui importo potrà essere detratto dalla dichiarazione dei redditi nella misura del 65%.

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