Chi ha scritto la legge della cosiddetta “Buona Scuola” evidentemente non conosce the butterfly effect della teoria del caos, per cui il battito d’ali di una farfalla sarebbe in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, oppure non considera la scuola come un sistema con una sensibilità esponenziale, per cui piccole variazioni nelle condizioni iniziali possono produrre grandi variazioni nel comportamento a lungo termine. Altrimenti, non si spiegherebbe come abbia potuto concepire un piano straordinario di assunzioni così articolato, accompagnato da una mobilità senza precedenti e da un concorso straordinario con una disciplina della formazione iniziale ancora immutata. Nel giro di due anni scolastici, questi tre fattori investiranno la scuola, scuotendone l’organizzazione in modo così drastico da doverne subire le conseguenze per molti anni in termini di discontinuità didattica e di qualità dell’insegnamento. Almeno un paio di generazioni di studenti potrebbero formarsi in una scuola investita da uno tsunami organizzativo, che vedrà avvicendarsi nelle classi molti insegnanti appena immessi in ruolo o di fresca vittoria di concorso dopo anni di onesto ed incolpevole precariato, anche senza abilitazione. 



Ridotta alla più grande stabilizzazione di precari nel pubblico impiego, la “Buona Scuola” non riuscirà così a risolvere nemmeno i due obiettivi dichiarati solennemente dal premier Renzi e dallo stesso già rivisti al ribasso. Infatti, solo dopo un anno ha realizzato ed ammesso che la sua cura della “supplentite” non avrà effetti se non tra qualche anno. Invece, non ha ancora realizzato che nemmeno il precariato sarà così rapidamente risolto, nonostante abbia propiziato l’immissione in ruolo di circa 80mila docenti ed abbia fatto bandire un concorso per circa 64mila posti. Peraltro, per come è congegnata la stessa legge 107/2015, supplentite e precariato si combinano tra di loro, alimentandosi reciprocamente, proprio come possono fare il battito d’ali della farfalla e l’uragano. 



Sebbene ora siano tutti concentrati a capire quali siano le possibilità di fare ricorsi contro il concorso, comprese quelle organizzazioni pseudo-sindacali che si distinguono per accattivanti pubblicità sulla loro capacità non gratuita di promuoverli, è già possibile prevedere cosa succederà alla nostra scuola, nel prossimo mese di settembre.

Con l’inizio del nuovo anno scolastico, dovranno innanzitutto spostarsi quei 52mila insegnanti assunti con le fasi B e C, a cui è stato permesso di restare supplenti nella stessa scuola dell’anno precedente ancora per un anno. Assieme a loro, potranno decidere di spostarsi tutti gli insegnanti immessi in ruolo fino all’anno scolastico 2014/2015, per i quali il contestabile accordo sindacale sulla mobilità per ambiti territoriali tenta ancora di evitare la chiamata diretta del dirigente scolastico, riservando loro la possibilità di spostarsi sulla singola scuola, con le vecchie regole e non sull’ambito territoriale, con le nuove regole. Secondo alcune stime, potrebbero cambiare scuola e cattedra più di 250mila insegnanti in tutta Italia. 



In secondo luogo, anche ammesso che si concluda tempestivamente la procedura concorsuale appena bandita, è molto difficile che il nuovo concorso riesca a fornire alle scuole gli insegnanti di quelle cattedre per le quali in questo anno scolastico si è dovuto fare ricorso agli insegnanti non abilitati, iscritti nella terza fascia d’istituto. Seppure non ne siano stati inspiegabilmente forniti i numeri esatti, si stima che siano stati quasi 25mila gli insegnanti della terza fascia, chiamati a coprire quelle cattedre, prevalentemente di materie scientifiche, per le quali non hanno le competenze quei 47mila insegnanti dell’organico del cosiddetto potenziamento, costituito solo per giustificarne l’assunzione e destinato a svolgere al massimo attività supplementari di materie non curriculari. 

Per espressa previsione normativa, questa platea di insegnanti di terza fascia non potrà nemmeno partecipare al nuovo concorso, che è riservato solo agli insegnanti ancora iscritti nelle graduatorie ad esaurimento ed a quelli abilitati iscritti nelle graduatorie d’istituto, che però non sono stati sufficienti per coprire tutte le cattedre di quest’anno scolastico in corso, a meno che nelle imperscrutabili stanze del Miur abbiano dati inediti, che assicurino di evitare l’impiego così massiccio di insegnanti non abilitati, dopo la revisione delle classi di concorso.

Per gli insegnanti di terza fascia, il Miur prevede la partenza di nuovi corsi abilitanti di Tfa, per i quali non è chiaro come verrà effettuata la stima del fabbisogno, in modo da consentire loro la partecipazione al prossimo concorso fra almeno tre anni. Così come accadrà per coloro che concluderanno gli attuali percorsi Tfa nei prossimi mesi, esclusi dall’attuale concorso per non essere riusciti ad ottenere l’abilitazione entro il 30 marzo, come previsto dal bando. Nel frattempo, essi potranno continuare a sperare di essere chiamati dalle scuole, come è successo per quest’anno scolastico. 

Insomma, con tutte le migliori intenzioni (di cui è lastricato l’inferno), questa sarà la migliore soluzione del precariato nella scuola.