Recentemente Tomaso Montanari ha scritto che gli interventi del Governo Renzi, in particolare per il settore dei beni culturali, sono “come un’aspirina data a un moribondo”, sono “misure da ultima spiaggia” ma di azioni concrete, reali, profonde e radicali neppure l’ombra. E per quanto, come esseri umani, si è portati sempre a sperare in un futuro migliore, per esempio in un cambiamento di indirizzo da parte delle istituzioni governative, quello che si prospetta davanti a noi non ha affatto un aspetto roseo. Alcuni dati ce lo confermano. Una recente serie di articoli di questo giornale, per esempio, ha mostrato chiaramente la carenza dell’azione governativa sul sistema Afam (Alta formazione artistica e musicale) negli ultimi 15 anni. 



Fin qui, purtroppo, niente di nuovo. Ciò che molti ignorano o dimenticano, però, è che molte delle istituzioni Afam hanno, arricchendolo pure nel tempo, portato con sé nel loro viaggio attraverso i secoli un ingente patrimonio storico-artistico: pinacoteche, gipsoteche, archivi e biblioteche che possono fare invidia ad un qualsiasi museo o raccolta documentaria nazionale e/o internazionale. Si tratta di un patrimonio, ahinoi, non sempre conservato con cura, non sempre valorizzato, non sempre promosso, ma certamente sempre di alto interesse per l’identità culturale del nostro Paese e dell’Europa intera. 



Facciamo qualche esempio che riguarda più da vicino le biblioteche, perché è in una biblioteca di accademia che io lavoro ed è una realtà che di conseguenza conosco bene.

Le biblioteche delle accademie conservano una preziosissima raccolta di manoscritti, disegni, stampe, libri antichi e moderni, fotografie, video e materiale grafico come manifesti, locandine e bozzetti. Ogni accademia possiede una raccolta che oscilla da qualche migliaia a diverse decine di migliaia di documenti. Al fondo originario voluto quasi sempre per scopi didattici, si sono aggiunti, con il tempo, preziosi testi provenienti dalle donazioni di illustri personaggi e oltre ai testi canonici sull’architettura, la pittura e la scultura, il patrimonio si è arricchito di volumi sulla storia dell’arte, la storia e la pratica delle tecniche artistiche e in tempi più recenti di numerose opere sul cinema, sulla fotografia, il restauro e la moda sempre in linea con le tendenze didattiche delle Istituzioni. La specificità di questo patrimonio è l’enorme apparato iconografico dei volumi (calcografie, xilografie, cromolitografie ecc.). Spessissimo queste biblioteche posseggono opere rarissime, quando non addirittura esemplari unici. 



Attualmente, stando alle poche notizie reperibili (già questo la dice lunga), non tutte le accademie posseggono una biblioteca e pochissime hanno tra il proprio personale un bibliotecario (assurdo e vergognoso, ma vero!). Questa situazione traccia purtroppo un solco profondo tra il nostro Paese e il resto dell’Europa. Il servizio bibliotecario richiede necessariamente, ed oggi più che mai, un personale professionalmente preparato ed altamente specializzato.

Non basta infatti trovarsi a svolgere le funzioni di bibliotecario per pensare di esserlo. Scrive Ranganathan, il grande bibliotecario indiano, che un asse di legno con un libro da un lato e un bibliotecario dall’altro sono già una biblioteca perfetta. È la vitalità, quindi, a fare la differenza, vitalità che solo la professionalità di un bibliotecario può apportare. Purtroppo, però, molte biblioteche ne sono prive. Hanno personale, ma non hanno bibliotecari.

Eppure, non credo ci siano dubbi nel ritenere che il compito primario di una biblioteca, soprattutto universitaria, sia quello di mettere in contatto il maggior numero di lettori con il maggior numero di libri. Ma come è possibile tutelare e valorizzare quest’eccezionale patrimonio e scongiurare al contempo le considerazioni apocalittiche sul mondo delle biblioteche, in particolare italiane, ormai sull’orlo della paralisi per la mancanza di personale, di mezzi tecnici e di risorse economiche, se al momento nessuno di quei pochi bibliotecari in servizio presso le biblioteche delle accademie e dei conservatori ha un contratto a tempo indeterminato? Dopo aver superato un concorso nazionale per titoli ed esami, più di tre anni fa, continuiamo ad essere precari e, perché al peggio non c’è mai limite, qualcuno è addirittura con contratto di lavoro di tipo interinale. 

Oggi il libro, purtroppo, non costituisce più l’elemento centrale della cultura contemporanea e si comprano e soprattutto si leggono sempre meno libri. A coloro che ritengono inutili questi ragionamenti, perché ormai pensano “tanto, c’è internet”, rispondo che i libri hanno ancora una loro necessità e rimarranno indispensabili per sempre perché ad essi è affidato il compito di tramandare la cultura. Tutto questo deve essere non solo tutelato, ma anche valorizzato e una biblioteca senza bibliotecario è solo un locale dove vengono conservati, spesso alla meno peggio, dei libri. Un bibliotecario non riconosciuto e non trattato come tale finisce per vedere, suo malgrado, tradita la sua missione: prendersi cura del patrimonio e degli utenti della biblioteca, soddisfare il bisogno d’informazione della società, ottenere il consenso dell’utenza, stabilire un dialogo e una fattiva collaborazione con studenti, docenti, ricercatori, studiosi, con l’intera comunità locale.

Un’ultima considerazione. In molte accademie e conservatori le figure di direttore di ragioneria e di biblioteca sono ricoperte dalla stessa persona. Si tratta certamente di un errore materiale nella stesura del Ccnl. I requisiti, i titoli di studio e professionali, nonché le prove d’esame delle due figure non possono, e non devono, in alcun modo essere le stesse. Valga un esempio su tutti. La Biblioteca dei Girolamini di Napoli è tristemente nota ai più per lo scandalo che l’ha vista protagonista qualche anno fa. L’ex direttore Massimo Marino De Caro, condannato in via definitiva per i molteplici furti di libri antichi a danno di quella biblioteca, risultava evidentemente già inidoneo a ricoprire la suddetta carica. Non era laureato, non era docente di materie biblioteconomiche né aveva mai compiuto studi in quest’ambito disciplinare. In breve, non aveva né i titoli scientifici necessari né la minima competenza professionale per fregiarsi del titolo di direttore di biblioteca. 

Speriamo, quindi, che errori come questi non si ripetano più in futuro. E soprattutto speriamo che col nuovo anno il governo di questo Paese comprenda il valore e l’importanza delle sue istituzioni d’alta cultura, tra cui ci sono, fiore all’occhiello, le istituzioni Afam, decidendo finalmente di investire risorse in esse. Anche perché se è vero che è umano errare, perseverare autem diabolicum

L’ex direttore Massimo Marino De Caro, condannato in via definitiva per i molteplici furti di libri antichi a danno di quella biblioteca, risultava evidentemente già inidoneo a ricoprire la suddetta carica. Non era laureato, non era docente di materie biblioteconomiche né aveva mai compiuto studi in quest’ambito disciplinare. In breve, non aveva né i titoli scientifici necessari né la minima competenza professionale per fregiarsi del titolo di direttore di biblioteca. 

Speriamo, quindi, che errori come questi non si ripetano più in futuro. E soprattutto speriamo che col nuovo anno il governo di questo Paese comprenda il valore e l’importanza delle sue istituzioni d’alta cultura, tra cui ci sono, fiore all’occhiello, le istituzioni Afam, decidendo finalmente di investire risorse in esse. Anche perché se è vero che è umano errare, perseverare autem diabolicum