Il latino è una lingua così veneranda e terribile, per usare due aggettivi con cui Platone bollava Parmenide, e così oscura, come faceva altrettanto per Eraclito?
La querelle tra langue morte e langue vivante è antica e al tempo stesso moderna, perché il confronto tra la dimensione del passato e la contingenza del presente è la propensione, piena di incognite, del futuro. In questi giorni (28-29 aprile) si sta svolgendo a Milano un convegno organizzato dal Miur, “Il Liceo classico del futuro. L’innovazione per l’identità del curricolo”. L’incontro, secondo gli organizzatori, “vuole mettere a confronto studiosi e ricercatori dei diversi ambiti disciplinari (umanistico, scientifico, tecnologico, giuridico, economico) con dirigenti scolastici e insegnanti e avrà l’obiettivo di indicare strategie educative e didattiche per prospettare il liceo classico del futuro, in sintonia con le richieste avanzate dalla società della conoscenza e insegnanti e avrà l’obiettivo di indicare strategie educative e didattiche per prospettare il liceo classico del futuro, in sintonia con le richieste avanzate dalla società della conoscenza e dell’apprendimento, che sempre più prevede un capitale umano dotato di conoscenze, capacità e competenze flessibili e dinamiche”.
Ma se ritorniamo con un volo pindarico nell’accademia, tre saggi dimostrano questo dialogo i cui interlocutori non sono solo studiosi e letterati, ma anche docenti di lingue classiche e moderne: Le latin ou l’empire d’un signe di Francois Waquet, che, riprendendo parte del pensiero di Pierre Bourdieu (1930-2002), analizza il ruolo del latino nella storia dell’istruzione e dell’educazione in chiave sociologica; Latein ist tot, lebe Latein! (2008) di Wilfried Stroh è un accorato panegirico dei fondamenti umanistici della lingua latina e della cultura da essa veicolata; La bataille du grec à Renaissance di Jean-Chistophe Saladin è una sintesi storia del progressivo “ritorno” della lingua di Omero nell’occidente latino.
Queste tre analisi di studiosi contemporanei — rispettivamente di matrice socio-culturale, teorica e storiografica — pongono in rilievo come, in generale, l’istruzione classica sia divenuta un “problema” ai nostri giorni, perché è diventato particolarmente acceso il dibattito tra gli studiosi sui motivi di ordine culturale, storico, valoriale, spirituale e letterario per i quali sia ancora “bello” e/o “utile” studiare il latino e il greco antico nelle scuole superiori.
Esiste in realtà una Latinitas che diventa sostanza ovvero ipostasi ogni giorno sui banchi di scuola: l’ultima trovata per così dire è un test di lingua latina ispirato ai test delle lingue moderne… si tratta della Certificazione della Lingua latina promossa dalla Consulta universitaria degli studi latini e dall’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia. Il 27 aprile oltre 750 liceali delle scuole superiori lombarde hanno sostenuto questo test elaborato da un team di docenti sotto la supervisione scientifica dei professori Massimo Gioseffi (Università degli Studi di Milano) e Guido Milanese (Università Cattolica di Milano-Brescia).
Ormai è giunto al terzo anno e questa iniziativa, che si basa sul volontariato appassionato di tanti docenti, sta riscuotendo successi e apprezzamenti da più parti, in primis dagli studenti che possono partecipare a loro piacimento.
In cosa consiste precisamente la prova? La certificazione fa riferimento ad una serie di parametri indicativi della competenza linguistica della lingua latina, valutata sulla base delle attuali teorie, facenti capo in particolare agli studi di linguistica testuale, e può essere ottenuta in riferimento a quattro distinti livelli di competenza ricettiva della lingua:
A (distinto in A1 e A2) — Vestibulum: prova senza dizionario, della durata di un’ora e trenta minuti. Il livello A2 si raggiunge alla fine del primo biennio del liceo classico e del triennio del liceo scientifico o delle scienze umane; in termini indicativi si ritiene che si possa accedere al livello A2 dopo circa 200 ore di studio del latino.
B1 — Janua: prova senza dizionario, della durata di un’ora e trenta minuti. Il livello si raggiunge alla fine del secondo biennio del liceo classico e di liceo scientifico e al quinto anno di scienze umane; in termini indicativi si ritiene che si possa accedere al livello B1 dopo circa 300 ore di studio del latino.
B2 – Palatium: prova con l’ausilio del dizionario, della durata di due ore. Il livello si raggiunge alla fine del quinto anno del liceo classico e del liceo scientifico; in termini indicativi si ritiene che si possa accedere al livello B2 dopo circa 400 ore di studio del latino.
La prova di livello base mira a sondare le abilità di comprensione di un testo latino, la conoscenza metalinguistica, l’uso del lessico, sempre in contesto con il contenuto di quanto narrato nel passo proposto. I quesiti possono essere in forma strutturata come risposta multipla, vero/falso, filling-the-gaps (esercizi di riempimento), cloze. Non è consentito l’uso del dizionario bilingue (latino-italiano o italiano-latino), né del vocabolario della lingua italiana.
Le prove di livello avanzato mirano a testare la capacità di comprensione di un passo latino di autore classico, tardoantico, medioevale o dell’epoca moderna, opportunamente scelto su criteri stilistici, contenutistici e grammaticali dalla Commissione per venire incontro alla preparazione scolastica degli studenti dei licei italiani. Ci sono tipologie di esercizi e di attività linguistiche simili a quelle della prova di livello base (A1/A2).
Andrà in soffitta la vecchia e veneranda versione su cui molti liceali hanno sudato sette camicie? Assolutamente no… o almeno speriamo. Anzi speriamo che io me la cavo…. in latino. Come direbbe uno studente a questo punto dell’anno scolastico.