Come stare di fronte a certe situazioni che ti scoraggiano e insieme ti interrogano lasciandoti addosso una sorta di impotenza che oscilla tra la rabbia e il dolore? 

È questo lo stato d’animo che mi ha afferrato e quasi sopraffatto quando, qualche giorno fa, nella sala professori della mia ex scuola dove mi reco settimanalmente a supportare alcuni alunni stranieri, la collega subentrata a me come docente di lettere mi si avvicina e fa: “Sai che non si è mica sbloccato il tale alunno cinese che avete promosso? Comunicazione in italiano pressoché nulla e non è che sia poi così integrato con il gruppo classe…”. Era proprio la sua supposta integrazione nel gruppo classe che, allo scrutinio finale per il passaggio dalla prima alla seconda, aveva fatto propendere il consiglio di classe, con votazione a maggioranza, per la promozione nonostante cinque materie fossero non valutabili.



Che dire? A giugno fu proprio quello scrutinio — per me ultimo atto da docente prima della pensione — a lasciarmi l’amaro in bocca: mi ero battuta come una leonessa nel tentativo quasi solitario di fermare il cinesino, ma ne ero uscita sconfitta.

E d’altra parte — rifletto ora a freddo — perché stupirsi tanto? In fondo il “6 rosso” — così venne battezzato dai media ai tempi della riforma Gelmini — ha compiuto da poco otto anni! Stigmatizzato come vergognoso escamotage per dribblare la normativa da poco entrata in vigore, divenne negli anni a seguire una pratica cattiva che tuttavia funzionava rispondendo perfettamente all’inveterato malcostume del docente medio. Dopo il polverone di polemiche che sempre nel nostro paese corona qualche tentativo più o meno audace di cambiamento, anche lo scandalo delle “bocciature” di massa nella scuola dell’obbligo, si spense e si consolidò la prassi di trasformare dei meritati cinque in “sei” pallidi e incerti.  



Ma veniamo all’oggi. 

Dopo aver varato l’ennesima riforma scolastica che il premier Renzi ha preferito definire “patto educativo per cambiare il paese”, il nostro attuale governo si appresta ad introdurre ulteriori novità alla Buona Scuola. Era previsto d’altra parte, grazie al meccanismo delle leggi delega. La discussione in Parlamento è calendarizzata per gennaio prossimo.

Di che si tratta? Come cambierà ancora la scuola italiana? Mi limito a mettere sul piatto uno dei bocconi più succulenti! In otto anni si può certo dire che lo scenario è cambiato: dalle bocciature a tappeto per una scuola del merito a firma Gelmini, la 107 elimina dalla secondaria di primo grado ogni traccia di rigidezza e di rigore: sparisce la bocciatura! Si potrà bocciare solo ed esclusivamente in casi particolari. E chissà se verranno forniti anche i criteri per stabilire quali dovranno considerarsi davvero “casi particolari”… 



Il malcostume dunque viene messo a regime; dirò di più: viene giustificato come fosse una conquista di alto profilo pedagogico! 

Io, per quanto mi riguarda, posso ridire che si tratta di una prassi ormai consolidata. Mancava solo l’ultimo tassello: renderla cioè legge dello Stato. Nella nostra società, dove vige la trasparenza e il politicamente corretto, meglio normare la promozione per tutti che istituzionalizzare l’ipocrisia.