Le forti polemiche suscitate dal piano di assunzione dei precari contenuto nella riforma Buona scuola vengono smorzate oggi da una intervista del ministro dell’istruzione Giannini al Corriere della sera. O almeno ci prova. Le polemiche riguardano il fatto che per ottenere il posto di insegnamento tanto desiderato, i precari assunti dovranno accettare di essere trasferiti dove c’è bisogno, il che vuol dire che un insegnante milanese dovrebbe accettare come sede di lavoro magari la Sicilia. Per i precari, un vero e proprio piano di deportazione. Per il ministro, la definizione corretta da usare è “assunzione a tempo indeterminato ad un pubblico impiego”: “Può capitare di spostarsi, ma la contropartita è la stabilità del posto. E su 102 mila assunzioni parliamo solo del 10, al massimo del 15% del totale, cioè quello che è sempre stato anche negli anni passati, solo che prima erano supplenti mentre ora avranno il posto fisso. E con la mobilità dopo tre anni potranno spostarsi”. Dunque solo un insegnante su dieci dovrà spostarsi e dopo tre anni potrà cambiare sede. Poi un’altra rassicurazione: nessuna teoria gender nella riforma: la Buona scuola, dice il ministro non contiene alcun riferimento alla teoria gender, chi lo dice non ha letto la legge.



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