Chi prima chi dopo, gli Usr regionali si sono attivati, fra dicembre 2014 ed oggi, per dare attuazione al Dm 351/2014 che indice la seconda tornata di corsi metodologici Clil (Content and language integrated learning). In Emilia-Romagna e Lazio le scuole per i corsi erano state individuate a metà dicembre 2014, la Sicilia ha raccolto le iscrizioni ad aprile 2015, in Toscana i corsi inizieranno a settembre 2015, in Puglia l’Università di Foggia ha avuto incarico a febbraio 2015, il Trentino ha annunciato a marzo 2015 il Piano Trilingue per la formazione Clil, in Campania sono stati pubblicati gli elenchi degli iscritti a fine maggio. La macchina è ripartita secondo i binari consueti: bando di assegnazione alle università, stipula delle convenzioni, individuazione delle scuole di appoggio (che magari nel frattempo hanno anche organizzato e gestito i corsi linguistici), iscrizione dei partecipanti ed infine avvio dei corsi di 20 Cfu, e quindi ammontanti a 500 ore di formazione fra presenza, online e tirocinio. Un impegno di certo consistente.
In Lombardia, non certo l’ultima delle regioni italiane in quanto a presenza di istituti superiori e università, l’Usr Lombardia ha pubblicato gli elenchi dei dodici nuovi corsi Clil metodologici a fine maggio; i corsi andranno ad interessare, da una rapida somma dagli elenchi ufficiali, circa 370 docenti, tutti di istituti statali (la stipula della convenzione per le scuole paritarie è sul tavolo dell’Ufficio scolastico, come dalla nota del 20 maggio), di cui circa un terzo frequenteranno i corsi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, mentre i restanti saranno in carico all’Università Statale di Milano, che per la prima volta attiverà, come annunciato da Giovanni Iamartino su queste pagine, anche corsi umanistici. I docenti Clil di lingua inglese saranno distribuiti su scuole locali in tutta la regione, mentre per le lingue “altre” (spagnolo, tedesco e francese) l’unica sede disponibile sarà Milano, data l’esiguità dei numeri (una sessantina di docenti in tutto dalle più disparate provenienze). Ammessi solo i docenti con livello almeno B2, elemento sicuramente promettente per la buona riuscita dei corsi, sempre che competenza e preparazione siano reali e recenti.
Allo stato attuale delle cose le Università Statale e Cattolica hanno ufficializzato l’apertura dei corsi in alcune riunioni preliminari, e poi inevitabilmente rimandato l’avvio dei corsi, che comporterà un impegno massiccio fra frequenza settimanale, lavoro a casa, tirocinio e prova finale per tutti questi docenti. Il tutto da settembre 2015 o comunque in avvio di nuovo anno scolastico, quello su cui si dovrebbe andare a collocare la Buona Scuola, con tutti gli elementi di innegabile novità che essa dovrebbe comportare.
Nel frattempo i docenti saranno alla prese con il primo banco di prova del Clil, l’esame di Stato 2015, dove, se i presidenti di commissione saranno stati debitamente informati, la bomba Clil verrà disinnescata facilmente grazie alle norme appositamente introdotte per favorire la gradualità dell’introduzione (elegante eufemismo per mascherare il mostruoso ritardo del Miur, incapace di attuare quella formazione che sarebbe stata necessaria per una riforma varata nel lontano 2003): solo il docente interno, in sostanza, può verificare quanto fatto in metodologia Clil, nella forma indicata nel Documento del consiglio di classe, e giocandosela sostanzialmente in casa.
Fatto poco? Non importa, il tetto minimo non è stato ufficialmente fissato. Fatto male, ad es. qualche lezione duplicata in lingua straniera, magari con un bel video, e spacciata come approfondimento? Non importa, la valutazione del percorso Clil è solo del docente interno, che non ha certo interesse né a sminuire il suo lavoro (che comunque, visto che in molti casi sarà stato lasciato alle sue sole risorse, gli è costata non poca fatica e lavoro) né i suoi stessi studenti, che certo non avranno tratto dal quella duplicazione indebitamente chiamata Clil alcun beneficio metodologico, contenutistico, cognitivo o linguistico.
Ne riparleremo dopo l’esame di Stato 2015, nella speranza di poter raccogliere anche testimonianze positive.