Dei ricercatori hanno recentemente proposto su “Psychology Research and Behavior Management” di introdurre nel catalogo delle malattie mentali un nuovo tipo di malattia che loro chiamano “no-mo-phobia”, che sta per l’abbreviazione in inglese di “no mobile-phone phobia”, cioè “trauma da mancanza di cellulare”. Perdi il cellulare o lo scordi a casa? Entri in crisi depressiva… 



Sembra uno scherzo, invece il problema è grave e se ne è parlato molto, arrivando a mostrare nel numero di settembre del Journal of Behavioral Addictions che il telefono “smart” è così poco smart da provocare una vera e propria sindrome da dipendenza. Così come fa il gioco d’azzardo, così diffuso e pubblicizzato; così come fa la marijuana, contro cui mette in guardia il Journal of the American Mediacal Association nella sezione Psychiatry, spiegando quanto richiedere la liberalizzazione sia sottovalutare i problemi che la marijuana determina. 



Dipendenza in libera uscita e i giovani sono le prede preferite dalle dipendenze e da chi se ne approfitta, con la scusa che “possono scegliere”… un bel niente! Fermo restando che anche gli adulti sono spesso “fragilizzabili dalla pubblicità e dalle mode”, i giovanissimi sono ultrafragili per via del loro sistema nervoso centrale ancora in via di sviluppo. Infatti gli adolescenti non hanno ancora ben sviluppato un’area del cervello che si chiama corteccia prefrontale che è quella che aiuta a fare scelte razionali e consapevoli, mentre hanno ben sviluppato il “nucleo striato”, un gruppo di neuroni alla base del cervello che spinge a cercare esperienze immediatamente gratificanti. Sommate i due, e arriverete a capire come i giovani siano fisiologicamente percorsi da un istinto irrefrenabile per “il brivido”, per l’approvazione sociale. 



Dunque, ogni attività che eserciti un’attrazione su di loro a scopo di lucro ha facile terreno. E’ vero che nei secoli scorsi il cervello dei ragazzi funzionava esattamente allo stesso modo e con armi, cavalli, notti brave cercavano anche allora gratificazioni e brivido. Ma qual è la differenza? Che oggi qualcuno ci lucra sopra, anzi oggi c’è un’industria per lucrarci sopra. 

E la scusa è: “nessuno li costringe”. Come abbiamo visto, quest’affermazione è assolutamente insostenibile, e qualcosa va fatto al più presto, anche perché i segnali che arrivano dagli Stati nella migliore delle ipotesi confondono le idee: droga liberalizzata significa in linguaggio comune “droga che non fa male”, tabacco e gioco d’azzardo liberi sono un chiaro invito (“se davvero fossero pericolosi qualcuno li vieterebbe”). E non scoraggi proprio nessuno la scritta sulle sigarette che richiama la morte: il ragazzo cerca la sfida ai suoi limiti e il concetto di “morte reale” non gli sfiora il cervello nemmeno se lo imprimi a caratteri cubitali. Le dipendenze non spariscono combattendo le dipendenze; il tabacco non sparisce combattendo il tabacco, così come internet coattivo non sparisce dando buoni consigli contro l’internet coattivo.  

Va ristrutturata una società. Ecco quattro proposte:

Primo, far muovere le mani ai giovani in comune, se possibile, e smetterla con una scuola di soli libri e parole.

Secondo, far fare precoci esperienze di lavoro.

Terzo, attingere alla tv quando propone esempi di gente quadrata e forte, e non di fatuità e ciarle.

Quarto, che i piccoli non siano costretti a restare soli per ore o giorni, e gli adolescenti non siano costretti all’isolamento dai compagni (bullismo, indigestione di internet, difficoltà logistiche, paure e fobie). 

Superare la solitudine: è il punto comune dei quattro richiami ora fatti. Chi è solo è debole e tutto rende le persone sole (o al massimo in compagnia di uno spinello, di una slot machine o di uno smartphone). Chi è solo è schiavo. Chi è solo diventa etimologicamente “idiota” (idios in greco significa per l’appunto “solitario”). Superare la solitudine è l’antidoto alle dipendenze. Altro che. 

Invece i giovani sono soli, separati dalla fonte di vita: la famiglia. Prendiamo ad esempio — tra mille possibili — gli asili nido, che oggi sembrano essere la panacea ammannita alle mamme lavoratrici. Certo se non c’è alternativa a restare chiusi a casa da soli a tre anni, va bene anche questo; ma siamo sicuri che questa precoce separazione brusca mattiniera dei bimbi dalla mamma gli faccia bene e non inizi invece un senso di abbandono con conseguenze di paure e bisogni di rivalsa che si porteranno dietro per anni? Il problema lo solleva il Department for Health and Human Services degli Stati Uniti, in un documento ufficiale del 2012. Oltretutto, il contatto con la mamma va ad interessare il modo in cui i geni del bambino responsabili di produrre gli ormoni dello stress si svilupperanno e bambini più coccolati avranno più ormoni contro lo stress. 

Per curare le dipendenze, si deve per forza prevenire, iniziare “dalla culla” in poi. Invece in una pedagogia neospartana le madri oggi vengono strappate ai bambini (per renderle forti ed autonome, dicono), mentre a Sparta erano i bambini ad essere strappati alle madri (per renderli forti ed autonomi); ma cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia… Non sarà che alla base di tanta insicurezza che rende fragili di fronte alle sirene delle dipendenze a caro costo, c’è la rottura pediatricamente incomprensibile del primigenio e fondativo legame familiare (e tutti gli altri a seguire)?