È uscito in questi giorni il volume Teacher Education in Puglia. Università e Scuola per lo sviluppo della professionalità docente (a cura di Loredana Perla e Marcello Tempesta, Pensa Multimedia, Lecce). Tocca un tema “caldo” ed è il frutto di una esperienza di ricerca, della quale in questo articolo si raccontano la storia e gli esiti.



1. Il tema “caldo”. Quale scuola di fronte al cambiamento? Potremmo sintetizzare con questa domanda la profonda inquietudine che attraversa i sistemi d’istruzione del nostro paese e dell’intero contesto occidentale.

Con tutta evidenza è infatti in corso, in questo tornante d’epoca tra XX e XXI secolo, un riposizionamento della scuola all’interno dello scenario socio-culturale postmoderno, che tende a superare modelli otto-novecenteschi integrando processi di riforma top down e processi evolutivi bottom up.



Esso annuncia una terza stagione, dopo quelle della scuola d’élite e della scuola di massa. In questa faticosa e feconda ricerca di un terzo modello, avanza da più parti la consapevolezza che non possiamo perdere grandi conquiste di civiltà e democrazia realizzate nel “secolo della scuola” (quello da poco conclusosi), ma che non possiamo, d’altronde, rassegnarci a fenomeni di immobilismo e decadente stagnazione di quelli che dovrebbero essere i più vivaci laboratori di rinnovamento sociale.

La prospettazione dell’ideale regolativo di una nuova scuola ci porta, quasi inevitabilmente, a definizioni che hanno il sapore dell’ossimoro: “scuola inclusiva di qualità”, “scuola popolare d’eccellenza”, la potremmo definire, dove l’eccellenza non è giocata soltanto e anzitutto nei termini assoluti delle performances apicali di alcuni, quanto nei termini relativi dei miglioramenti possibili per tutti i nostri giovani.



2. L’esperienza di ricerca. È quella del Tavolo Pedagogico Pugliese, nato da una intuizione di Luigino Binanti (docente di pedagogia generale nell’Università del Salento), il quale tre anni fa invitò ad una collaborazione i docenti di area pedagogica delle università pugliesi (Bari, Foggia, Salento), nella convinzione che i nuovi scenari socio-culturali e le nuove sfide educative chiedano alleanze e reti più che contrapposizioni e campanilismi (come spesso avvenuto in passato).

Tale novità ha iniziato presto a generare. In questi anni questa piccola comunità, itinerante nei tre atenei, si è ritrovata periodicamente condividendo esperienze di ricerca e pratiche di formazione in servizio con gli insegnanti (non sugli insegnanti), che abbiamo scoperto abbondare nel nostro territorio regionale e presentare profili di innovatività, meritevoli di essere presentati a livello internazionale. Nasce così il volume in oggetto, che ha una impostazione volutamente glocal, come si evince dal titolo: esperienze di ricerca e pratiche di formazione riferite ad un territorio particolare, che però non si sente marginale e vuole interloquire con il contesto globale. Il volume sarà presentato in Università a Bari mercoledì 13 aprile (Salone degli Affreschi, ore 15,30) ed avrà come discussant quattro esperti di rilievo europeo (Margiotta, Frisch, Guibert, Senent Sanchez). 

3. Gli esiti. Cosa fa buona la scuola? Secondo quello che abbiamo verificato sono anzitutto i buoni insegnanti. Buoni insegnanti che esistono, che incredibilmente (si direbbe visto il contesto) non smettono di formarsi e praticano quella identità di professionisti-ricercatori dell’educazione attraverso la conoscenza (non di grigi impiegati) che la migliore ricerca internazionale riconosce loro. Chi sono gli insegnanti di qualità? Come si generano? Come si coltivano? Queste in estrema sintesi le questioni delle quali si occupa la Teacher Education, un cammino che comprende i nuovi percorsi di formazione iniziale e la formazione continua in servizio, destinata a durare tutta la vita.

Il volume presenta percorsi di ricerca e pratiche formative in atto nel contesto pugliese nel campo dello sviluppo professionale degli insegnanti, che fanno emergere significativi esempi di collaborazione tra università e scuola. La speranza di riscatto della scuola non dipende principalmente da riforme verticistiche, dall’alto, quanto piuttosto dalla valorizzazione e dalla comunicazione osmotica di esperienze significative che, come tali, escono dalla loro particolarità, perché sono interessanti per tutti e naturalmente diffusive.

Esse concretizzano tre elementi sottolineati dalla migliore ricerca teorica sulla formazione degli insegnanti: la “soggettività epistemica” e riflessiva dell’insegnante (Tochon), elaboratore di sapere pratico (Shulman) e attivo contributor per la costruzione di sapere utile allo sviluppo professionale, coinvolto pariteticamente in percorsi di ricerca-formazione (Altet, Vinatier); la multidimensionalità della figura del docente professionista e ricercatore dell’educazione attraverso la conoscenza, che intreccia dimensione culturale e disciplinare, educativa e relazionale, metodologica e didattica, pratica e riflessiva (Margiotta); la sua nuova responsabilità sociale all’interno del Learnfare e della società della capacitazione (Sen, Nussbaum).

Una delle sfide più interessanti per i sistemi d’istruzione è attualmente quella della valorizzazione della professionalità dell’insegnante: gli effetti positivi che una classe docente più motivata e dinamica può portare in termini di maggiore esperienza e professionalità sono stati, nel nostro paese, fortemente compromessi da un sistema che finora non ha incentivato il miglioramento e l’acquisizione di nuove competenze durante la vita professionale, appiattendo le carriere attraverso percorsi burocratici non legati al merito.

Ci attende un impegnativo lavoro, se vogliamo attrarre ed accompagnare una nuova generazione di giovani di valore nel diventare i docenti di domani: si tratta di una grande responsabilità, dalla quale dipendono in modo non marginale le sorti dei nostri tentativi educativi.