Sembrano davvero lontani quei momenti, quando il premier Renzi, al fianco del suo ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, dichiarava lo sdoganamento di parole d’ordine come merito, valutazione, integrazione scuola-lavoro. Ma soprattutto assieme annunciavano la fine della supplentite e del precariato, attraverso la più imponente stabilizzazione di insegnanti precari che la pubblica amministrazione ricordi dai tempi di ministri della “prima repubblica” come Riccardo Misasi e Remo Gaspari. 



Sebbene con qualche trattativa parlamentare al ribasso, il testo finale della cosiddetta “Buona Scuola” ha confermato l’impostazione iniziale di questa imponente immissione in ruolo, costringendo la macchina organizzativa del Miur a forzare i necessari tempi amministrativi per consolidare un piano straordinario di assunzioni, diviso in quattro fasi, con tempi e regole diverse.



Alle prime immancabili proteste dell’estate scorsa, era sicuramente sincera la sorpresa del premier di una così massiccia presa di posizione degli insegnanti che lo accusavano addirittura di deportazione, nonostante avesse mantenuto la promessa di assumere circa 100mila insegnanti. Evidentemente, non aveva capito per tempo che il mancato svuotamento delle graduatorie ad esaurimento (Gae) e l’immissione in ruolo di insegnanti abilitati in materie diverse da quelle di cui la scuola aveva bisogno, non avrebbero eliminato la supplentite ed avrebbero perpetrato il precariato, favorendone l’insorgenza di nuove forme. 



Forse, ancora oggi, non è chiaro nemmeno a lui che il paradosso della sua Buona Scuola è sintetizzato nel numero di 27mila insegnanti senza abilitazione che sono stati chiamati a fare i supplenti. Infatti, più che il numero totale delle supplenze dello scorso anno scolastico rispetto al precedente (100mila contro 110mila), le supplenze ad insegnanti privi di abilitazione dimostrano come il piano di immissione in ruolo sia stato fatto senza una preventiva analisi degli insegnanti iscritti ancora nelle Gae, rispetto ai posti vacanti. Eppure qualcuno questa analisi l’avrà pur fatta, perché altrimenti non si sarebbe inventato il cosiddetto “organico del potenziamento” per giustificare l’assunzione dei 55mila insegnanti precari con abilitazioni diverse da quelle richieste dai dirigenti scolastici. 

Ovviamente, questa situazione paradossale si ripeterà ancora, come ha ammesso più volte lo stesso ministro Giannini e si aggiunge alle altre previsioni della Buona Scuola, ancora irrealizzate. La mobilità straordinaria è stata accompagnata da un imponente contenzioso non ancora concluso. La valutazione dei dirigenti scolastici è partita con molto ritardo. Il concorso bandito per fare fronte all’ordinario turnover per i pensionamenti non si è ancora concluso e nessun vincitore già accertato è stato immesso in ruolo con l’inizio dell’anno scolastico. Anzi, al loro posto sono stati nominati dei supplenti che presteranno servizio fino all’immissione in ruolo “dell’avente titolo”. L’alternanza scuola-lavoro ha ancora un bilancio incerto, nonostante il ministero ne abbia celebrato i campioni. 

In questa situazione, non sorprende quindi che il premier Renzi abbia dichiarato che qualcosa nella gestione ministeriale della Riforma non sia andata come avrebbe dovuto. Però, non sorprende nemmeno che il ministro Giannini abbia minimizzato la critica del suo premier. 

Si tratta pur sempre del gioco politico delle parti, tra chi non ha mai chiarito chi e dove fosse stata effettivamente scritta questa Buona Scuola, se a Palazzo Chigi o a Viale Trastevere (o nella cucina di una casa di Rignano sull’Arno). Forse ancora a lungo continueremo a non sapere chi ha effettivamente fatto gli errori che lo stesso premier oggi riconosce. 

Al momento, ci possiamo solo accontentare di un indizio: nessuna delle nove deleghe previste dalla Buona Scuola è stata varata, nonostante i relativi decreti siano già stati redatti dai costituiti gruppi di lavoro del ministero e la delega scada nell’ormai prossimo mese di gennaio. 

Citando Agatha Christie, se un indizio è solo un indizio e due indizi sono una coincidenza, nove indizi costituiscono abbondantemente una prova.