Il testo del ddl Buona Scuola è stato approvato ieri dall’aula di Montecitorio con 316 voti a favore, 137 contrari e un astenuto. Controverso il capitolo dei finanziamenti: stralciato il 5 per mille, approvati lo school bonus e la detrazione, che viene estesa anche alla scuola superiore: si potranno detrarre le spese sostenute per un importo annuo non superiore ai 400 euro per alunno, risparmiando 76 euro. Una vittoria, anzi una vera e propria rivoluzione culturale, dice Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione con delega alle paritarie.



Sottosegretario, lei ha parlato di “abbattimento di un muro ideologico”. Perché mai?
Perché arriva finalmente il riconoscimento della libertà di scelta educativa. In settant’anni di storia della repubblica nemmeno i monocolore Dc hanno fatto qualcosa del genere. E’ un inizio rivoluzionario. Molti deputati che sono intervenuti in aula per difendere le detrazioni hanno detto cose impensabili fino a pochi anni fa. E’ segno che c’è una cultura nuova fatta di persone che conoscono la realtà invece che immaginarsela.



Secondo lei si può mandare un figlio in una scuola paritaria con uno sconto di ben 76 euro l’anno?
Come dicevo, è un inizio. Alla sua domanda, che è ovviamente retorica perché la risposta è no, rispondo che per la prima volta, con quei 76 euro, lo stato riconosce che dei genitori spendono i loro soldi in un servizio pubblico. L’anno prossimo, se tutto va bene e se le cose funzionano, sarà più semplice fare un passo in più.

Cosa volete fare?
Aumentare le detrazioni. Abbiamo portato in detrazione 400 euro quando la spesa media per un figlio in una scuola paritaria si aggira sui 2500, 3mila euro l’anno e più. E’ solo un inizio di percorso.



Non crede invece che qualcuno possa obiettarvi che le paritarie, in tal modo, hanno già avuto? Capitolo chiuso, insomma. Con il risultato di aver blindato un’elemosina.
Il processo alle intenzioni è la cosa più sbagliata da fare, in questo momento. A chi parla di elemosina, di bicchiere mezzo vuoto, di montagna che ha partorito il topolino e via dicendo, rispondo che bisogna guardare come le cose stavano fino a ieri e come stanno oggi. Se il bicchiere è mezzo pieno, prima non lo era, anzi non c’era nemmeno il bicchiere. 

Ha molta fiducia nei suoi colleghi del Pd.
La politica è prendere delle decisioni coraggiose. Il fondo per le paritarie rimane, continueremo a dare battaglia perché nella legge di stabilità il reintegro del fondo non è mai scontato, ma mentre quel contributo va alle scuole, ora con la detrazione per la prima volta viene sancita la libertà di scelta educativa dei genitori. Intendiamo andare avanti su questa strada.

Come mai avete tolto al cittadino la possibilità di versare un’aliquota del proprio reddito lordo alla scuola del proprio figlio mediante il 5 per mille? 

Perché per com’era scritta la norma, il 5 per mille veniva finanziato con lo stesso capitolo economico che destina i fondi alle Onlus e al volontariato. Avremmo alimentato una guerra tra poveri. Tra il passaggio al Senato e la fine dell’anno intendiamo trovare risorse nuove. 

Le paritarie fanno già parte della platea del 5 per mille. Perché togliere soldi alle scuole statali?
Per lo stato il 5 per mille è una minore entrata, dunque va coperta o con dei tagli oppure trovando nel bilancio dello stato altre risorse da destinare agli enti finanziati. Il principio resta valido, noi il 5 per mille dedicato alla scuola lo vogliamo fare, ma con nuove risorse, senza toglierle né al bilancio dell’istruzione né al volontariato. 

In pratica?
In pratica, oltre a onlus, non profit e volontariato sarebbero stati inseriti tra i beneficiari anche 80mila scuole. Abbiamo detto no all’uso degli stessi soldi da dividere tra più richiedenti. Il 5 per mille dedicato intendiamo farlo, ripeto, ma con nuove risorse.

C’è un altro nodo, quello dell’articolo 23. La nuova procedura della formazione iniziale sortirebbe l’effetto di privare le paritarie dei loro docenti. Un pasticcio.
E’ vero, è un aspetto che se confermato sarebbe assolutamente da modificare. Al Senato cambieremo la norma.

Al Senato non sarà più complicato?
Se una cosa è irragionevole, lo è sia alla Camera che al Senato. 

(Federico Ferraù)