Il poeta tedesco Arne Rautenberg, nato nel 1967, ha invitato i lettori della pagina culturale della Frankfurter Allgemeine Zeitung a prendere sul serio le poesie per bambini. “Le poesie aprono uno spazio in cui le regole imparano a vacillare”. Il poeta è conscio del distacco tra i giovani e la poesia, ma non vede come si possa imparare la speranza — una speranza che nasca anche dal vacillare di regole troppo rigide — senza la poesia. Crede che nelle scuola si possa tentare di più con il potenziale poetico e creativo dei bambini di quanto si faccia ora. Quella che lui chiama la “missione poesia” è in grado di vedere nel caos l’ordine vivo e vitale dei bambini. Poesia è un gioco della speranza e visto che sia il bambino che il poeta vogliono giocare, l’incontro è a portata di mano e può essere tentato, perché la poesia è manifestazione della verità e degli archetipi di giustizia e di amore. 



Essere poeti è essere attraversati dal vero; “io son uno che Amor mi ditta (detta, ndr) dentro” dice Dante. E per essere veri è necessario non sottostare alle regole di qualunque sistema, sia esso politico, economico, sociale o letterario e guardare con gli occhi semplici ed ingenui dei bambini. Per questo la poesia è il codice che più di ogni altro avvicina il mondo dei grandi a quello dei piccoli. 



La poesia, in realtà, è la grande assente, insieme alla geografia, della scuola di oggi. Si dimentica, infatti, che l’epica e i grandi poemi omerici attirano incredibilmente i ragazzi e che sarà fondamentale ripartire da questi per sviluppare la loro identità e sprigionare il loro potenziale creativo. In fondo si diventa poeti inconsapevolmente ascoltando un altro e obbedendo al vero.

Da questa esperienza di ascolto ed obbedienza al vero nasce una poesia come questa di un famoso poeta per bambini italiano:

Filastrocca per tutti i bambini,
per gli italiani e gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi,
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone,
per quelli gialli che stanno in Cina,
dove è sera se qui è mattina,
per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci,
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa,
per quelli che stanno di qua o di là,
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani
.
(Gianni Rodari)



Mentre il mondo degli adulti discute sulle “regole” — quanti profughi possono essere integrati in Germania e in Europa — il poeta apre forse uno spazio della spensieratezza feconda, dell’utopia concreta, dice Arne Rautenberg. Horst Seehofer, il presidente della Csu bavarese, si è incontrato venerdì scorso a Budapest con Viktor Orbán. Quest’ultimo annuncia nuovamente la sua resistenza contro la distribuzione europea dei profughi. Seehofer loda i paesi dei Balcani, che sotto la regia dell’Austria hanno chiuso il percorso migratorio dalla Macedonia. Il poeta invece pensa ai bambini “con le mani nelle mani, sui paralleli e sui meridiani”. I politici partono dalla logica “che tutto nel mondo ha il suo posto, ogni parola, ogni uomo” (Rautenberg), il poeta si chiede: “È proprio vero che tutto e tutti a questo mondo hanno il loro posto? Pensiamo invece ora al nostro tempo e troveremo di nuovo la rottura”. La rottura della logica delle regole del mondo, non per favorire un mondo delle apparenze e dei diminutivi, dei sogni e delle utopie vaghe che valgono per i bambini, ma che gli uomini impegnati fuggono, anche i poeti impegnati. 

La “missione poesia” (Rautenberg) non vuole creare un mondo irreale ma si paragona con il tronco della rosa più antica d’Europa (la leggenda dice che fu piantato da Luigi il Pio, un figlio di Carlo Magno) che dopo un bombardamento, il 22 marzo del 1944, sembrò completamente distrutta, ma che tre anni dopo fece sbocciare “122 germogli, diventando così un simbolo di speranza per tutta l’Europa”. 

Non si tratta secondo me tanto di pensare ad un contrasto tra fantasia e ragione, come dice Rautenberg nel suo articolo, ma di comprendere la logica stessa della fantasia. Un bell’esempio si trova in una poesia dello stesso Rautenberg, su un coccodrillo: 

es fraß das ganze geld der welt
es fraß die vorderfront vom mond
es fraß den heißen kern vom stern
es fraß sogar das ganze all
da gab es einen riesenknall!

(mangiò tutto il denaro del mondo/ mangiò il primo piano della luna/ mangiò il nocciolo incandescente della stella/ mangiò addirittura tutto il cosmo/ poi ci fu uno scoppio gigantesco). 

Ecco, proprio in questo “scoppio gigantesco” c’è il germe di un mondo nuovo, non di appariscenze ma della sempre desiderata “vita nova”: “una filastrocca per tutti i bambini, per gli italiani e gli abissini…”.