Il rapporto Eduscopio della Fondazione Agnelli, classifica delle scuole in base alla “occupabilità dei titoli di studio”, cioè in funzione degli studi universitari per i licei e per l’eventuale ingresso immediato nel mondo del lavoro per gli istituti tecnici e professionali, è giunto alla terza edizione. Per la formazione tecnica e professionale i dati sono disponibili da quest’anno anche per Basilicata, Emilia-Romagna, Lazio, Sardegna e Veneto, oltre a Lombardia e Piemonte.
La ricerca stila, sulla base dell’interrogazione dell’utente, una classifica delle scuole dello stesso tipo in un raggio massimo di 30 km dalla località indicata, sulla base dell’indice FGA, costruito con la media ponderata dei voti conseguiti agli esami universitari (profitto degli studi), e dei crediti formativi universitari ottenuti in percentuale sul totale previsto (velocità negli studi).
L’elaborazione avviene in maniera tale da compensare disparità fra corsi universitari di “diversa difficoltà”, secondo criteri non dichiarati dalla Fondazione, che comunque afferma di aver sviluppato uno strumento di comparazione fra scuole utile alla scelta delle famiglie.
Eduscopio è molto più consultato a Milano e a Roma, ammette la Fondazione, che nelle aree del paese a minore densità demografica: che sia forse perché a Milano, in un raggio di 30 km, si possono trovare anche 30 scuole dello stesso tipo, mentre in una zona montuosa dell’Italia centrale manca la scelta? E quindi, a meno di non essere disposti trasferirsi anche al liceo, o a lunghissimi tragitti, quella sarà la scuola dove il proprio figlio andrà?
Eduscopio incontra senz’altro gli interessi delle zone più popolate e più abbienti del paese, e gli organi di informazione, debitamente informati, ne riportano ormai fedelmente le classifiche, indicando il classico che sale, lo scientifico che scende, e da quest’anno il tecnico che si piazza. Raramente i commenti della stampa nazionale contemplano altri corsi, e la ragione parrebbe ovvia; i licei “alti”, in una certa tradizione culturale, sono il classico e lo scientifico, e di quelli si parla. La pubblicazione annuale del rapporto induce in tentazione; chi è salito, chi è sceso? Chi è in testa, chi è fanalino di coda?
In realtà gli spostamenti non sono tali certo da generare commenti articolati, anzi; le scuole top ten sono sempre le stesse, con leggere modifiche, comunque puntualmente annotate dalla stampa. E’ confortante sapere che la scuola tal dei tali ha un indice FGA “x”, ma a parte casi clamorosi, davvero il passaparola fra genitori dello stesso territorio non confermerebbe in modo empirico che le scuole top (in base agli indicatori di successo “come vanno le classi alla maturità?” e “come vanno all’università”, oltre alla pratica considerazione “scuola comoda/scuola scomoda” da raggiungere) sono proprio quelle che l’indice FGA propone? Certo, il genitore non saprebbe stilare una classifica, ma si confronta con altri, raccoglie le voci, va a visitare le scuole, conosce qualche docente e dirigente, magari anche qualche studente, e fa una propria classifica personale, di tipo qualitativo anziché quantitativo.
Il limite di Eduscopio sta tutto qui; il genitore ha già il suo indice qualitativo e se consulta Eduscopio, lo fa per trovar conferma di quanto sa già, ma dal momento che usa un indice qualitativo, aggiunge senza difficoltà altri parametri della stessa natura, quali: la ricerca dell’ambiente educativo adeguato al proprio figlio (libero, lassista, rigido, moralista, libero-lassista, moralista-rigido, alla Polonio di Shakespeare), il carico di lavoro per il figlio (giusto, troppo, inesistente), il ricordo della propria esperienza scolastica, il consiglio del prof. di matematica della scuola media, la presenza o l’assenza di un corpo docente stabile ed affidabile nella scuola, la personalità del dirigente scolastico, le attività extrascolastiche e i loro costi, il parere della vicina di pianerottolo, o dell’amica al campetto di calcio, le aule grandi o piccole, poche o tante, la socializzazione — elevata o bassa — possibile nella scuola, la presenza o l’assenza di ex compagni di classe (bravi, brutti, cordiali, antipatici, e delle di loro mamme).
Non sono questi tutti i parametri, non sono tutti da ritenersi idonei, ma sono reali, e determinano la scelta. Il genitore non ammette necessariamente tutti i parametri nella sua classifica, non ne fa la media, ma elabora una classifica, e sceglie. Come deve giustamente fare, perché un, anzi, due genitori, se sono ancora assieme nell’opera educativa del loro figlio, azzardano scelte su elementi qualitativi, perché legate non solo alla loro conoscenza e comprensione della realtà scolastica territoriale, ma anche e soprattutto del loro figlio, e al rapporto con lui. Ci sono figli docili, figli silenti ma ostinati, figli incerti, figli confusi; e bisogna saper parlare con ognuno di essi, perché la classifica del genitore, qualitativa quanto quella del figlio, non è a priori uguale o migliore di quella del figlio. Va verificata la congruenza fra le due classifiche, se esistono, e trovata la nuova “top three” (raramente la scelta, quella vera, va oltre tre scuole dello stesso tipo).
Eduscopio si ferma alla soglia della scelta, con il rischio pericoloso, soprattutto nella debolezza genitoriale che dilaga, che si scivoli davvero sull’indice FGA, rispetto al quale le osservazioni critiche già pervenute (assenza di trasparenza nella costruzione dei correttivi necessari per la comparabilità di percorsi universitari “diversi”, facili o non facili, un criterio evidentemente qualitativo alla base di una scelta quantitativa) si sono arricchite man mano di altre considerazioni; ad es. la non comparabilità di scuole che maturino, ogni anno, una o due sezioni con quelle che ne maturino invece anche dieci, o l’assenza della misurazione del “valore aggiunto”, cioè la differenza tra la situazione di partenza ed il risultato finale.
A questo punto, a cosa serve Eduscopio? A fornire quello strumento di valutazione che il Miur non vorrebbe o non potrebbe costruire, o a indirizzare gli studenti top verso le scuole top?