Come anticipato già da alcune settimane dagli organi di stampa, il disegno di legge sulla “Buona Scuola” approvato dal Governo contiene alcuni incentivi fiscali in favore delle “istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione” ivi comprese quindi le “scuole paritarie private” di cui all’art. 1 della legge 68 del 2000.
In sintesi le agevolazioni fiscali contenute nel ddl riguardano la possibilità di detrarre le spese di frequenza di scuole di infanzia e primarie per un importo annuo non superiore a 400 euro per alunno o studente, l’accesso di diritto al 5 per mille e la possibilità di portare in detrazione le erogazioni liberali destinate a sostenere investimenti per la realizzazione di nuove costruzioni scolastiche o per la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti.
Sicuramente tra gli incentivi più attesi vi è il riconoscimento fiscale delle ingenti spese che le famiglie devono sostenere per la frequenza dei loro figli alle scuole paritarie private.
La normativa fiscale, in generale, già riconosce riduzioni d’imposta ai contribuenti che sostengono determinate tipologie di spese di particolare rilevanza sociale. Queste agevolazioni si traducono nella sostanza in detrazioni, cioè la possibilità di operare direttamente sull’imposta (Irpef), o deduzioni, cioè la possibilità di operare sul reddito imponibile.
La scelta del Governo è stata quella di concedere la detrazione di un importo pari al 19% delle spese di frequenza fino all’importo annuo non superiore a 400 euro per alunno o studente.
Incominciamo col dire che l’opzione della detrazione fino al 19% risulta sicuramente meno vantaggiosa rispetto alla deduzione: quest’ultima agevolazione permetterebbe infatti risparmi di imposta che vanno dal 23% (aliquota marginale minima attualmente prevista per i redditi compresi tra 0 e 15mila euro) al 43% (aliquota marginale massima prevista per la parte di reddito eccedente i 75mila euro).
Come se ciò non bastasse, il provvedimento ha previsto anche che l’importo massimo di spese di frequenza su cui calcolare la detrazione del 19% sia pari 400 euro annui, ammontare ben al di sotto dei costi che le famiglie si trovano a sostenere per permettere ai loro figli di frequentare le scuole primarie private.
Il risultato di tutto questo è che l’effettivo risparmio fiscale concesso per ciascun alunno o studente sarà di 76 euro (il 19% di 400 euro). Come è evidente stiamo parlando di un importo che rasenta l’elemosina.
Con riferimento alla possibilità concessa a tutte le “istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione” di beneficiare “di diritto” al sistema di ripartizione del 5 per mille, a prescindere quindi dalla natura giuridica dei soggetti gestori, occorre rilevare che già oggi moltissime scuole paritarie private godono di tale possibilità. Gli effetti pratici di tale estensione appaiono quindi molto ridotti.
Infine, con il cosiddetto “school bonus” viene riproposta la stessa disciplina agevolativa dell'”art bonus” introdotta lo scorso anno per favorire il “mecenatismo” in favore della cultura.
Con questa disposizione viene riconosciuto un credito d’imposta sulle erogazioni liberali in favore degli istituti scolastici. Tale credito d’imposta è pari al 65% delle erogazioni liberali stesse, per il 2015 e il 2016 e al 50% per il 2017.
Il beneficio concesso ai benefattori è di per sé molto ampio e l’agevolazione appare quindi consistente. Anche in questo caso tuttavia dobbiamo rilevare che tale disposizione risulta limitata da un vincolo ben preciso. Infatti possono godere di tale agevolazione solo le erogazioni destinate ad investimenti in nuove strutture scolastiche o alla manutenzione e al potenziamento di quelle esistenti. Rimangono quindi escluse quelle liberalità destinate a sostenere i costi di gestione della scuola, fattispecie che avrebbe invece permesso, molto probabilmente, una riduzione delle rette e quindi un beneficio indiretto per le famiglie.
In sintesi che giudizio possiamo dare a questo pacchetto di incentivi per le scuole paritarie contenuto nel provvedimento sulla Buona Scuola? Si potrebbe rispondere: meglio poco che niente. E’ certo però che chi si attendeva da questi provvedimenti, anche a seguito dell’enfasi data in fase di annuncio, un effettivo sollievo economico per le famiglie che si trovano a sostenere enormi costi per l’istruzione dei propri figli non potrà che rimanere deluso.