“Come è possibile che ci sia tutta questa differenza nei risultati Invalsi tra Nord e Sud? I programmi sono gli stessi, i bambini sono bambini, noi facciamo davvero tutto il possibile e anche di più per garantire il massimo e per trasmettere comportamenti corretti; le mie colleghe vivono i test con un’ansia pazzesca e siamo durissime su chi prova a copiare, dimmi la verità, anche al Nord si copia e sono più bravi a non farlo vedere”. 



Su questo estratto — da un dialogo informale con una docente di una scuola primaria del Sud — si potrebbe dire moltissimo. 

C’è però un elemento che colpisce in particolare: l’ansia. Si ha la sensazione che l’ansia da prestazione sia un po’ più contenuta nelle regioni del Nord. Dirà qualcuno: facile avere poca ansia se arrivi da situazioni consolidate di esiti buoni e lavori nella metà felice del paese. L’ansia è uno stato psichico legato allo stress e dovuto alla possibilità che un evento di insuccesso porti conseguenze negative sull’individuo stesso. Nello specifico l’evento sono qui le prove Invalsi. Molti studi hanno già rilevato gli effetti nefasti dell’ansia sugli esiti delle prove: ad esempio in matematica è il principale elemento in grado di compromettere i risultati delle ragazze. Trasmettere troppa ansia nel corso della somministrazione compromette l’essenza del momento formativo che la prova in sé costituisce.



Ma perché tutta questa ansia sulle prove? Qual è la loro finalità e la loro funzione? 

Le prove Invalsi rilevano i livelli di apprendimento in italiano e matematica degli studenti. Nel nostro sistema scolastico, le prove Invalsi hanno una doppia finalità dichiarata: 1. Di sistema: servono cioè a restituire informazioni sui livelli di apprendimento in relazione ad alcune variabili chiave che sono ad esempio lo status socio-economico e culturale, il genere, la cittadinanza, il ritardo/anticipo negli studi ma anche la tipologia di scuola, le pluriclassi, etc. Sulle base delle differenze che emergono su queste variabili possiamo studiare le diseguaglianze che si creano tra scuole e, in ultima analisi, i livelli di giustizia sociale. 



2. Diagnostica per la singola scuola e per il singolo insegnante: le prove sono uno strumento a servizio della riprogettazione didattica per ciascun docente. È importante ribadire che le prove Invalsi Snv non hanno conseguenze premiali o punitive né sui singoli insegnanti né sugli studenti. Certo, ora offriranno un contributo nella valutazione del Ds ma non valutano il singolo insegnante o il singolo studente. 

Non nascondiamoci però dietro un dito: in una certa misura un insegnante può sentirsi valutato nelle prove Invalsi ad esempio dai propri colleghi o dal Ds stesso oltre che dalle famiglie. In che misura la responsabilità di un cattivo risultato è sull’insegnante? Su questa domanda da un milione di dollari la ricerca di settore lavora ogni giorno.

Difficile dire quanto il successo/insuccesso dipenda dall’insegnante, ma l’ultimo rapporto Invalsi ha messo in luce una serie di elementi che rimandano a scelte culturali e di contesto che hanno un impatto forte sugli esiti delle prove: vogliamo qui ricordare nel Nord la minore presenza di anticipatari, di pluriclassi, di classi formate sulla base di una maggiore segregazione sociale e, in generale, di una popolazione meno polarizzata e dalle caratteristiche più simili tra loro di quanto non accada nel Sud. Solo un lavoro di squadra collettivo e che coinvolga tutti gli attori (docenti, dirigenti scolastici, personale Ata, studenti, famiglie in senso ampio, cittadini in senso ampio) può intervenire su questi elementi; lo spazio di azione del singolo insegnante c’è, ma si scontra con elementi che non può controllare da solo. Non è un caso che l’iniziativa “Amici di scuola” di Esselunga, catena di supermercati presente nelle regioni del Nord e in parte Centro del paese, sia stata rinnovata con un così ampio consenso sociale: è un’iniziativa che, per il successo che ha avuto, conferma il riconoscimento delle realtà scolastiche locali da parte di fasce trasversali di popolazione per età e caratteristiche. E’ allora forse meglio tenere a mente le parole di un grande studioso di società qual è stato Alexis de Tocqueville secondo cui, nei paesi democratici, la scienza dell’associarsi è madre di tutti gli altri progressi.