Dal primo gennaio di quest’anno, c’è una grossa novità per il diritto allo studio in Italia. Con il DPCM 159/2013 è cambiata radicalmente la modalità di calcolo del valore Isee, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, utilizzato per l’accesso alle agevolazioni economiche nell’università e ai trattamenti speciali per il diritto allo studio. Le nuove modalità di calcolo hanno infatti comportato in tutte le regioni d’Italia un generale aumento dei valori Isee degli studenti universitari, dovuto in larga parte alle rivalutazioni catastali dei propri immobili.



Ad oggi sono centinaia di migliaia gli studenti a cui aumenteranno le tasse universitarie, nonostante abbiano rispettato le condizioni di merito e pur in assenza di un sostanziale cambiamento della loro situazione economica. Non solo, il dato più significativo riguarda il numero di studenti che rischiano di perdere la borsa di studio regionale a causa del superamento della soglia Isee (al di sopra della quale non si ha più diritto all’ottenimento del contributo economico, degli alloggi, dei pasti mensa ed degli altri benefici connessi allo studio universitario). In questi giorni assistiamo ad un susseguirsi di stime molto oscillanti sulla percentuale di studenti che perderebbero questo diritto: 10 per cento? 20? 25?



Inutile perdersi in grida d’allarme. Occorre essere concreti. Il rischio è che migliaia di studenti si trovino costretti a interrompere gli studi universitari, in barba al diritto allo studio sancito dalla Costituzione.

Ad oggi non è possibile stimare con certezza la percentuale di questi “ingiustamente esclusi”, anche se quella più realistica sembra quella oscillante tra il 10 e il 20 per cento dei beneficiari dell’anno scorso. Occorre affrontare il problema in maniera seria e pensare a soluzioni immediate, per evitare che la situazione degeneri trovando impreparato il sistema del diritto allo studio in Italia.



Come Clds (Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio) per mesi al Cnsu abbiamo chiesto, inascoltati, soluzioni puntuali e costruttive, che non prevedano la modifica della normativa in corso d’opera (una misura che si rivelerebbe dannosa e controproducente). La soluzione più realistica ad oggi è quella di intervenire direttamente sui bandi regionali – dove presente un’azienda regionale per il diritto allo studio.

In seguito all’innalzamento dei valori Isee infatti, le aziende regionali hanno visto una consistente riduzione della platea dei propri beneficiari: da questa contrazione gli enti regionali hanno realizzato un risparmio di risorse (le borse mai assegnate).

Ciò che proponiamo è che gli Enti regionali facciano a questo punto un nuovo bando con le risorse residue, assegnando però questa volta le borse di studio a partire dall’Isee più basso e fino al valore più alto consentito dalle risorse disponibili, a prescindere da qualunque soglia. Occorre agire subito, prima che la situazione sfugga di controllo e che, ancora una volta, a farne le spese siano gli studenti universitari.