Caro direttore,
le polemiche sulla Buona Scuola hanno spazzato via anche ciò che di buono Renzi e Giannini hanno proposto e questo è ingiusto, bisognerà trovare il modo di rendere merito al premier e al suo ministro per ciò che comunque può rappresentare qualcosa di effettivamente nuovo. In questo senso bisogna rifuggire dall’atteggiamento sindacale che fa di ogni erba un fascio e che siccome vi sono delle gravi contraddizioni nel testo licenziato alla Camera allora è tutto da buttare. Questo massimalismo è l’ultima propaggine di una posizione ideologica che pone forti resistenze a qualsiasi tentativo di costruire, che invece è quanto mai urgente. Anzi è proprio individuando gli spazi di costruzione e imboccandone le traiettorie che si potrà costruire non la buona scuola ma la nuova scuola! 



In questa direzione di trovare i punti su cui far leva per costruire il nuovo, ribadito che il preside sceriffo non lo vogliamo noi come non lo vogliono nemmeno i presidi, si devono sottolineare due prospettive quanto mai interessanti per una scuola moderna e rispondente al bisogno educativo che urge sempre più.

1. La prima è quella del curriculum dello studente. Si tratta di una possibilità interessante e significativa per costruire assieme ad ogni studente un suo percorso, che sappia valorizzare e promuovere le attitudini personali. Questa del curriculum dello studente è una prospettiva di grande novità, perché rende gli studenti protagonisti del percorso degli ultimi tre anni di superiori. Infatti non è la scuola che dovrà fare il curriculum dello studente, ma si dovrà costruirlo assieme a lui e in primis con il suo apporto. Realizzare il curriculum dello studente sarà una prova quanto mai importante per la scuola, che così saprà dimostrare quanto decisiva sarà per l’autonomia il contributo di tutti. 



2. La seconda prospettiva è quella della didattica laboratoriale. Questa è un’innovazione che deve trovare quanto prima la direzione giusta, per non implodere e rovinare paurosamente in pratiche di basso rilievo. La via della didattica laboratoriale è quanto mai importante perché su questa strada la didattica diventerà più incisiva. Ma deve essere vera didattica laboratoriale e non un suo surrogato, come oggi spesso accade di trovare dentro le classi. Per fare una didattica laboratoriale autentica bisogna liberare le energie creative degli studenti, li si deve implicare nel percorso educativo, si deve puntare sulla loro libertà. Questa è didattica laboratoriale, non che si fa far loro qualcosa, ma che ci si rivolge alla loro libertà, che la si mette in atto. Quindi la questione seria della didattica laboratoriale non è il far fare, ma è il far essere, in special modo provocarli ad essere liberi. La didattica laboratoriale è quella in cui un insegnante impara dagli studenti, può arricchirsi della loro sensibilità umana, può essere segnato dai loro apporti critici e dai loro suggerimenti. Questa è didattica laboratoriale, quella dove gli studenti conquistano il sapere dentro un orizzonte loro.



Perché siano attuati il curriculum degli studenti e la didattica laboratoriale la condizione è una e una sola, è che vi sia finalmente l’autonomia!