Con il piano straordinario di assunzioni, il governo ed il ministero dell’Istruzione stanno facendo esattamente ciò che consigliava il trentunesimo presidente americano, Herbert Hoover: se non riesci a convincerli, confondili.
Bisogna ammettere che ci stanno riuscendo benissimo, soprattutto perché hanno adottato l’efficace strategia di comunicazione di dare subito un sacco di numeri e di cifre, che sono serviti soprattutto a far passare per assurda l’accusa di deportazione e a far avvalorare la tesi che se i posti vacanti sono al nord e gli insegnanti precari sono al sud, non si possono spostare gli studenti per non far migrare gli insegnanti.
In questo gioco delle parti, se non proprio correttezza, si potrebbe cercare di avere un po’ di chiarezza da entrambi gli schieramenti.
In particolare, gli insegnanti ed i loro sindacati dovrebbero precisare che i trasferimenti di docenti, prevalentemente da sud a nord, ci sono stati periodicamente con l’aggiornamento delle graduatorie provinciali. Molti insegnanti precari hanno sempre cercato di spostarsi in quelle graduatorie provinciali che avrebbero garantito loro più possibilità di essere destinatari di incarichi. Sarebbe stato più utile dire all’opinione pubblica quali sono i veri motivi di opposizione al piano straordinario di assunzione, anziché lasciar passare il messaggio che gli insegnanti protestano ingiustamente per non spostarsi da casa loro e nonostante il governo ne stia assumendo più di 100mila. Con questa premessa, è stato poi facile far passare anche il secondo messaggio sul disallineamento tra cattedre vacanti al nord ed esuberi di insegnanti precari al sud.
A sua volta, il ministero dell’Istruzione avrebbe dovuto essere più chiaro sulle diverse fasi del piano di assunzioni e dovrebbe essere più trasparente sui dati forniti, senza cercare di stressarli per dimostrare il successo politico del piano straordinario e il corrispettivo insuccesso dei suoi oppositori. In particolare, occorrerebbe mettere in fila i numeri in ordine logico e coerente per verificare se gli obiettivi perseguiti di svuotamento delle graduatorie a esaurimento (Gae) e di eliminazione della “supplentite” siano stati raggiunti.
Nell’attesa che il ministero risponda, proviamoci con la speranza di poter essere corretti o smentiti.
Il piano straordinario di immissioni in ruolo prevede 102mila assunzioni di cui 47.476 per coprire le cattedre disponibili e vacanti, ossia quelle cattedre che storicamente sono state coperte con supplenze fino al termine delle lezioni o per l’intero anno scolastico, per le quali erano stati approvati i piani assunzionali triennali della Gelmini e della Carrozza. Solo gli altri 55mila rappresentano la quota di insegnanti aggiuntivi, definita “posti per il potenziamento dell’offerta formativa”, costituita da insegnanti che non avranno una cattedra assegnata e che svolgeranno le supplenze fino a dieci giorni, lo sviluppo di iniziative di offerta formativa aggiuntiva e delle attività progettuali, l’organizzazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro ed il supporto al dirigente scolastico.
Dopo le fasi 0 ed A sono rimaste ancora vacanti 16mila cattedre, da coprire con la fase B, per la quale sono state utilizzate tutte le candidature di tutti gli iscritti alle Gae d’Italia, ordinate secondo il loro punteggio e secondo l’ordine di preferenza delle province. Ciononostante, solo 8mila cattedre sono state assegnate dal Miur, a causa dell’esaurimento di alcune classi di concorso. Inoltre, al 97% di coloro che hanno accettato questi posti assegnati con la fase B è stato consentito di accettare le eventuali supplenze pervenute prima della scadenza dell’accettazione della cattedra definitiva. Ovviamente, si è trattato di un escamotage per permettere agli insegnanti di rimandare il loro trasferimento al prossimo anno scolastico, confidando poi nella possibilità di rimandare definitivamente il trasferimento con la mobilità straordinaria prevista dalla stessa legge 107/2015.
L’effetto collaterale dell’escamotage è che per gli 8mila insegnanti assunti con la fase B che potranno accettare la supplenza annuale nella stessa provincia in cui insegnavano l’anno scorso, dovrà essere nominato un supplente dalle graduatorie di istituto. Inoltre, i dirigenti scolastici hanno potuto iniziare a chiamare dalle loro graduatorie solo ad anno scolastico già avviato, perché hanno dovuto attendere che gli assunti dalla fase B scegliessero se trasferirsi od accettare la supplenza.
Ancora il Miur non ha reso noto quanti insegnanti della fase B hanno accettato la supplenza annuale e quanti supplenti sono stati conseguentemente nominati al loro posto.
Nell’attesa, è sicuro che il piano straordinario di assunzioni è stato fatto senza un’adeguata analisi preventiva dello stato in cui si trovavano le Gae, con il risultato paradossale che non ci sono abbastanza insegnanti abilitati per coprire tutte le assunzioni da fare. Inoltre, è sicuro che la supplentite non è stata curata abbastanza ed anzi occorre capire se sia aumentata. Infine, è certo che l’anno scolastico è partito con molte cattedre non coperte nemmeno dalle supplenze, perché si è dovuto aspettare che si concludessero la fase B e l’escamotage inventato per evitare i trasferimenti, la cui scadenza è coincisa con l’inizio delle lezioni.
A occhio e croce, questo è ancora nulla rispetto a cosa potrebbe accadere con la fase C, per cui non conteranno più le classi di concorso e le scuole potrebbero vedersi assegnare insegnanti molto diversi da quelli richiesti. Ma questa è un’altra storia, che deve essere ancora scritta.