La domanda potrebbe essere riformulata in questo modo: che ne è stato in questi anni dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” introdotto con la legge 169/2008? Quella legge, in effetti, alludeva ad un “insegnamento” avviandone però l’introduzione nella scuola attraverso attività di sperimentazione “finalizzate all’acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse”. 



Insegnamento o sperimentazione? Come spesso accade nella scuola italiana, nulla è più stabile del provvisorio, per cui ancora oggi, anno scolastico 2016-17, l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” è collocato nell’ambito dell’autonomia progettuale delle scuole e degli istituti. Sembrava dovesse nascere una nuova disciplina con tutti i crismi, compresa la valutazione degli apprendimenti, individuata nelle aree storico-geografica e storico-sociale, al cui interno doveva essere ritagliato un monte ore specifico di 33 ore annuali. 



Così non è stato, per vari motivi, compresa la reazione di una parte del corpo docente che si vedeva appioppato sotto il cappello della cittadinanza il compito non da poco di salvare la scuola dal bullismo, dalla inciviltà, dalla scarsa conoscenza dei codici di comportamento stradale e ambientale. Così non è stato, e meglio è stato. Anche se il documento di indirizzo fornito in materia dal Miur nel 2009 continuava ad accennare ad un insegnamento curricolare alla cui messa a punto doveva preludere una fase di didattica sperimentale per la quale si fornivano gli obiettivi di apprendimento.



Questo stesso testo, il documento di indirizzo, forniva un interessante excursus storico per giustificare il passaggio dal vecchio al nuovo tipo di proposta culturale ed educativa. Dunque, si è passati dall’Educazione civica introdotta nei programmi scolastici da Aldo Moro nel 1958, avente la Costituzione della Repubblica come principale riferimento e affidata perciò all’insegnante di storia, all’Educazione alla convivenza democratica del 1985, posta dal ministro Falcucci (oggi si direbbe “ministra”) al vertice degli obiettivi educativi della scuola elementare. Arriva poi, anno 1996, la direttiva del ministro Lombardi, mai entrata in vigore, su Educazione civica e cultura costituzionale. In seguito, il ministro Moratti nella “sua” legge 53/2003 inserisce l’Educazione alla convivenza civile tra le finalità della scuola primaria. 

E siamo alla Cittadinanza e Costituzione del 2008 e alla domanda su cosa ne sia conseguito nell’immediato. Molta cittadinanza, prevalentemente sotto forma di sperimentazione, e poca Costituzione, a quanto pare. La sperimentazione avviata nel 2009 ha dato il seguente esito: 3.202 progetti presentati, di cui 104 selezionati, e il coinvolgimento di 4.366 scuole, di cui 367 premiate. Due anni dopo, tuttavia, a riprova di uno spostamento semantico, e non solo, il Miur in collaborazione con l’Ansas emette un bando relativo a Cittadinanza, Costituzione e Sicurezza che comporta l’esborso a favore di una cinquantina di scuole italiane di un premio di circa 10mila euro cadauna. Tra i progetti premiati prevalgono, come è ovvio, quelli incentrati sul rapporto tra cittadinanza attiva e sicurezza perché, come suggeriscono i testi di riferimento di vari autori, la Costituzione è una carta valoriale che induce comportamenti di cittadinanza attiva come la partecipazione e la solidarietà. 

Con tutto ciò, i giovani italiani della Costituzione e del quadro storico che la generò continuano a saperne poco. Ecco allora che il presidente Napolitano firma la legge 23.11.2012 che rettifica il tiro. Essa precisa che la didattica dovrà comprendere anche la conoscenza della storia tramite “iniziative e incontri celebrativi finalizzati ad informare e a suscitare la riflessione sugli eventi e sul significato del Risorgimento nonché sulle vicende che hanno condotto all’Unità nazionale, alla scelta dell’inno di Mameli e della bandiera nazionale e all’approvazione della Costituzione, anche alla luce dell’evoluzione della storia europea”.

Su questa stessa lunghezza d’onda si inseriscono le contestuali Indicazioni nazionali per il primo ciclo (2012) che forniscono una sintesi equilibrata del dibattito su Cittadinanza e Costituzione: accanto ai valori inerenti la cittadinanza, occorre includere “la prima conoscenza della Costituzione della Repubblica italiana”. 

L’evoluzione della pratica scolastica e della normativa di riferimento portano pertanto oggi a ritenere che l’esercizio da parte degli alunni della cittadinanza attiva sia una finalità che investe tutte le discipline e che comporta la responsabilità degli insegnanti, che dovranno essere formati. D’altra parte, il testo della Costituzione può essere esso stesso oggetto di attività di studio e approfondimento. È questo il senso del progetto “Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Lezioni di Costituzione” offerto da diversi anni, insieme ad altre opportunità, agli istituti secondari di secondo grado dal Miur in collaborazione con Camera e Senato, alle quali si partecipa tramite adesione ad un bando pubblico. Le prime lezioni di formazione per docenti, un pezzo di storia nella storia, furono di Scalfaro e di Andreotti (ottobre 2007). Qui il sito di riferimento.

Nella stessa ottica (la Costituzione come soggetto e non come pezzo da museo) si inseriscono le attività del Meeting di Rimini 2016 gravitanti attorno alla mostra “L’incontro con l’altro: genio della Repubblica 1946-2016”, dall’intervento inaugurale del presidente Mattarella agli interventi di eminenti costituzionalisti. Un ricco materiale che le scuole e i docenti possono utilizzare, nei formati audio-video messi a disposizione, per incrementare conoscenze e consapevolezze dei più giovani su come si edifica l’impianto di una comunità che ci riguarda tutti.