Ha fatto un certo effetto la notizia, diffusa da diversi organi di stampa, che al 9 per cento delle scuole secondarie superiori paritarie visitate dagli ispettori ministeriali è stata revocata la parità. Come spesso accade, una parte dell’opinione pubblica si è fermata ai titoli e ha fatto rimbalzare, sui social network e nei forum della stampa online, la voce che il 10 per cento delle scuole paritarie sono diplomifici. Una volta che una notizia prende una certa piega, è molto difficile riuscire a ribaltarla, soprattutto se alimentata da pregiudizio ideologico. Tuttavia, vogliamo provarci ugualmente.



Partiamo dai numeri. In Italia abbiamo oggi 13.267 scuole paritarie; di queste, 1.641 (cioè il 17 per cento) sono secondarie di secondo grado. Come previsto dal comma 152 della legge 107/2015 (cd. Buona Scuola), che ha dato mandato al Miur di effettuare un piano straordinario di verifica dei requisiti della parità, con particolare attenzione alle scuole superiori, gli ispettori ministeriali hanno selezionato al loro interno un campione di 288 istituti, quelli che avevano piccoli numeri di iscritti nei primi 4 anni ed un incremento sospetto di iscritti al quinto anno per l’esame di stato.



In conseguenza di ciò, durante l’anno scolastico 2015/16 e durante il periodo dell’esame di stato, 27 scuole hanno ricevuto, per gravissime carenze, un decreto di revoca della parità scolastica. E va bene così, perché a causa di quei pochi che lavorano male vengono messi in cattiva luce tutti gli altri. Comunque 27 scuole, cioè il 9 per cento delle scuole visitate e l’1,6 per cento del totale delle scuole secondarie di secondo grado paritarie. Se poi consideriamo la totalità delle scuole paritarie di ogni ordine e grado, le revoche rappresentano lo 0,2 per cento: uno “zerovirgola”. Alla faccia dei detrattori delle paritarie. Come ha giustamente ribadito il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, tutto questo non significa che il Governo sia contro le scuole paritarie. Si vuole, viceversa, salvaguardare “la stragrande maggioranza delle paritarie che fa un lavoro reale e rappresenta la seconda gamba del sistema di istruzione nazionale”. Si vuole “una reale parità” e per questo “non si vuole che chi non ha intenzione di fare scuola veramente sia parte del sistema”.



E’ un fatto che il capitolo di bilancio destinato alle paritarie nel 2017, grazie alle nuove misure della legge di bilancio, abbia incrementato il fondo loro destinato, in particolare per gli alunni con disabilità che le frequentano sempre più numerosi, oltre alle detrazioni che riguardano le famiglie. Certamente non possiamo ancora parlare di parità reale e se vogliamo arrivarci sarà necessario aumentare  le cifre ancora non poco. Però la strada pare essere quella giusta.

Per dovere di giustizia, una nota conclusiva appare tuttavia necessaria: se è vero che un piccolo numero di scuole paritarie superiori è risultato carente e non conforme alle normative, e che a ispezioni concluse potranno aggiungersene alcune altre, è altrettanto vero che la situazione nelle scuole statali non è sicuramente migliore. Anzi. Basta visitarne qualcuna per accorgersi, per esempio e tanto per cominciare, delle gravi carenze dal punto di vista igienico e della sicurezza. Purtroppo è cosa nota.

Sarebbe dunque necessaria anche nei loro confronti la medesima solerzia, per garantire agli alunni e alle loro famiglie quel servizio di qualità che meritano e che la stragrande maggioranza delle scuole paritarie offre senza alcun dubbio.