Il 18 e il 19 marzo la città di Rovereto ha ospitato il Festival delle lingue, come primo momento di documentazione del Piano Trentino Trilingue 2015-2020 della Pat, allo scopo di raccontare l’importanza delle lingue in modo innovativo e coinvolgente, con eventi interattivi e trasversali. Il governatore del Trentino ha evidenziato la sfida del progetto trilingue per costruire un futuro migliore sottolineato come le lingue costituiscono i migliori strumenti a disposizione per essere protagonisti del proprio domani. Il Festival è stato organizzato da Iprase, in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, il Comune di Rovereto, il ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca. Si sono alternati 70 workshop e 40 protagonisti dei processi di insegnamento e apprendimento delle lingue offrendo a docenti, studenti, genitori, autori, operatori e protagonisti dell’editoria scolastica occasioni di incontri, laboratori, workshop e conferenze. Molto interessante il wordgame “A suon di parole”, un dibattito in lingua tra ragazzi di scuole secondarie di secondo grado che si sono sfidati su temi di attualità in italiano, inglese e tedesco affinando l’arte della dialettica, della controversia ma anche metodi e principi che faranno parte del loro patrimonio di cittadini “globali”.
La partecipazione del mondo della scuola, non solo del Trentino, è stata al di sopra delle aspettative e si è respirato tanto entusiasmo, soprattutto da parte dei tanti alunni di ogni ordine e grado che hanno animato il Festival. All’evento hanno apportato il loro contributo significativo i linguisti Tullio De Mauro e Jean-Claude Beacco. Di notevole rilievo il contributo del professore emerito della Sapienza ed ex ministro della pubblica istruzione De Mauro che ha dialogato con Gisella Langé, ispettrice tecnica di lingue straniere per il Miur, sul tema: “L’educazione linguistica: contesti presenti e scenari futuri”. Per il grande linguista in Italia si salva solo la scuola primaria da sempre a livelli di eccellenza. “Il miglior sistema scolastico — ha affermato De Mauro — è quello che riesce a includere tutti gli studenti, quelli bravi e quelli che hanno maggiori difficoltà. In questo la scuola elementare italiana è ai primi posti nel mondo.
Le ombre riguardano il costante processo di dealfabetizzazione in corso da anni nel nostro Paese e in Spagna seguiti a ruota anche da Paesi insospettabili come la Germania, la Francia e l’Inghilterra. Purtroppo i nostri giovani leggono poco e parlano male. Ma gli adulti leggono ancora meno! Spesso manca la capacità di capire un semplice testo; per questo non basto solo il periodo scolastico ma è necessario che lo studio duri tutto l’arco della vita, attraverso un nuovo stile di vita. Per quanto riguarda lo studio delle lingue Tullio De Mauro ha affermato che c’è necessità di aprirsi al multilinguismo. “Da anni diciamo che le materie linguistiche vanno sviluppate in tutte le materie e non solo nell’ora di italiano. Conoscere una lingua straniera rafforza anche la conoscenza della lingua italiana”.
Quando si parla di lingue straniere bisogna far riferimento anche a quelle “strane” come l’arabo, il cinese, il russo, il giapponese. “Sarebbe bello — ha detto De Mauro — che da questo Festival si pensasse ad un censimento di quale è la realtà delle lingue nella nostra scuola”.
Non poteva mancare un riferimento al Clil, al centro dell’attenzione a partire da quest’anno scolastico nella Provincia autonoma di Trento. L’ex ministro ha sostenuto che “il metodo è buono a patto però che ci siano insegnanti adeguati e forse siamo ancora lontani da questo obiettivo. Occorrono insegnanti preparati ad insegnare in maniera credibile. Non vorrei che fosse solo una moda”. Quindi è necessario oltre che auspicabile uno sforzo per preparare docenti capaci di dare vita ad un Clil serio e capace di formare le nuove generazioni sia sulle lingue che sulle discipline non linguistiche. Come fare? “Temo che non ci siano altre vie se non quello dei soggiorni all’estero dei docenti. Un anno — ha concluso l’ex ministro — per perfezionare una lingua non è un anno di vacanza. Potrebbe essere una soluzione per far fare un salto di qualità”.
In conclusione, il Festival delle Lingue ha rappresentato un’ottima occasione di confronto e approfondimento per la scuola trentina e non solo, un’occasione soprattutto per riflettere tutti assieme attorno all’ambiziosa sfida del Piano Trentino Trilingue 2015-2020 che potrà rappresentare un’occasione e un riferimento per l’intero Paese.