“Liberare la scuola” è un documento che nasce dalla base, da quella che alcuni chiamano la scuola militante. Già da tempo alcuni dirigenti scolastici italiani, particolarmente attivi nel promuovere l’innovazione e il miglioramento, hanno fondato un gruppo Facebook, “Dirigenti Scolastici Italiani”. Il gruppo, che oggi conta oltre mille iscritti, è diventato un’importante comunità di pratiche professionali, un luogo di confronto, di scambio e di aiuto in cui si condividono piccole e grandi problematiche quotidiane e si discute sui temi di attualità della scuola.
Dal nostro confronto emerge frequentemente un rilevante disagio, che ci accomuna tutti e che è trasversale ad ogni appartenenza politica o sindacale. Il disagio di chi vorrebbe cambiare le cose, ma è frenato da molti impedimenti burocratici. Il disagio di chi risponde della sicurezza di centinaia o migliaia di alunni e lavoratori, ma non dispone di margini di manovra sulle strutture, di proprietà di enti che spesso non possono o non ritengono una priorità investire sull’edilizia scolastica. Il disagio di chi opera nella cornice di normative rigidissime che non permettono di sperimentare modelli di didattica in grado di offrire maggiore autonomia e libertà di movimento agli studenti.
I dirigenti scolastici italiani lavorano in condizioni impensabili in altri Paesi. Incombe su di essi una mole enorme di compiti e responsabilità senza che possano avvalersi di figure professionali di middle management riconosciute, opportunamente formate e messe nelle condizioni di fruire di una carriera apposita. Si trovano spesso a gestire più di una scuola a causa della diffusione del meccanismo delle “reggenze”, con conseguente abbassamento della qualità del servizio reso all’utenza. Ai dirigenti scolastici sono richieste competenze specialistiche in più campi, giuridico, amministrativo, organizzativo, educativo, relazionale. Hanno la capacità giuridica di privati datori di lavoro ma non dispongono degli strumenti di altri datori di lavoro. La loro retribuzione ammonta mediamente a circa 2.500 euro mensili, poco più di un docente a fine carriera, e in alcune regioni ha subito negli ultimi anni sensibili decurtazioni. Non c’è orario di lavoro, nel senso che il lavoro assorbe tutto lo spazio possibile e spesso non consente neppure il fisiologico bisogno di riposo. Una reggenza, cioè una scuola in più da gestire, vale per lo Stato appena 350 euro mensili in aggiunta alla normale retribuzione.
“Liberare la scuola” è un documento costruttivo e intende offrire suggerimenti concreti per la soluzione dei principali problemi che imbrigliano la nostra scuola e la legano a un modello vecchio. Un modello inadeguato rispetto alle nuove disposizioni normative che imprimono una forte spinta all’innovazione.
Per ogni punto dolente i dirigenti scolastici hanno formulato una proposta che intendono sottoporre ai rappresentanti politici: l’intento è dare finalmente al paese una scuola più libera di sperimentare e innovare, anziché “bloccata” dalla burocrazia e sovrastata da responsabilità che si ripercuotono su utenza e personale.
Il documento sottolinea la necessità di operare una semplificazione normativa affinché la scuola possa funzionare come deve, con la serenità di tutti gli operatori.
Revisione della normativa sulla sicurezza applicata alle istituzioni scolastiche, tenendo conto della specificità della situazione e dei diversi livelli di responsabilità, ripartendo con precisione i doveri in capo agli Enti proprietari degli edifici e al dirigente scolastico in qualità di conduttore con potere di intervento assai limitato.
La scuola rappresenta una tipologia particolare di pubblica amministrazione e va tenuto conto della sua specificità anche ai fini di una revisione della burocrazia amministrativa.
Il concetto di culpa in vigilando deve essere ridefinito ispirandosi alla legislazione dei paesi europei più evoluti, altrimenti risulterà impossibile promuovere l’innovazione per ciò che riguarda spazi e modi dell’apprendimento.
Ogni scuola ha diritto al suo dirigente ed ogni dirigente ha il diritto e il dovere di governare con tutte le attenzioni e le energie una sola istituzione scolastica; è pertanto necessario indire al più presto un concorso dirigenziale per dare ad ogni scuola il proprio dirigente e non un reggente.
Che ai dirigenti scolastici sia inoltre riconosciuta, al pari dei dirigenti delle altre amministrazioni pubbliche, una retribuzione commisurata alla complessità del proprio lavoro.
La proposta di “Liberare la scuola” si trova in una pagina Facebook e nel sito www.dirigentiscolasticiitaliani.it E’ possibile firmare il documento e condividerlo.
I dirigenti scolastici:
Laura Biancato
Antonio Fini
Carlo Firmani
Lucia Presilla
Fabrizio Rozzi
Alessandra Rucci
Francesca Volpi