È ufficiale. Il concorso ordinario per i docenti, più volte annunciato, si farà. Oggi il Consiglio dei ministri vara le nuove classi di concorso, atto preparatorio per varare il bando che dovrebbe uscire a inizio febbraio. I posti a disposizione, secondo il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, saranno oltre 60mila in tre anni e i candidati coinvolti quasi 200mila.
Tuttavia il concorso 2016 è riservato ai soli docenti abilitati e proprio in questo particolare sta la questione più delicata. Dalla nuova immissione in ruolo saranno esclusi i laureati più giovani, quelli appena usciti dall’università e che non sono riusciti a accedere a un corso abilitante dei cosiddetti Tfa. Insomma lo Stato non si prende più l’onere di bandire concorsi per abilitazioni e cattedre, ma attiva solo i concorsi per assumere il personale delle scuole statali.
L’abilitazione è ormai affidata alle università, l’unica agenzia titolata per i corsi che preparano alla docenza (che, come sanno bene i tanti docenti che li hanno seguiti, sono un affare per gli atenei che si fanno pagare profumatamente). Il ministro Giannini ha inoltre assicurato che il prossimo corso Tfa dovrebbe uscire parallelamente al bando, nel prossimo febbraio. Una tale procedura, che distingue tra abilitazione e assunzione, supera i costosi concorsi per abilitazione a cattedra, ma di fatto esclude la scuola e i suoi docenti dai criteri di valutazione e assunzione. In questo modo i nuovi docenti sono solo il prodotto del mondo accademico, sia nella formazione culturale che nell’abilità didattica.
Questo governo sembra procedere per strappi e di fatto ha accettato la prassi che per diventare docente siano necessari 2 o 3 lustri. Infatti dopo aver frequentato ben 5 anni di università, bisogna accedere e superare la selezione del Tfa; deve passare ancora tempo e poi è d’obbligo aspettare il concorso, che per ora dovrebbe essere biennale, ma è noto che le logiche ministeriali hanno sempre dilatato i tempi. Insomma un percorso a ostacoli, che vedrà nel posto fisso laureati sempre più vicini ai quaranta che ai trenta. Dopo le infornate della Buona Scuola e del prossimo concorso ordinario le speranze per i giovani e i neolaureati di diventare docenti si allontanando sempre più.
Secondo il ministro sono necessari 17.000 maestri elementari, 3.000 docenti di lingue, 4.700 tra matematica, fisica e scienze e 500 insegnanti di italiano per ragazzi stranieri, ma il fabbisogno non è ancora chiaro e forse sarebbe auspicabile maggior cautela, maggiori analisi sui reali fabbisogni, visto che la Buona Scuola ha assunto oltre 4mila docenti di diritto che non servono a nessuno e che non si sa bene cosa stiano a fare nel piano di potenziamento.
Anche le modalità del concorso sono una novità. In un’intervista la Giannini ha precisato che la prova scritta sarà strutturata su “otto domande a risposta aperta, due in inglese e i candidati avranno due ore e mezza per rispondere”, mentre la prova orale ripercorre il metodo del concorso 2012, con una lezione da svolgere davanti alla commissione della durata di 45 minuti. Insomma un esame in formato ridotto da svolgere su un computer, che da più parti è visto con perplessità per la fretta con cui è condotta la valutazione e la selezione. A parte le modalità, per un’attenta valutazione delle quali bisognerà aspettare il bando, il ministro Giannini ha anche ribadito che oltre ai 63mila assunti verranno ripescati altri 30mila docenti dalla miniera inesauribile delle Gae, perché come è noto la legge 107 non ha assunto 15-17mila docenti della scuola dell’infanzia e altri gruppi rimasti fuori. Insomma più che una “Buona Scuola”, l’istruzione pubblica sembra assomigliare sempre più a un “professorificio” a servizio delle logiche governative.