Con il ritardo di un giorno su quanto programmato, anche quest’anno si presentano al via le prove Invalsi; al debutto le classi II e V della scuola primaria, che affronteranno oggi, mercoledì 6, la prova di italiano, preceduta per i bambini di II dalla prova preliminare di lettura, e a seguire giovedì 7 la prova di matematica. La prima fase delle rilevazioni si concluderà martedì 12 quando sarà il turno degli studenti delle classi II delle scuole secondarie di secondo grado, mentre la seconda fase, rivolta solo agli studenti delle classi III della scuola secondaria di primo grado, avrà luogo venerdì 19 giugno all’interno dell’esame conclusivo del primo ciclo (la cosiddetta Prova nazionale Invalsi). Insieme alle prove, agli studenti è chiesto di compilare un questionario informativo, mentre nei mesi scorsi le scuole hanno raccolto altre informazioni di contesto compilando un’apposita scheda.



Le rilevazioni di quest’anno si svolgono nel decennale dell’attività dell’Istituto, cui è stato dedicato un convegno a Roma nello scorso dicembre, e in concomitanza della stesura, per la prima volta, del rapporto di autovalutazione delle scuole, nel quale i gruppi che nelle scuole sono stati appositamente costituiti sono invitati a raccogliere osservazioni anche a partire dai risultati delle prove Invalsi svolte in precedenza. 



Partite in forma sperimentale nella prima metà della scorsa decade, le prove, grazie alle ricerche e agli studi che negli anni ne hanno accompagnato la formulazione e l’analisi dei risultati, hanno subito trasformazioni e mutamenti, come si può osservare confrontando i fascicoli somministrati nel 2008/2009 a quelli proposti nello scorso anno scolastico. Per matematica ad esempio è da rilevare come sia mutata la composizione sia relativamente alle tipologie — negli anni hanno trovato più spazio le domande aperte a risposta univoca ma anche con richiesta di giustificazione — sia ai contenuti — nei primi anni nel caso della prova di III media erano presenti quesiti sulle equazioni assenti negli ultimi anni — sia negli aspetti organizzativi, con riferimento ad esempio ai tempi di esecuzione che sono stati modificati anche su indicazioni giunte dalle scuole, sia per il caso di bambini e ragazzi che presentano situazioni particolari quali dislessia o bisogni educativi speciali, per i quali sono state delineate specifiche indicazioni per lo svolgimento della prova e per la loro considerazione. 



Per avere un’idea del lavoro svolto negli anni si può visitare la sezione del sito www.invalsi.it dedicata alle rilevazioni precedenti, in cui è possibile scaricare tutte le prove proposte negli scorsi anni, le griglie di correzione, le guide alla lettura delle prove in cui viene analizzata e commentata ciascuna domanda, i rapporti annuali, in cui vengono descritti i criteri e i processi con cui vengono redatti i fascicoli e vengono presentati gli esiti a livello nazionale. 

Di particolare rilevanza nell’insieme dei documenti i Quadri di riferimento, che si possono recuperare dalla pagina https://invalsi-areaprove.cineca.it/, in cui sono specificati valenza e limiti delle prove: come ogni strumento infatti esse possono essere utili se utilizzate in maniera appropriata. A tal proposito è opportuno ricordare, leggendo dal Quadro di riferimento della prova di matematica del primo ciclo, che “le prove Invalsi sono progettate per la valutazione del sistema, ma possono costituire un elemento molto efficace se inserite nel processo di autovalutazione degli insegnanti. La comparazione dei risultati delle proprie classi o della propria istituzione scolastica con gli esiti complessivi delle prove, interpretati alla luce della conoscenza del contesto specifico in cui la propria scuola opera, può servire per individuare i punti di forza e di debolezza del percorso effettivamente realizzato in classe e delle scelte didattiche effettuate”. 

È solo il docente che ha insegnato in una specifica classe, della quale conosce composizione, evoluzione, fatiche, successi, situazioni individuali e contesto, che ha tutti gli elementi per interpretare gli esiti, utilizzarli per riflettere sul proprio operato e, in collaborazione con gli altri docenti della scuola o utilizzando altre risorse, riconsiderare la propria azione didattica. È in quest’ottica che affrontare le prove Invalsi non diventa una indebita intromissione nella vita della scuola, quanto piuttosto una opportunità di ripensare il proprio modo di farla.