Siamo alle battute finali dell’anno scolastico, segnato da numerosi adempimenti e occasioni di riflessione per i professionisti della scuola: il rapporto di autovalutazione, la predisposizione del piano triennale dell’offerta formativa, il piano di miglioramento, l’attivazione dell’animatore digitale per il piano nazionale scuola digitale, la stesura di progetti Pon per le reti Lan/Wlan e per gli ambienti digitali, la stesura o l’aggiornamento del programma triennale per la trasparenza e l’integrità e le fasi di lavoro del rinnovato comitato di valutazione, chiamato a stendere i criteri per la valorizzazione del merito dei docenti.
Anche quest’ultimo aspetto è lasciato alle singole realtà scolastiche: ogni dirigente scolastico, con il comitato di valutazione (i cui componenti — docenti, genitori, studenti, membro esterno — sono nominati dagli organi collegiali e dall’amministrazione periferica Usr), è impegnato nella stesura di “criteri” alla luce dei quali individuare i docenti da valorizzare con un bonus economico.
Ma siamo alla fine dell’anno scolastico! E’ evidente la criticità legata alla tempistica: si sono dovute attendere le nomine dei membri esterni per dar vita ai singoli comitati di valutazione, che hanno cominciato ad operare nelle scuole solo nel secondo quadrimestre se non addirittura nell’ultimo bimestre, quando le attività e i progetti, i percorsi di formazione e aggiornamento, le commissioni di lavoro e le attività di ricerca erano già stati programmati e in buona parte espletati.
Prendendo spunto dal “Progetto Valorizza”, introdotto sperimentalmente nel mondo della scuola nel 2011 per individuare e premiare gli insegnanti che si distinguono per un generale e comprovato apprezzamento professionale all’interno di ciascuna scuola, e sulla scorta del “bilancio delle competenze”, che i docenti neoassunti hanno compilato per il loro anno di formazione, un gruppo di dirigenti scolastici si è cimentato a tracciare un itinerario per raccogliere le evidenze delle eccellenze professionali dei docenti, evidenziando quale sia il profilo delle competenze richiesto al docente nella scuola di oggi alla luce della legge 107/2015.
1. Le aree che qualificano la professione docente, come indicate dall’art. 1 c. 129 della legge 107, riguardano:
A) la qualità dell’insegnamento e il contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica, nonché del successo formativo e scolastico degli alunni;
B) i risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica, nonché della collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche;
C) responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale.
Si tratta di individuare, all’interno delle tre aree indicate, quali siano le competenze richieste al docente, stando attenti a non confondere le prestazioni standard, definite per contratto, con le eccellenze, che si manifestano nei compiti complessi della realtà scolastica con un impegno superiore alla diligenza normalmente richiesta a chi svolge la professione docente. A tal fine, si ritiene utile proporre uno strumento, nel quale il docente possa riconoscere il profilo delle competenze professionali che la scuola da lui si attende, in una sorta di “linee guida” per l’accompagnamento dello sviluppo professionale.
Ad esempio:
All’interno dell’area a) “qualità dell’insegnamento”, descrittori di competenza potrebbero essere:
“il docente conosce ed applica tecniche diversificate di insegnamento”;
“il docente conosce ed applica strategie diversificate di gestione della classe”;
“il docente conosce le modalità di apprendimento degli alunni e i fattori che influenzano l’apprendimento”…
2. Individuate le competenze che definiscono il profilo del docente, le stesse sono sottoposte al vaglio di indicatori.
Sempre rimanendo all’interno degli esempi indicati, la competenza: “il docente conosce le modalità di apprendimento degli alunni e i fattori che influenzano l’apprendimento” può essere rilevata attraverso la presenza dei seguenti indicatori:
“il docente utilizza differenti strategie motivazionali”;
“il docente applica le misure dispensative e gli strumenti compensativi nei confronti di alunni con bisogni educativi speciali”;
“il docente tiene conto dei diversi stili d’apprendimento degli alunni nel predisporre i materiali per l’insegnamento”;
“il docente promuove pratiche autovalutative negli alunni”…
A questo punto, il docente è invitato a compilare lo schema, contenente i criteri per la valorizzazione, indicando con quale ricorsività, con quale frequenza attui i comportamenti lì indicati. Si può pensare a una sequenza di 7 livelli, che corrisponde a: mai; molto raramente; raramente; qualche volta; frequentemente; spesso; sempre; — oppure ad una semplice tabella con: sì, no, a volte, non applicabile.
3. Laddove il docente registri positivamente il proprio operato, è chiamato a darne le evidenze documentali, che possono essere presenti nei documenti della scuola (ad es. la progettazione didattica-disciplinare, il registro personale, la relazione di un’attività svolta, …) oppure “narrate” dal docente stesso, anche sostenute con video, foto e materiali diversi, e allegate alla propria autovalutazione.
L’itinerario qui proposto permetterebbe, da un lato, al docente di “specchiarsi” nel profilo professionale richiesto dalla scuola d’appartenenza e quindi di cercare/trovare le modalità per corrispondervi; dall’altro, permetterebbe al dirigente di avere a disposizione evidenze documentate (o, per contro, non trovare riscontri) per poter con cognizione assegnare il bonus ai docenti meritevoli.
Poiché tutte e tre le aree indicate dalla legge 107 (qualità insegnamento, innovazione e ricerca, organizzazione) rappresentano la completezza della figura docente, è opportuno, anche in queste prime battute di assegnazione del bonus, valorizzarle tutte e tre, magari attribuendo un peso diverso alle stesse: in questo, va prestata attenzione ai docenti (es. collaboratori vicari con distacco totale) che non hanno la funzione “qualità dell’insegnamento”, perché non presenti in aula.
Resta aperto, ma è di difficile attuazione quest’anno, vista la tempistica stretta all’interno della quale si è dovuto operare, il problema della reputazione esterna del docente da valorizzare: se infatti, lo schema proposto viene compilato dal docente, in una sorta di autovalutazione, e passato al vaglio dal dirigente scolastico, che apporterà gli opportuni correttivi, si tratta ancora di trovare la modalità per capire chi sono, in una scuola, gli insegnanti la cui buona reputazione professionale sia da tutti condivisa: si tratta cioè di raccogliere informazioni anche dai colleghi, dall’utenza (genitori e alunni) e dal territorio in generale.
Per questo ulteriore passo nella direzione della trasparenza e dell’equità, i comitati di valutazione saranno impegnati sicuramente i prossimi anni.