“Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni”, ha detto Papa Francesco alla scuola italiana raccolta in Piazza San Pietro il 10 maggio scorso. Per aiutare i giovani ad aprire mente e cuore alla realtà, però, occorre innanzitutto che la scuola stessa sia aperta alla realtà, fatta da insegnanti “con un pensiero incompiuto, aperti ad imparare” e gestori disponibili al cambiamento, a chiedersi continuamente cosa è davvero necessario per conseguire il vero scopo di ogni scuola: il bene degli alunni.
Sono queste le ragioni per cui CdO Opere Educative ha scelto come titolo del suo convegno nazionale 2015, che si terrà a Pesaro dal 27 al 29 marzo, “Una scuola aperta alla realtà. Oggi”.
Un convegno che, dopo l’incontro di apertura dei lavori col presidente nazionale CdO, Bernhard Scholz, offrirà un programma ricchissimo di occasioni di confronto e approfondimento sui temi che maggiormente caratterizzano l’attuale fase di trasformazione della scuola italiana avviata col documento governativo “la Buona Scuola”: la valutazione, la formazione dei docenti, il bilinguismo, le sfide della didattica tradizionale e digitale, il dialogo tra culture diverse, i cambiamenti del mondo del lavoro, la sostenibilità economica della scuola.
Due sessioni, in particolare, fungeranno da colonne portanti dell’evento.
La prima, il sabato mattina, rappresenta la continuazione di un importante lavoro già avviato da CdO Opere Educative per i propri associati, ed è sul tema della valutazione delle scuole, che da quest’anno scolastico è diventata obbligatoria per tutto il sistema di istruzione.
Interverranno sul tema Tommaso Agasisti, co-director School of Educational Management del Politecnico di Milano ed Elena Ugolini, preside del Liceo Malpighi a Bologna e membro del gruppo di lavoro Miur per l’avvio del Sistema Nazionale di Valutazione. Lo scopo è quello di aiutare le scuole a comprendere sempre di più l’importanza strategica insita nel concetto stesso di autovalutazione, inteso non solo come adempimento dettato dalle recenti normative in materia, ma come vera e propria leva per il miglioramento, dotandole di strumenti conoscitivi e operativi adeguati. L’insieme delle scuole paritarie, del resto, come ciascuna scuola statale o non statale, ha assoluto bisogno di rendere evidenti le proprie peculiarità ed i risultati conseguiti, per accreditarsi come interlocutore rilevante nel panorama educativo del proprio territorio.
La seconda “colonna” è dedicata ai temi fondamentali che riguardano la libertà di educazione e la parità scolastica, rilanciati dal dibattito in corso sulla “Buona Scuola” e sul relativo disegno di legge appena presentato. Argomenti che saranno affrontati in particolare domenica mattina, durante la tavola rotonda dal titolo “Per una scuola migliore”, cui parteciperanno il sottosegretario Miur Gabriele Toccafondi, l’ex ministro Luigi Berlinguer e il presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini.
Diventa sempre più evidente, infatti, che per migliorare le scuola non è più possibile prescindere da una apertura all’esterno, cioè verso i migliori modelli europei e mondiali caratterizzati da una reale autonomia e da una piena parità fra scuola statale e non statale.
Il disegno di legge sulla “Buona Scuola”, approvato in sede di Consiglio dei ministri del 12 marzo 2014 e appena presentato in Parlamento, ha fatto qualche passo in questa direzione, contenendo diversi provvedimenti relativi all’autonomia (di cui il nostro ingessato e pachidermico sistema di istruzione statale ha davvero urgente necessità), ma stenta ancora ad accettare la logica della parità scolastica. Le detrazioni fiscali per le spese sostenute per la frequenza scolastica, infatti, sono limitate alle sole scuole dell’infanzia e del primo ciclo, quasi che le secondarie di secondo grado non fossero scuole paritarie a tutti gli effetti e non svolgessero un servizio pubblico. Inoltre, la versione del ddl depositata in Parlamento fa riferimento a cifre di gran lunga inferiori a quelle proposte dal Miur; se confermate, renderebbero praticamente irrilevanti le detrazioni ai fini dell’esercizio concreto della libertà di scelta educativa.
Solo se il grande lavoro per realizzare una “Buona Scuola statale e paritaria”, svolto in questi mesi dagli addetti ai lavori e da numerosi parlamentari di diverse aree politiche, continuerà con la medesima determinazione, avviando anche un percorso per il riconoscimento del costo standard, le detrazioni approvate, per quanto modeste, potranno rappresentare la crepa in grado di far finalmente crollare la diga dello statalismo.
CdO Opere Educative, anche col proprio convegno nazionale, intende offrire un contributo a tutto il sistema di istruzione lavorando proprio in questa direzione: verso una scuola migliore, aperta alla realtà, oggi. E aiutare ad “allargare la crepa”, per aprire nuovi spazi di libertà.