Una tassa occulta sulle scuole superiori. I fautori della riforma Delrio delle province avevano raccontato che essa avrebbe razionalizzato l’ordinamento locale, portando a risparmi di spesa e riduzione connessa delle tasse, con servizi più efficienti. Quanto sta accadendo nelle scuole superiori rivela, purtroppo, il contrario. I prelievi forzosi alle casse di province e città metropolitane, imposti da d.l. 66/2014 e legge 190/2014, hanno praticamente azzerato la capacità di spesa corrente degli enti “di area vasta”. Tra queste spese rientrano anche quelle destinate alle manutenzioni ordinarie e alle spese per utenze, pulizie e aggiornamento della strumentazione informatica.
Le province, però, non hanno più i fondi per sostenere queste spese. Dunque, le scuole, consapevoli di non poter più contare sull’adempimento da parte delle province alle disposizioni della legge 23/1996, rimediano innalzando la cosiddetta “retta”, talvolta chiamata “tassa di iscrizione”, che invece altro non è se non il contributo volontario chiesto alle famiglie per il potenziamento dell’offerta formativa. La conseguenza è che le spese delle famiglie vengono dirottate dalla didattica alle manutenzioni e alle utenze.
Si tratta, come rilevato, di una vera e propria tassa occulta, molto discutibile perché di fatto fa pagare alle famiglie due volte il costo sociale per l’istruzione. Infatti, per il sistema scolastico pubblico già si pagano le imposte ordinarie: il contributo chiesto dalle scuole fa spendere una seconda volta denari che già con le tasse dovrebbero garantire il diritto allo studio.
I fatti dimostrano che la riforma delle province non coglie l’obiettivo di migliorare i servizi e abbassare le tasse. Il volume di entrate fiscali delle province, infatti, nonostante l’enorme abbassamento della loro spesa corrente, è rimasto identico. Solo che le entrate fiscali provinciali invece di essere utilizzate per rendere i servizi di loro competenza, per oltre un terzo sono girate allo Stato che così finanzia spese di sua competenza, lasciando i servizi provinciali a secco.
Con la conseguenza paradossale che la pressione fiscale non ha ricevuto alcun beneficio dalla legge Delrio, i servizi provinciali sono azzerati o resi molto al di sotto dei livelli necessari e si introducono nuove e maggiori spese a carico dei cittadini, come esemplificato dal caso delle scuole superiori.