La lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco presenta una sfida educativa che va al cuore del rapporto tra l’uomo e la natura e che si rivolge sia ai diversi ambiti educativi sia ai giovani, affinché sorga e si imponga un nuovo stile di vita e si formi una conoscenza capace di considerare tutti i fattori della realtà.
Il Papa esplicita la sua preoccupazione educativa in modo chiaro e senza possibilità di equivoco. Al paragrafo 209 infatti scrive:
“La coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini. Molti sanno che il progresso attuale e il semplice accumulo di oggetti o piaceri non bastano per dare senso e gioia al cuore umano, ma non si sentono capaci di rinunciare a quanto il mercato offre loro. Nei Paesi che dovrebbero produrre i maggiori cambiamenti di abitudini di consumo, i giovani hanno una nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso, e alcuni di loro lottano in modo ammirevole per la difesa dell’ambiente, ma sono cresciuti in un contesto di altissimo consumo e di benessere che rende difficile la maturazione di altre abitudini. Per questo ci troviamo davanti ad una sfida educativa”.
Il Papa ha coscienza che non basta un’intenzione di bene per ridare energia e consistenza ai rapporti dell’uomo con gli altri e con la natura, per questo la sfida educativa che lui lancia parte da un giudizio chiaro sull’origine della crisi culturale ed economica che condiziona la vita e la conoscenza dei giovani.
Francesco dice chiaramente da dove venga questa crisi. “Più il cuore della persona è vuoto — scrive — più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare”. Quindi l’avidità e il possesso che domina la cultura ha un’origine, lo svuotamento del cuore della persona, la sua aridità. E’ per questo che si accumulano oggetti, è per questo che si pensa che la felicità sia possedere e non più essere, è per questo che la natura come gli altri sono considerati come oggetti e vengono sfruttati per raggiungere mete effimere che non danno la felicità, in quanto possedere non risponde al desiderio dell’uomo.
Il giudizio di Papa Francesco è quanto mai chiaro: inquinamento, cultura dello scarto, deterioramento della qualità della vita, degrado sociale, relativismo pratico, scienza e tecnica fini a se stessi, guerre, hanno tutti una stessa origine, il cuore della persona vuoto.
Sembrerebbe che tutto degradi verso una disumanizzazione globale, presente a tutti i livelli sul pianeta, “eppure, non tutto è perduto” avverte con un’intuizione profonda il Papa risvegliandoci da uno scetticismo diffuso. Perché non tutto è perduto quando dovunque la cultura del possesso si afferma e penetra dentro la vita quotidiana determinando lo stile di vita dell’uomo del 2000? Perché non tutto è perduto quando invece sembrerebbe di sì, che si stia precipitando nel vortice di una disumanità avvilente?
E’ lo stesso Papa Francesco a dare la risposta. Non tutto è perduto “perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro imposto. Sono capaci di guardare a sé stessi con onestà, di far emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la vera libertà. Non esistono sistemi che annullino completamente l’apertura al bene, alla verità e alla bellezza, né la capacità di reagire, che Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori. Ad ogni persona di questo mondo chiedo di non dimenticare questa sua dignità che nessuno ha diritto di toglierle”.
Questo è il punto da cui ripartire, il cuore dell’uomo, ed è per questo che si può ripartire, perché nel cuore dell’uomo vi è una tensione insopprimibile al vero e al bello, al buono e al giusto. Bisogna puntare sul cuore dell’uomo, qui sta la sfida educativa cui il Papa chiama, qui sta la natura e il metodo dell’educazione che oggi è la strada per realizzare quell’ecologia integrale che Papa Francesco ritiene il punto di svolta di una storia dell’ecologia che mai ha realizzato i suoi intenti perché è stata parziale. Dire che è stata parziale non significa condannarla, ma che bisogna integrarla. Il Papa a questo riguardo dà esempi chiari per indicare che la nuova ecologia che lui propone è integrale perché sa tenere uniti il sentimento di rispetto della natura e l’amore all’altro uomo. Quindi il Papa riprende tutta la cultura ecologica che si è diffusa nel nostro tempo ma la integra con l’affermazione del valore dell’uomo.
