Caro direttore,
nell’articolo apparso ieri sul Corriere della Sera, Sabino Cassese ha descritto chiaramente lo stato della pubblica amministrazione in Italia.

In pratica la gestione delle faccende quotidiane della vita pubblica e sociale, che dovrebbe essere di competenza del governo e dei ministeri, è affidata ad un fai da te generalizzato, titubante o avventuroso ma comunque caotico e agitato dai proclami verbali del parlamento definiti leggi. Queste leggi sono in realtà concetti e specificazioni di ogni genere non supportate da un’azione di governo agile ed efficace, che costantemente generano contenzioso mediatico e giudiziario e/o paralisi.



Questo stato di cose è tale ovunque; in particolare, nella scuola produce i presidi e gli insegnanti arrancanti e galleggianti che, colmo dei colmi, sono strumentalizzati e gestiti (col loro disperato consenso) da associazionismi che chiedono maggiore “indipendenza” dal governo. Da quel governo che non esiste!



In realtà servirebbe una gestione quotidiana della scuola con una presenza costante ed autorevole della spinta governativa e ministeriale, capace di orientare i presidi e gli insegnanti ed allo stesso tempo definire con chiarezza l’obbligatorio ed il discrezionale.

Vale anche per i programmi delle singole discipline. Uno strumento semplice per questo controllo dinamico potrebbe essere un osservatorio permanente sui libri di testo più adottati nelle scuole e relativa focalizzazione. 

Anche la valutazione dei risultati formativi di ogni istituto e dei criteri di valutazione usati nei confronti degli alunni (voti, ripetenze, debiti, lodi) dovrebbe essere soggetta alle stesse procedure. Ovviamente ciò produrrebbe un dibattito permanente ma benefico, basato non sullo scontro di congetture e di partigianerie mediatico-politiche ma sulla verifica dei risultati concreti dell’azione di governo della scuola e degli spazi di libertà e creatività dei singoli istituti e dei singoli docenti.



La mancanza di questa presenza costante della spinta ministeriale (contro cui si uniscono in una costante e angosciante “lotta al fantasma” i vari associazionismi scolastici) paralizza ogni spirito di iniziativa anche locale. A questo siamo arrivati dopo le illusioni pluridecennali che hanno animato la lotta all’autoritarismo.

Ebbene sì, forse era necessario bere questo calice. Ma adesso possiamo fare un bilancio e trarre tutte le sicure deduzioni. Se l’onestà, innanzitutto intellettuale, ci ispira ancora.