Un vero pasticcio, che mette a rischio gli stipendi di molti insegnanti delle scuole paritarie della Liguria. E stipendi vogliono dire famiglie, figli, ferie e quant’altro. Ma ai politici e alle burocrazie statali e regionali questo non interessa. Lo stipendio loro lo ricevono regolarmente e spesso è una lauta paga. Avevamo già scritto su questo giornale che la tranche finale dei finanziamenti statali dell’anno scolastico 2013-14 per le scuole paritarie erano in ritardo per intoppi burocratici: le paludi (spesso create ad hoc) del ministero dell’Economia li ha rilasciati solo a fine marzo e tra aprile e maggio sono arrivati alle Regioni a cui spetta l’erogazione.
Quasi tutte le ragionerie regionali hanno messo in pagamento a fine maggio questi denari, ma in Liguria no. E il pasticcio è diventato un pasticciaccio, come avrebbe detto un noto scrittore neorealista. La giunta Burlando ci ha messo del suo. Il provvedimento doveva essere esaminato nella giunta del 29 maggio, a due giorni dalle elezioni e l’assessore Sergio Rossetti si era impegnato a farlo approvare. Ma qualcosa deve essere andato storto, per cui tutto è stato rimandato alla seduta del 6 giugno. Certi di vincere, gli uomini del Pd hanno aggiornato il pagamento di oltre 5 milioni di euro alla seduta successiva. Il tracollo della lista guidata da Raffella Paita ha bloccato tutto e ora è iniziato l’interregno, per cui in attesa della nuova giunta guidata da Giovanni Toti e targata Lega Nord, i soldi rimangono nelle casse della Regione.
Intanto le tantissime scuole paritarie annaspano con i tanti debiti e gli stipendi da pagare. Forse a sinistra qualche lacrimuccia del coccodrillo la spendono, ma in molti saranno contenti se qualche piccola scuola dell’infanzia fallirà. Una di meno, diranno i Cinque Stelle, notoriamente schierati su posizioni antiparitarie, ma anche nell’area del centrodestra i cuori non saranno particolarmente addolorati. Il contagocce in Liguria cala le sue lacrime con uno stillicidio continuo, e le scuole paritarie chiudono una dopo l’altra.
Eppure la regione stretta tra il mare e l’Appennino è un’area particolarmente dotata di opere educative costruite dalle realtà locali nel corso del secolo scorso. Sin dal 2002 era anche stata approvata una legge sul buono scuola (legge 14/2002, “Intervento a sostegno delle famiglie per favorire il percorso educativo degli allievi delle scuole statali e paritarie”), quando il centrodestra, con il presidente Sandro Biasotti, ebbe in mano, tra il 2000 e il 2005, il governo della Liguria. Poi arrivò Claudio Burlando, che in pochi mesi cancellò i finanziamenti erogati direttamente alle famiglie i cui figli frequentavano le scuole paritarie. La legge regionale 15/2006 per favorire il diritto allo studio spalmò gli esigui finanziamenti su tutta la popolazione scolastica e la logica del poco per tutti ridusse in spiccioli i soldi destinati alle scuole paritarie.
Ora cosa farà Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi, neopresidente eletto, e da poco insediato (ha giurato il 1° luglio)? Potrebbe far finta di niente, oppure da bravo Robin Hood, rimediare. Tra i primi provvedimenti (ancor prima di formare la giunta) potrebbe firmare il decreto che autorizza il dirigente del settore politiche scolastiche (il dipartimento dipende direttamente dal presidente e non dall’assessore all’Istruzione) a versare i soldi alle scuole. Sarebbe una boccata d’ossigeno per le scuole non statali e non comunali. Un bel gesto che laverebbe un’onta di Burlando, un atto politico che farebbe vedere di che pasta è fatto il nuovo centrodestra ligure, ora al comando nel Palazzo di piazza De Ferrari, 1.