“Non ci sarà una nuova relazione con la natura — scrive Papa Francesco — senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia”. E poi in modo suggestivo indica i passi che deve fare questa nuova ecologia integrale, che assume le istanze della vecchia ecologia, ma dà ad esse il valore che devono avere, quello di promuovere l’uomo.
“Non può essere autentico — scrive ancora il Papa — un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito. Ciò mette a rischio il senso della lotta per l’ambiente. Non è un caso che, nel cantico in cui loda Dio per le creature, san Francesco aggiunga: «Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore». Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società”.
La sfida educativa che Papa Francesco propone diventa a questo punto chiara, contro una cultura della settorializzazione e della divisione egli afferma una cultura della relazione. Questo devono imparare i giovani di oggi: a considerare la realtà per quello che è, un insieme di relazioni che sono per l’uomo, per la realizzazione della sua natura. L’ambiente non è un valore a sé stante come l’uomo e la società non possono essere considerati fuori dall’ambito naturale in cui si costituiscono, tutto è in relazione, questo è il fascino che ha l’ecologia integrale che il Papa propone e che porta a stare di fronte alla realtà cogliendone il valore.
In questa prospettiva della cultura della relazione il Papa indica un’altra svolta da attuare, quella di superare la riduzione dell’educazione ambientale a pura informazione. Si deve arrivare alla conoscenza, a cogliere che cosa c’entri la natura, la sua bellezza e la sua ricchezza, la sua complessità con il destino dell’uomo, con la realizzazione di una pienezza dell’uomo in cui sta la base di una pace duratura.
A questo riguardo è precisa e puntuale la riflessione di Papa Francesco. “L’educazione ambientale — si legge nell’Enciclica — è andata allargando i suoi obiettivi. Se all’inizio era molto centrata sull’informazione scientifica e sulla presa di coscienza e prevenzione dei rischi ambientali, ora tende a includere una critica dei ‘miti’ della modernità basati sulla ragione strumentale (individualismo, progresso indefinito, concorrenza, consumismo, mercato senza regole) e anche a recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio. L’educazione ambientale dovrebbe disporci a fare quel salto verso il Mistero, da cui un’etica ecologica trae il suo senso più profondo. D’altra parte ci sono educatori capaci di reimpostare gli itinerari pedagogici di un’etica ecologica, in modo che aiutino effettivamente a crescere nella solidarietà, nella responsabilità e nella cura basata sulla compassione”.
L’enciclica Laudato si’ rappresenta quindi per il mondo della scuola un’occasione di primaria importanza per creare una cittadinanza ecologica, per rendere i giovani d’oggi i primi protagonisti di una ecologia integrale, di uno sguardo alla realtà che sappia considerare tutti i fattori, dal rispetto per l’ambiente all’amore al singolo uomo. La questione è educativa: non basta qualche gesto di buona condotta sia verso la natura sia verso gli altri, si tratta di sfidare giovani e adulti a prendere coscienza che ciò che manca all’uomo d’oggi non è l’intenzione di essere buono, ma che l’uomo e la natura prendono valore solo se vibra nel cuore il senso del mistero.
Questo è il principio educativo imprescindibile, che tutto è in relazione perché in relazione con l’altro. La cultura scientista che ha preteso di ridurre la conoscenza ad una raccolta di dati è sconfitta non da un’idea migliore, ma da chi fa esperienza di un senso. Questa è l’educazione che propone il Papa, tanto che a testimonianza di questo nuovo cammino ecologico propone san Francesco. Basterebbe leggere e commentare il suo Cantico delle Creature per capire cosa significhi cultura della relazione e come viverla oggi ridia senso e gusto al rapporto con tutti gli uomini e con tutte le cose.