Come ogni anno, verso la metà di giugno arriva un appuntamento tra i più quotati nella classifica dei binomi “odi et amo” per i ragazzi italiani: la tanto attesa/odiata maturità è ormai alle porte ed impazzano su social, siti di studenti e forum delle possibile tracce pertinenti con l’annata in corso, con la speranza di potersi preparare prima con argomenti potenzialmente trattabili in sede di prima prova scritta. Quest’anno l’apertura delle buste con le varie tipologie di tracce dei temi avverrà per milioni di maturandi italiani il 17 giugno, con la seconda prova in calendario il giorno dopo 18 giugno e la terza prova, diversificata da scuola a scuola, che invece è prevista tre giorni dopo, lunedì 21 giugno.



Per cercare di intercettare un po’ le possibili tracce di quest’anno e per avere un giudizio più nello specifico su cosa è la maturità oggi nel 2015, abbiamo raggiunto l’istrionico e celebre storico dell’arte Philippe Daverio.

Professor Daverio, la maturità si avvicina per milioni di alunni, cosa ne pensa di eventuali toto-tracce?



Sono sincero, non ho mai guardato con grande attenzione neanche le tracce degli anni passati, mi sono sempre sembrate molto complicate e cervellotiche.

Secondo lei andrebbe riformato qualcosa nella formula classica della maturità?

Decisamente. La renderei innanzitutto meno cervellotica, mi sembra che il livello orami sia assurdo nel senso che si chiede a dei ragazzi 19enni di avere una coscienza filosofica che neanche Metternich. È un po tanto! Poi per carità, magari sono tutti geniali ma quando poi me li ritrovo all’università capisco che non è proprio così. Mi chiedo quindi che paese si immaginano là dentro al Ministero; la mia esperienza dice che i liceali sono bravissimi ragazzi ma che non penso abbiano ancora l’abitudine e la flessibilità organica del loro pensiero.



Secondo Lei, ha ancora senso dunque parlare oggi, nel 2015, di maturità?

Questo tema penso vada affrontato con grande serietà, che si apra finalmente ad un organico ancoramento all’intera nostra società. Io sogno – sono un provocatore, me lo conceda – un paese dove gli stessi temi che propinano ai ragazzi, vengano poi svolti da nostri parlamentari. Sono o non sono loro i rappresentanti degli italiani, come recita il mandato costituzionale? Scopriremmo però che i parlamentari non sono in grado di sostenere questo tipo di maturità, e non lo sono davvero, e quindi perché dovrebbe essere affrontabile per i nostri alunni? Guardando i titoli dei temi degli ultimi anni, il rischio di avere una distanza netta tra il paese pensato dal Ministero e il paese reale, mi sembra molto probabile. Il paese reale secondo me non ha la percezione della complessità così barocca delle domande poste nella prova scritta.

Ma secondo Lei questa complessità non potrebbe essere un modo per stimolare una maggiore conoscenza attiva ed interesse nei ragazzi?

Ma i maturandi non sono dei creativi professionisti, sono solo dei ragazzi che hanno seguito un percorso didattico e dimostrano una capacità matura di trarre da questo percorso delle nozioni equilibrate. Vanno perciò affrontate in modo paritario con il percorso svolto e non con tracce cervellotiche, il problema poi in secondo piano è proprio questo processo didattico dei 5 anni che portano alla maturità, ma questa è un’altra storia.

 

Se dovesse affrontare Lei oggi la maturità, che tesina porterebbe?

Mille cose. Mi viene in mente, ad esempio, una domanda del genere: per quale motivo l’Italia è un paese competitivo nel campo della moda? Oppure, per quale motivo da 20 anni a questa parte la Biennale di Venezia è gestita da signori nominati nel mondo degli affari americani? Vede, dobbiamo iniziare a capire dove stiamo vivendo, qual’è il mondo a noi circostante. E bisogna partire a far ciò con i ragazzi. Altra questione, per quale motivo la Rai non fa più fare le trasmissioni d’arte a Daverio?

 

Beh, forse dovremmo chiederlo alla Rai questo…

Io penso che un ragazzo è un maturo quando gli si pongono delle domande, perché non fargli anche queste? A prescindere dalle polemiche comunque, un argomento che sarebbe davvero interessante da indagare potrebbe recitare così: cosa vuole dire per voi l’Europa della cultura?. Tutte queste possibili tracce per me sono tematiche normali ma che nessuno tocca.

 

(Niccolò Magnani)